Cosa succede a chi mangia carne lavorata? Ecco l’incredibile risposta

Cosa succede a chi mangia carne lavorata? Chi mangia carne lavorata va incontro alla demenza la malattia di Alzheimer e di quella di Pick. Si rischia di perdere anche funzioni cognitive come la memoria, il linguaggio, l’orientamento. La demenza rende i pazienti non autonomi. E ciò soprattutto nelle piccole attività quotidiane. Ecco perché è importantissima la prevenzione. Secondo una ricerca condotta dall’Università di Leeds ci sono dei cibi da evitare per ridurre il rischio di demenza senile. Il consumo di carni lavorate come, ad esempio, il bacon, sembra aumentare il rischio di declino mentale. Lo studio è stato condotto nel Regno Unito su circa 50mila persone.

Un consumo medio di 25 grammi al giorno di questo tipo di carni, che corrisponde all’incirca a 2 fette di pancetta, aumenta il rischio demenza di circa il 44%. A fare più male sarebbe la carne lavorata. I prodotti lavorati della carne, infatti, sarebbero i più nocivi per la salute in generale, non solo mentale: sono compresi nello studio anche le salsicce, le carni in scatola e gli insaccati. La professoressa Janet Cade ha spiegato che questo studio è un primo approccio per capire se la dieta può in qualche modo pesare sul rischio di demenza senile, esplorando i possibili fattori di rischio.

Quali sono le carni lavorate? Le carni lavorate nascono per rispondere all’esigenza di mantenere più a lungo la carne evitando così il precoce deterioramento da parte dei microrganismi. Se le carni lavorate derivano da un pezzo anatomico unico dell’animale, sono classificate come salumi e possono essere crudi (prosciutto crudo, pancetta), cotti (prosciutto cotto), affumicati (bacon, speck) o meno. Gli insaccati si differenziano per lo stato della materia prima di partenza. Derivano dalla macinazione di determinati tagli di carne, alcuni esempi sono: salsicce, salami, mortadella, wurstel.

Quanta carne lavorate bisogna mangiare?

Alcuni studi hanno dimostrato che le persone che consumano maggiore quantità di carni lavorate hanno un aumentato rischio di tumore del colon e malattie cardiovascolari. Non sono del tutto noti i meccanismi alla base di tale relazione, si ipotizza che i responsabili siano i grassi saturi, il sale e i conservanti. Per l’alto rischio che si corre mangiando carni lavorate, la raccomandazione è di limitarne il più possibile il consumo. Per chi non riesce a farne a meno, la porzione da non superare è di 50 grammi la settimana.

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