RELAZIONE AMICALE E SOCIAL NETWOK

Nel precedente articolo ci si è occupati dei mass media e del rapporto con la psiche, sono emersi i pro e i contro delle possibili influenze ed è stato chiarito il ruolo che a questi compete nella società odierna. Oggi desidero parlarvi dei social network ed in particolare del ruolo di questi nelle relazioni interpersonali. Lo sviluppo dei social ha in questi ultimi anni investito milioni di persone di tutto il mondo ed appartenenti a diverse generazioni. L’interesse per la rete dei social, ed in particolare non tanto il numero degli iscritti quanto la frequenza d’uso, ha spinto la comunità scientifica a porsi delle domande sull’interazione fra le persone, la qualità delle relazioni e i possibili risvolti sul benessere dell’individuo.
In altre parole, ci si chiede se l’interazione virtuale fra gli individui può avere delle conseguenze sull’autostima, le insicurezza e l’autoefficacia percepita? Inoltre, la quantità degli “amici virtuali” corrisponde al numero di “amici reali”? Infine, vi sono conseguenze fra l’uso dei social e la qualità delle relazioni nella vita reale?
Le numerose ricerche effettuate in Italia e nel mondo hanno già dato risposte a tali quesiti ed in generale si concorda nel ritenere che i social network costituiscono un’estensione dell’identità individuale intesa come la possibilità di parlare di se presentando parti ed elementi anche difficili da far vedere nelle relazioni reali. Attraverso questi mezzi è possibile mantenere legami già esistenti, arricchendo le relazioni, condividendo eventi di vita ed in genere i social si configurano quali utili strumenti per migliorare la qualità di relazioni pre-esistenti. Gli effetti cambiano quando “si accetta l’amicizia” di uno sconosciuto o di una persona che conosciamo poco, il che corrisponde a “far entrare un perfetto anonimo individuo a casa nostra … e può essere chiunque: un pedofilo, un disturbato, un maniaco, un perverso o di contro una persona sana, curiosa, interessata, intelligente.
Gli studi hanno dimostrato che i timidi e gli insicuri trascorrono più tempo sui social e lo usano come unico mezzo per creare relazioni amicali o sentimentali. Dunque il social network non rappresenta di per sé un problema ma l’uso che di esso si fa; c’è differenza tra chi usa questi mezzi come un supporto non indispensabile per costruire o mantenere relazioni amicali o sentimentali e chi usa i social come unico strumento per entrare in contatto con il mondo confondendo la vita reale con la realtà virtuale perdendosi dentro essa e maturando delle attese spesso insoddisfatte.
Tutto questo sia amplifica se ad usare i social sono i minorenni, non ancora maturi da prendere le giuste distanze da tali potenti mezzi e soprattutto quando i minori non sono controllati e supervisionati dall’adulto che ne risponde per tutela.
Mi piace concludere questo articolo comunicandovi che è certamente poco utile stigmatizzare il social network come il “creatore di problemi”, bensì è necessario interrogarsi sull’uso che di esso si fa ed in particolare sulle capacità che si possiedono di gestione e controllo dello stesso.

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