Carissimi,
la memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore quest’anno assume un significato diverso per la decisione di Papa Francesco di dedicare alla figura dello sposo della Vergine Maria un tempo particolare di maggiore preghiera e riflessione in ricordo del 150° anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa Universale.
Inoltre, proprio in questi giorni cominciamo a intravedere timidi bagliori di ripresa all’orizzonte di questo tempo di pandemia che lascia evidenti segni nella vita di tutti noi. Tuttavia, nonostante le prime indicazioni sulle riaperture, non possiamo abbassare la guardia, ma, con senso di responsabilità, dobbiamo continuare ad aver cura della nostra salute e di quella degli altri adottando sempre tutte le precauzioni possibili per contenere il dilagare del contagio.
In questo lungo tempo che ancora stiamo vivendo, tutti abbiamo constatato la fragilità della nostra vita e quanto la malattia può sfuggire al nostro controllo. Il nostro corpo ci è apparso malato e, privo di cure efficaci, è stato inevitabilmente votato alla morte per lo più nella solitudine, distante dagli affetti e con il solo conforto dei medici e degli operatori sanitari che sono stati un faro luminoso di umanità in questo tempo di pandemia.
Anche la nostra Diocesi piange le sue vittime e in tante occasioni le nostre Comunità sono state costrette a chiusure forzate e all’isolamento pur di evitare tragedie ancora più grandi. Percepiamo ora, oltre alla paura e allo smarrimento, i segni della stanchezza nelle nostre case, tra i nostri giovani, nel mondo della scuola e nei luoghi di lavoro che in molti casi hanno dovuto sospendere e riprendere con non pochi disagi per proprietari e dipendenti. Tante attività non hanno ancora riaperto le loro porte, altre le hanno chiuse definitivamente incrementando le percentuali della disoccupazione.
Siamo di fronte a un tempo difficile da interpretare, ma che vogliamo vivere con la speranza cristiana di chi con il sostegno della grazia e il proprio impegno, la propria responsabilità e la solidarietà fraterna si apre a prospettive nuove di vita e di lavoro.
“Al popolo stava a cuore il lavoro” (Ne 3, 38) è il tema del Messaggio per il 1° Maggio della C.E.I., nel quale siamo invitati a mettere il nostro impegno per una “conversione e riconversione del mondo del lavoro” dopo che la pandemia ha messo a nudo tutti i limiti del nostro sistema socio economico.
In questo mio messaggio voglio soffermarmi su un aspetto più locale all’interno di questa dinamica conversione – riconversione che tenga conto delle nuove strade aperte per il nostro territorio dalla pandemia.
1. Tanti giovani sono tornati da altre regioni e da altri stati perché le aziende e principalmente il mondo della scuola e dell’università hanno riconvertito le loro dinamiche in lavoro in Smart working e in D.A.D. Ciò comporta una possibilità di ripopolamento della fascia giovanile soprattutto nelle nostre aree interne e, cosa ancora più importante, la creazione di presidi distaccati da parte di grosse aziende, in alcuni casi multinazionali e centri di ricerca per cui questi stessi giovani continuano a lavorare. La politica deve farsi carico di questa opportunità e creare tutte le occasioni perché il lavoro a distanza sia agevolato e regolamentato. È necessario, pertanto, portare a regime la digitalizzazione della rete di connessione su tutto il nostro territorio, potenziare i servizi che permettano le interazioni tra il pubblico e il privato soprattutto nel campo della formazione e del ricambio del personale.
2. Dobbiamo riconoscere il valore delle aree interne e renderle effettivamente volano di crescita economica culturale e sociale dell’intera Isola che, come ho già detto in altre occasioni, deve puntare sull’innovazione tecnologica, unita all’immenso patrimonio naturalistico e artistico dei nostri centri. Servono maggiori investimenti per le infrastrutture soprattutto viarie, per il restauro dei beni artistici, delle aree archeologiche, per la nascita e valorizzazione di sentieri naturalistici, snellendo gli iter burocratici e favorendo la formazione di competenze che dovranno successivamente occuparsi della loro fruizione. Gli Enti preposti non possono limitare la loro funzione al semplice rilascio di permessi o dinieghi, ma devono introdurre tutte le risorse necessarie per ridare bellezza al nostro territorio e creare occasioni stabili di lavoro.
3. Il turismo è fonte di lavoro per gran parte dei nostri giovani e delle nostre famiglie. Dobbiamo riconvertire l’idea che le forme lavorative legate a questo settore siano da considerarsi, perlopiù, stagionali. Tale mentalità favorisce il lavoro nero e apre alla precarietà a cui far fronte con i sussidi di disoccupazione. Il tema della prossima Settimana Sociale che si terrà a Taranto nel prossimo autunno ci ricorda che “#tuttoèconnesso”, pertanto, un investimento continuo sul turismo crea lavoro continuo nei campi della ristorazione, della ricezione, della cultura e dei servizi paralleli che si possono offrire ai visitatori durante tutto l’anno.
Permettetemi di rivolgere un pensiero particolare a tutte quelle categorie che sono state maggiormente colpite dalla pandemia e a cui esprimo la mia vicinanza e il mio sostegno in questo tempo così difficile. I ristori esigui, in alcuni casi mai arrivati, non hanno permesso la sopravvivenza di tante attività che hanno chiuso o hanno prodotto licenziamenti che lasciano in seria difficoltà le nostre famiglie.
Papa Francesco ci ricorda che «Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi»1. Ringrazio tutti coloro che in questo tempo non hanno fatto mancare la loro solidarietà per far fronte alle situazioni più urgenti e difficili e voglio concludere con lo stesso invito contenuto nel Messaggio della C.E.I.:
Abitiamo i nostri territori diocesani con le loro potenzialità di innovazione ma anche nelle ferite che emergono e che si rendono visibili sui volti di molte famiglie e persone. Sappiamo che ogni novità va abitata con una capacità generativa e creativa frutto dello Spirito di Dio. Nulla ci distolga dall’attenzione verso i lavoratori. […] Condividiamo le preoccupazioni, ma ci facciamo carico di sostenere nuove forme di imprenditorialità e di cura.
San Giuseppe lavoratore, sostenga la nostra fatica e i nostri passi incerti, colmi le tavole delle nostre case di lavoro, di fiducia e di speranza nella divina Provvidenza.
Cefalù 1 maggio 2021
Memoria di San Giuseppe lavoratore
✠ Giuseppe Marciante,
Vescovo di Cefalù e delegato della CESi per i Problemi sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato