La chiesa di Sant’Orsola nelle “Rocchecelle” di Termini Imerese

La chiesa di Sant’Orsola di Termini Imerese, arroccata su un dislivello roccioso, nel quartiere un tempo denominato “delli balati” dall’arabo balat (pietra levigata, lastra), esisteva già nella seconda metà del XV sec.

La data di fondazione dell’edificio di culto non è sin’ora documentata. La più antica testimonianza è data da un atto notarile del 1498, nel quale il luogo di culto è citato tra quelli esistenti nella cittadina e negli immediati dintorni.

Il rogito predetto redatto dal notaio di Termini Imerese, Antonio De Michele, pur non essendo oggi più reperibile, è attestato dal sac. Giuseppe Arrigo nel suo saggio: “Della chiesa, della Comunia e della Collegiata di Termini Imerese”, pubblicato nel 1911 a Palermo sulla rivista Sicilia Sacra, diretta dal sac. Luigi Boglino (1850 – 1917).

L’aspetto attuale della costruzione non riproduce più l’originaria struttura architettonica per le modificazioni avvenute nel corso dei secoli e conclusesi definitivamente verso la metà del XVIII sec.

L’edificio sacro, con gli arredi artistici al suo interno, rappresenta indubbiamente una delle innumerevoli e preziose testimonianze a Termini Imerese del tardo Barocco siciliano.

L’antica Chiesa di Sant’Orsola fu edificata su salda roccia, nel quartiere denominato nella seconda metà del XV sec. a ragione, con il toponimo “Rucchiceddi” (Rocchecelle) cioè piccole rocche in cui gran parte delle abitazioni del rione, compresa anche la Chiesa dell’Annunziata vi ricadono.

Percorrendo il quartiere Rocchecelle, popolarmente soprannominato “i rocchi” ovvero (le rocche), si osserva qua e là la presenza di affioramenti più o meno grandi dell’onnipresente roccia sulla quale sono costruite la maggior parte degli edifici, tanto che all’interno di molte abitazioni si vede ancor oggi far capolino qualche spuntone roccioso.

E’ da rimarcare che nel settore a valle tra Sant’Orsola e l’Annunziata, ancora nel XVI sec., si estendevano ampi spazi verdi chiamati Xilbe, veri e propri giardini o orti in area urbana.

La Chiesa di Sant’Orsola, ingloba una delle torri di difesa poste nelle mura che si snodavano lungo il perimetro della città in età Repubblicana e nel Medioevo anche se la sua struttura è ancora riconoscibile.

La torre, detta dei Saccàri (1) prende il nome dall’arabo Sakhra “rocca” e svolse la sua funzione difensiva fino al 1338 anno in cui la città di Termini Imerese fu distrutta dall’esercito angioino, mentre alla fine del Trecento con la ricostruzione della cinta muraria ampliata in direzione del mare, perse del tutto questa prerogativa.

La struttura chiesastica oltre ad inglobare la menzionata torre civica di difesa, ritenuta per tradizione di epoca ellenistica romana anche se attualmente le strutture visibili sono riferibili al tardo Medioevo, ha la peculiarità di essere un edificio costituito da due chiese sovrapposte.

La chiesetta inferiore edificata sulla roccia è documentata sin dal XV sec., di dimensioni più modeste si presenta ad aula unica e vi si accedeva anticamente dal quartiere Rocchecelle.

L’altra, quella superiore, innalzata agli inizi del XVI sec. ampliata nel Seicento e affrescata nel Settecento, si presenta a pianta rettangolare coperta da una volta a botte e con cappelle laterali intercomunicanti, tre per ogni navatella. La chiesa superiore è collegata con l’inferiore per mezzo di una scala alla quale si accede attraverso un portello.

Il prospetto di Sant’Orsola, sito nell’omonima via, in stile puramente neoclassico e conci in calcarenite, risulta mutilo nella parte superiore. La struttura architettonica religiosa fu la sede della Compagnia di Sant’Orsola o dell’Orazione della morte, denominata anche dei Neri o dei Negri, per il colore dell’abitino che indossavano gli appartenenti.

La Compagnia fondata a Termini il giorno 6 febbraio 1569, fu come per le altre, diffuse nel resto dell’Italia, iscritte alla sede di Roma il cui anno di fondazione risaliva al 1538.

Il compito di questa benemerita Congregazione fu, oltre alle raccolte delle elemosine per le funzioni religiose in suffragio dei confrati defunti e la tumulazione degli stessi nella suddetta chiesa, anche quello del sostentamento per le vedove e gli orfani in caso di premorte degli appartenenti alla Confraternita.

Per volontà della stessa, nel 1796, si decise inoltre che i corpi mummificati, dei confrati defunti, attraverso un complesso processo di conservazione atti a preservarli nel tempo, fossero collocati nella chiesa inferiore che avrebbe assunto in questo modo il carattere di catacomba; l’ambiente adibito a sepoltura, trovasi nella zona sottostante l’abside.

Tra le altre inumazioni, degna di nota è la sepoltura gentilizia del sacerdote Vincenzo Gaetano Impallaria, rettore della suddetta chiesa, commissario ordinario del Tribunale del Santo Uffizio, vicario foraneo, protonotaro apostolico e governatore della Cappella del SS. Sacramento della Maggior Chiesa di Termini Imerese.  Il religioso, chiamato popolarmente anche “santu Baddària o Baddàru”, fu per il popolo termitano considerato a gran voce morto in odore di santità, essendo stato probo e caritatevole nei confronti dei bisognosi.

Nel 1660 la Compagnia dei Neri per l’intervento del sac. Ignazio Barracato e la concessione del frate agostiniano senese, Ambrogio Landucci, ottenne la traslazione a Termini Imerese delle reliquie di Sant’Orsola, i cui resti giacevano custoditi nel cimitero Saturnino di Roma.

L’edificio sacro, racchiude nel suo interno preziose testimonianze d’arte: stucchi, dorature, affreschi, dipinti policromi, reliquiari, iscrizioni funerarie e acquasantiere. Gli affreschi del coro e della navata centrale unitamente alle tele che arricchiscono l’edificio sacro, sono le raffigurazioni di maggiore pregio. I valenti artisti che resero alla chiesa di Sant’Orsola la loro opera espressiva furono: il palermitano Rosario Vesco (Palermo 1714, Termini Imerese 1767) noto per aver affrescato la volta e parte dell’abside con scene pittoriche. Don Alessio Geraci, pittore e decoratore, allievo di Vito D’Anna da cui imparò i segreti dell’affresco.

Per la valorizzazione, la salvaguardia e la fruizione della Chiesa di Sant’Orsola in Termini Imerese, si svolgerà giovedì 17 giugno 2021 alle ore 18.00 una speciale conferenza. Diretta streaming sulla pagina Facebook Cefalùnews.org.

 

Introduce e modera:

Prof. Mario Macaluso (Giornalista, Direttore di Cefalunews)

 

Interventi:

Prof. Umberto Balistreri (Presidente ISSPE)

La Compagnia dei Neri e la Chiesa di Sant’Orsola di Termini Imerese

Don Enrico Campino (Parroco, Santuario Madonna della Consolazione)

La Chiesa di Sant’Orsola oggi

Prof.ssa Rosa Lo Bianco (Presidente dell’Archeoclub d’Italia “Himera”, sede di Termini Imerese)

Le chiese nel territorio termitano da valorizzare

Christian Pancaro (Storico)

Le Compagnie dei Bianchi e dei Neri in Sicilia e a Termini Imerese

 

(1) «Circa questo medesimo tempo, ci dice il Solito, fu fabbricato il tempio dedicato alla gloriosa S. Ursula, hoggi abbellito alla moderna, a cui vi è aggiunta la devotione delle Sante anime del Purgatorio, a lato della torre di guardia, che si chiamava anticamente delli Saccari: sopra il porto antico».

Vi si notano:

Un San Benedetto Abbate che risuscita un monaco dello stesso ordine. Opera di Mattia Preti detto il Cavalier Calabrese.

Due altre tele dipinte da Tommaso Pollaci, del 1782 (da Rocco Cusimano, Brevi cenni di storia termitana)

 

Bibliografia e sitografia

Rocco Cusimano, Brevi cenni di storia termitana, Palermo 1926

Vincenzo Solito, Termini Imerese posta in theatro, Bologna, Forni, 1974

Antonio ContinoSalvatore Mantia La chiesa di S.Orsola e le Rocchecelle in Termini Imerese, GASM, 2001

Giuseppe Longo 2010 Sant’Orsola in Termini, 31 ottobre, Palermo

Giuseppe Longo 2011 La Compagnia dei Neri nella chiesa di Sant’Orsola, Madonielive, 17 giugno

 

Foto a Corredo dell’articolo: Prospetto della chiesa di Sant’Orsola Vergine e Martire (Termini Imerese, sec. XVIII). Ph. Francesco La Mantia

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longo redazione

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