Le operazioni militari della Regia Guardia di Finanza nelle colonie d’oltremare

Le operazioni militari della Regia Guardia di Finanza nelle colonie d’oltremare. Dopo la costituzione del Regno d’Italia, si rese necessario intervenire nella gestione del servizio di vigilanza doganale per renderlo, organicamente e legislativamente, uniforme in tutto il territorio nazionale.

Con la legge 13 maggio 1862, n. 616 venne costituito, pertanto, il corpo delle Guardie Doganali quale forza pubblica posta alle dipendenze del Ministero delle Finanze, tramite la Direzione Generale delle Regie Dogane e delle Privative. Le nuove norme, oltre ad introdurre principi prettamente finanziari, introdussero la possibilità per le Guardie Doganali di concorrere, in tempo di guerra, alle operazioni militari.

Tramite la legge di riordino dell’8 aprile 1881, n. 149, il “Corpo delle Guardie Doganali”, assunse la nuova denominazione di Corpo della Regia Guardia di Finanza, e venne inserito tra le forze armate dello Stato passando alle dipendenze della neo istituita Intendenza di Finanza.

Segno inequivocabile di questa “militarizzazione” fu la concessione delle stellette a cinque punte nel 1907 e, quattro anni dopo, l’assegnazione della bandiera di guerra, identica a quella prevista per i reggimenti di fanteria. Il conferimento di altre ulteriori prerogative contribuirono a completare il carattere militare assunto da quel momento in poi dal Corpo.

La Regia Guardia di Finanza, come detto ormai integrata nelle strutture militari, ebbe il suo battesimo del fuoco nella guerra italo-turca (29 settembre 1911 – 18 ottobre 1912).

Durante la Prima Guerra Mondiale (24 maggio 1915 – 4 novembre 1918), i finanzieri contribuirono in misura numericamente significativa schierando in campo diciotto battaglioni mobilitati e quattro compagnie autonome nonché distinguendosi per l’alto valore dimostrato in numerosi fatti d’arme.

A.O. Capi Tribù indigeni. Collezione Michele Nigro

Nella seconda guerra italo – abissina (3 ottobre 1935 – 5 maggio 1936), oltre ai reparti di tutte le armi: Esercito, Aviazione, Marina, Carabinieri Reali, Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) con le unità di Camicie Nere (CC.NN.), Truppe Indigene, fu presente anche la Regia Guardia di Finanza con un battaglione speciale al comando del tenente colonnello Enrico Palandri (1896 – 1969).

A tal proposito, abbiamo chiesto al Ricercatore Storico Militare Michele Nigro (1) di approfondire il tema, poco noto, delle operazioni militari della Regia Guardia di Finanza nelle colonie d’oltremare.

«Le operazioni militari del Corpo delle Guardie di Finanza in Africa iniziarono nel 1887 con l’invio a Massaua, porto principale dell’Eritrea, di un nucleo di guardie, al comando del capitano Stefano Paci, per affiancare l’opera già svolta in quel posto dall’ispettore del Corpo Meloni, dirigente della  dogana. Nel 1902 in Africa Orientale la Finanza s’insediò con un minuscolo distaccamento costituito da Ascari alle dipendenze di sottufficiali del Corpo.

La riforma organica della struttura ordinativa attuata nel 1906, il conferimento delle stellette l’anno successivo e la concessione della bandiera di guerra nel 1911, consentirono al Corpo di entrare a pieno titolo nelle forze armate dello Stato.

In tale veste esso partecipò alla spedizione militare in Libia disposta dall’Italia quale inizio dell’occupazione di quel territorio.

Il 2 novembre 1911, un nucleo di finanzieri condotto dal capitano Attilio Pesavento, s’imbarcò a Napoli con un contingente di militari al comando del generale Carlo Caneva per raggiungere Tripoli. Qui le Fiamme Gialle occuparono i locali in uso alla dogana turca per organizzare i servizi doganali e svolgere i compiti propri della polizia militare.

Le Guardie controllavano l’interno della zona portuale; affollata da navi, ricca di traffici di merci e rifornimenti di ogni genere destinati alle nostre truppe ivi attestate in attesa di ordini.

A.O. Militari della Regia Guardia di Finanza in un’operazione di controllo merci nell’area portuale. Collezione Michele Nigro

Il lavoro dei finanzieri era abbastanza gravoso dovendo gestire il movimento interno di persone e mercanzie, contrastare lo sviluppo di attività illecite, il contrabbando, il traffico di valuta e i furti dei materiali depositati negli spazi portuali.

Per fronteggiare tale situazione si provvide a rafforzare gli organici, ad attivare l’attività info-investigativa e a istituire un dispositivo di vigilanza costiera per limitare il contrabbando con la Tunisia e il traffico di armi dirette ai ribelli arabi. Con lo sviluppo dell’occupazione militare, furono istituiti alcuni distaccamenti di finanzieri in Tripolitania, a Homs e in Cirenaica,a Bengasi e Derna.

Tripoli, Visita delle autorità alle strutture porto. Da notare gli Ascari di Finanza. Collezione Michele Nigro

La sopravvivenza dei reparti dislocati all’interno dei territori occupati era molto difficile poiché, a causa dell’isolamento e della scarsa consistenza numerica (30/40 uomini), i reparti erano soggetti agli attacchi dei guerriglieri che infliggevano continue e dolorose perdite. Ai finanzieri non era affidato solo l’incarico di presidiare le località assegnate, ma di svolgere anche il gravoso compito di esigere dazi doganali e vigilare sulla produzione di alcool ricavato dall’olio di palma.

In merito alla futura evoluzione del conflitto, rimaneva ferma nelle intenzioni del comando generale del Corpo di impiegare nelle campagne di guerra proprie unità autonome affiancate a quelle dell’esercito.

L’occasione si presentò agli inizi di gennaio del 1912 con l’invio a Tripoli di una compagnia, composta da circa duecento uomini agli ordini del capitano Antonio Papaleo, che venne aggregata alla II brigata mista comandata dal colonnello Fara con l’incarico di presidiare la cinta difensiva cittadina. Oltre ad assolvere tale incarico, il reparto prese parte all’occupazione dell’Oasi di Gargaresh che presidiò fino all’estate, passando nel frattempo alle dipendenze del 6° reggimento di fanteria.

Tripoli, S.A. Il Principe Umberto presiede a una sfilata di truppe. Collezione Michele Nigro

L’azione più importante in questo periodo fu condotta dal capitano Gaspare Carruba e dai suoi uomini, aggregati alla 5ª divisione del generale Garioni. L’unità sbarcò nei pressi del confine libico-tunisino (penisola di Ras Màkbez) per costituirvi una base operativa volta a contrastare il contrabbando di guerra effettuato per mezzo d’imbarcazioni o sfruttando l’uso delle vie carovaniere.

Il promontorio era dominato dal fortino turco di Bu Chemez e la zona costiera prospiciente era caratterizzata da bassi fondali che consentivano l’attracco esclusivamente con l’utilizzo d’imbarcazioni a fondo piatto. Il convoglio partì da Augusta il 7 aprile con la scorta di alcune navi da battaglia. I primi a toccare terra l’11 mattina furono i finanzieri del plotone comandato dal citato ufficiale che, scesi a terra, unitamente ad ascari eritrei, conquistarono il fortino nel frattempo abbandonato dai Turchi.

A.O. Ascari. Collezione Michele Nigro

Le Guardie, a più riprese, si occuparono inoltre del traghettamento a terra dei genieri e dell’intero battaglione di ascari imbarcato. L’attacco improvviso degli arabi non fermò l’opera dei finanzieri che continuarono per tre giorni a fare la spola tra le navi e la terraferma, assicurando l’approvvigionamento di viveri e lo sgombero dei militari feriti. Cessata la battaglia, la divisione proseguì verso il villaggio di Sidi Said, da dove si presumeva provenissero i guerriglieri, che fu attaccato e conquistato il 28 giugno. La colonna proseguì poi verso Zuara che fu raggiunta e occupata il 5 agosto. In tale frangente, gli uomini appartenenti al plotone del tenente Carruba furono destinati alla costituzione e presidio di distaccamenti costieri.

Sempre a giugno, un plotone di finanzieri di mare partecipò alla presa di Misurata. La compagnia del capitano Papaleo, che nel frattempo aveva lasciato la posizione di Gargaresh, concorse insieme alla divisione Camerana all’occupazione di Zanzur. Operazione questa resa difficile per l’ostinata resistenza dei guerriglieri che la difendevano. L’avanzata proseguì, concludendosi infine con la conquista delle alture di Sidi Bilal e del presidio di Zava. Dopo il suo rientro a Tripoli la divisione s’imbarco per l’Italia.

La rivolta araba aveva, tuttavia, provocato l’arresto dell’avanzata verso l’interno per cui l’attività dei finanzieri in quelle località fu prevalentemente indirizzata al presidio delle coste e dei valichi di frontiera tra la Tunisia e l’Egitto. Il 30 giugno del 1914, a causa degli eventi che si stavano sviluppando in Patria, fu dichiarata la cessazione dello stato di guerra nella Tripolitania e Cirenaica.

A.O. Truppe indigene. Collezione Michele Nigro

Lo scoppio della I Guerra Mondiale pose momentaneamente fine, al proseguimento delle attività nei territori d’oltremare.

Nel corso del conflitto la Germania tentò, senza successo, di distogliere truppe italiane dal teatro operativo europeo, inducendo i ribelli turchi a insidiare con continui attacchi i presidi coloniali che subirono gravi perdite e furono costretti ad abbandonare importanti posizioni.

Dopo il lungo periodo di stasi dettato dalle vicende belliche e dalla successiva crisi politico-economica, agli inizi degli anni venti, le strutture militari del Corpo presenti nei distaccamenti di Tripoli e Bengasi furono riorganizzate e incrementate con nuove assegnazioni e l’arruolamento di consistenti aliquote di ascari.

Nel periodo in esame la Regia Guardia di Finanza impiegò nei territori d’oltremare venticinque ufficiali e circa mille tra sottufficiali e militari di truppa che, oltre a distinguersi in diverse azioni belliche, costituirono un’importante fattore di regolamentazione della vita sociale nelle località presidiate. I reparti, presenti a livello di compagnia, dipendevano per il servizio dai governatori delle colonie e amministrativamente dalla Legione di Messina.

Tripoli, 1925 cerimonia militare. Collezione Michele Nigro

La partecipazione al conflitto con unità inferiori al battaglione, condizione richiesta per ottenere ricompense alla bandiera, non consentì, comunque, al Corpo di ottenere le meritate concessioni morali.

Tripoli, 1929 Finanzieri in servizio di vigilanza doganale. Collezione Michele Nigro

 

Misurata, Libia, 1929, Sfilata con Ascari. Collezione Michele Nigro

Nell’estate del ’35, in previsione del conflitto con l’Etiopia, fu costituito un battaglione di volontari addestrati presso la Scuola Allievi di Caserta che, al comando del tenente colonnello Enrico Palandri, partì il 19 ottobre per raggiungere l’Eritrea. Inizialmente il compito assegnato ai finanzieri fu quello di controllare le vie di comunicazione tra le unità al fronte e le basi logistiche. A dicembre i militari del Corpo furono aggregati ad altre unità dell’esercito, costituendo la riserva del III corpo d’armata.

Truppe cammellate. Collezione Michele Nigro

I finanzieri ebbero vari scontri durante la tappa di trasferimento verso Addis Abeba (Etiopia) ma alla fine vi entrarono vittoriosi il 5 luglio 1936, al seguito della colonna automontata del maresciallo Badoglio. Gli organici del battaglione trovarono subito impiego nei servizi di ordine pubblico, nella riapertura della dogana e nella sistemazione dei complessi logistici destinati a ospitare i propri reparti.

Tripoli, ristrutturazione caserma Regia Guardia di Finanza. Collezione Michele Nigro

Per gestire autonomamente i reparti coloniali, fu istituito un Comando Regia Guardia di Finanza dell’Africa Orientale Italiana, a livello di Legione, con sei comandi retti da ufficiali superiori costituiti presso i governatorati dell’impero.

A.O. Il Comandante Generale della Guardia di Finanza Gen. C.A. Ugo Pignetti in visita ispettiva ai reparti. Collezione Michele Nigro

Dopo varie e complesse trattative, ostacolate dallo Stato Maggiore dell’Esercito per motivi di prestigio, poco prima dello scoppio della II Guerra Mondiale, fu autorizzata la costituzione dei battaglioni mobili della Guardia di Finanza con compiti di concorso alle operazioni belliche. Nello stesso tempo fu concesso un consistente aumento degli organici per il potenziamento dei servizi di polizia economica. In quel momento gli organici complessivi del Corpo contavano 31.420 unità, di cui 900 ufficiali.

Corrispondenza da Tripoli. Collezione Michele Nigro

Il 10 giugno del 1940, a seguito della dichiarazione di guerra contro Francia e Gran Bretagna, fu diffuso il comunicato che prevedeva per i reparti mobilitati della Finanza il passaggio alle dipendenze dei comandi militari dell’esercito. Lo scoppio delle ostilità in Africa coinvolse per primi i reparti di finanzieri schierati lungo i confini dei possedimenti occupati.

Vittorio Emanuele III passa in rassegna le truppe a Tripoli. Collezione Michele Nigro

 

Tripoli, il conte Volpe passa in rivista le truppe. Collezione Michele Nigro

In Libia gli scontri del nemico si concentrarono ad Amseat, dove i militari del presidio furono tutti catturati, poi al cippo di Ras Agedir. In Etiopia furono, invece, assalite le tenenze di Metemmà e di Moyale. Nel territorio Eritreo i finanzieri dislocati a Tessenei s’impossessarono di alcune posizioni presso il valico di Sabderat e parteciparono all’occupazione di Cassala. Alcuni plotoni della guarnigione etiopica di Harar insieme con un nucleo di finanzieri giunti da Addis Abeba presero parte all’occupazione di territori appartenenti alla Somalia britannica.

Gli scontri in Africa con le truppe franco-inglesi furono lunghi e cruenti. Dopo un’iniziale vittoria su tutti i fronti, seguì un graduale arretramento e la perdita dei più importanti capisaldi, la sconfitta a El Alamein nel 1942 e l’entrata in guerra dell’America (con l’afflusso di nuove truppe e mezzi), determinarono la supremazia degli Alleati e l’inevitabile sconfitta delle forze armate dell’Asse.

I militari dell’esercito italiano sfuggiti alla morte e alla cattura abbandonarono il suolo africano per raggiungere la Sicilia. Tanti convogli, scortati anche dal naviglio della Regia Guardia di Finanza, raggiunsero l’obiettivo mentre altri furono affondati dalle navi nemiche che pattugliavano il Mediterraneo. In tale frangente non mancarono gli atti di valore come quello attuato dai dragamine R.D. “36” e “37” che, di scorta ad alcuni mercantili in rotta verso l’Isola, si frapposero tra questi e due cacciatorpediniere inglesi che avevano aperto il fuoco per affondare i natanti, nel tentativo di consentirne il defilamento. A nulla valse l’atto di valore del Tenente Di Bartolo (comandante dell’R.D. “36”) contro la potenza di fuoco delle navi inglesi che affondarono l’imbarcazione militare e l’intero gruppo di natanti italiani.

Il conflitto si spostò, quindi, sul nostro territorio, partendo dalla Sicilia.

Fino alla determinazione finale dell’ONU sull’assetto politico-territoriale da assegnare alle ex colonie, nuclei di finanzieri continuarono a operarvi svolgendo prevalentemente compiti di polizia economica al fianco degli occupanti. In Somalia, in virtù dell’attribuzione del mandato di amministrazione fiduciaria all’Italia, fu inviato il Corpo italiano di sicurezza in Somalia (CISS). Un nucleo di finanzieri, al comando del capitano Augusto Laurentis, affiancò l’Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia (AFIS) per svolgere i propri servizi d’istituto. L’esiguo numero di militari fu incrementato grazie all’addestramento e arruolamento di elementi indigeni. Alla cessazione del mandato nel luglio del 1960, con qualche contenuta eccezione, i finanzieri abbandonarono il territorio somalo.

Mogadiscio, Somalia, indigene al lavoro. Collezione Michele Nigro

Per concludere ed evidenziare il valore e il sentimento che animava le truppe italiane, voglio riportare le parole del tenente Antonio Verde che, al seguito del 16° reggimento fanteria Lupi della Sila della divisione Savona, seguì i suoi uomini nel corso del conflitto svolto in Libia a partire dal settembre 1939 e, parlando dei suoi ricordi (riportati in un volume autobiografico), così scrive: «…perché colui che avrà la ventura di leggerli sappia in quali difficili condizioni ha combattuto in Libia il Soldato Italiano, che, obbediente alla voce del dovere e della disciplina, fu pronto ad immolarsi per l’onore militare, per la gloria della Bandiera e per la sua dignità di uomo e di italiano».

(1) Michele Nigro, Sottotenente in congedo della Guardia di Finanza, nel corso della carriera ha ricoperto incarichi vari a Trieste ed alla sede di Palermo. Riveste, in atto, la carica di Sindaco nel Consiglio Direttivo della Sezione A.N.F.I. (Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia) di Palermo. Ha pubblicato, sul sito interno della Guardia di Finanza e sulle riviste del Corpo, vari articoli sulla costituzione e sviluppo di alcuni reparti con sede a Palermo e sull’attività della Finanza in Sicilia in diversi periodi storici.

È stato curatore e organizzatore di diverse mostre inerenti la Guardia di Finanza, tra le quali: “Le operazioni di soccorso della Guardia di Finanza nella Valle del Belice, gennaio 1968”; “La caserma Cangialosi, 160 anni con la divisa e 64 in grigio verde”; “La Guardia di Finanza dall’Unità d’Italia alla Repubblica”; “Evoluzione storica della Caserma Cangialosi dai primi del ‘900 ad oggi” ed altre di diverso carattere, quali: “La Sicilia dei Russi”, “L’anima dei Corpi” e “Il filo della memoria, dalla Grande Guerra alla Resistenza”. Tra le pubblicazioni ricordiamo: “Sulle tracce dei russi in Sicilia. Cronache ed itinerari dei viaggiatori russi dal ‘700 al ‘900”, “La Sicilia dei Russi”, “La Resistenza e i Siciliani”.

Ha collaborato, quale consulente storico, con alcuni autori ed ha curato i testi dei volumi “La mia vita, le mie battaglie” e “Un segugio a caccia di Bionde – Storie di contrabbando e contrabbandieri”, di Leonardo Gentile. Dal Consolato Russo per la Sicilia e Calabria, ha ricevuto due diversi riconoscimenti; uno per il contributo fornito al consolidamento dei legami del Sud Italia e la Russia e l’altro per la consulenza storica fornita circa i rapporti e le relazioni intercorse nel tempo tra quel paese e la Sicilia.

Da parte dell’Associazione culturale “Suggestioni Mediterranee” ha ricevuto il premio “Siciliani di Pregio”.

Nel 2019 è stato nominato “Cavaliere al merito della Repubblica Italiana” dall’attuale Presidente della Repubblica.

Bibliografia e sitografia:

Confederazione fascista dei lavoratori dell’agricoltura, L’Etiopia, Roma, S.a. Arte della stampa, 1935

Verde Antonio, In Libia con i miei soldati, Salerno, “Author”, III ed. 1972

Teobaldo Filesi, Profilo storico-politico dell’Africa, Roma, Istituto italo-africano, 1974

Nicola Labanca, Storia dell’Italia coloniale, Milano, edizioni Fenice 2000, 1994

Editalia, La Guardia di Finanza dalle origini a oggi, Roma, ed. Editalia S.P.A., II ed. 2003

Pierpaolo Maccariello, Storia della Guardia di Finanza, Firenze, Le Monnier, 2003

Federica Saini Fasanotti, Libia 1922 – 1931 Le operazioni militari italiane, Roma, Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico -, 2012;

Giuseppe Longo 2021 – Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Milizia Artiglieria Controaerei, Cefalunews, 30 marzo

Giuseppe Longo 2021 – Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Milizia artiglieria marittima, Cefalunews, 8 aprile

G. Longo 2021 – Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Le Coorti territoriali, Cefalunews, 13 aprile

G. Longo2021 – La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), sintesi storica, Cefalunews, 1 maggio

G. Longo 2021 – L’Africa Orientale Italiana e la Milizia Coloniale, Cefalunews, 21 giugno

Foto di copertina: Tripoli, Sfilata Compagnia Finanzieri. Collezione Michele Nigro

Fotografie: Collezione privata Michele Nigro

Si ringrazia per la cortese collaborazione il dott. Alessandro Bellomo

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longoredazione

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