Pina Maggio nasce a Cefalù il 25 maggio 1911. Frequenta la scuola elementare presso le suore dell’Istituto Figlie della Croce. Dopo la licenza elementare non prosegue gli studi perché all’epoca non era consueto per una donna. L’amore per il sapere era tale, però, da spingerla a coltivare il suo intelletto come autodidatta tramite la lettura dei più importanti poeti e scrittori italiani e stranieri: russi e francesi in particolare. Pina affina le sue qualità di poetessa scrittrice e brillante conversatrice. Fin dall’adolescenza scrive prose. Alcune vengono pubblicate sulla rivista Kefa bollettino della S.a.c.s (Società Arte Cultura Sport), che svolgeva la sua attività culturale – creativa e benefica a Cefalù nella seconda metà degli anni ‘40. Pina scrive sulla pagina letteraria del periodico “L’illustrazione del medico” ed infine sul “Corriere delle Madonie” per il quale cura anche la rubrica Don Lappanio/Kephaleide. Pubblica così interviste satirico-umoristiche in versi al noto personaggio tipico Cifalutanu sugli avvenimenti più rilevanti e sui problemi del paese che tanto le era caro.
Il 3 settembre 1939 sposa Vincenzo Bianca allora membro della Sacs in qualità di addetto all’arte, scenografo e truccatore, promotore con altri giovani di eventi culturali e d’intrattenimento. I veglioni erano indimenticabili. Vincenzo era un brillante attore filodrammatico a livello locale. Era un impiegato dell’Ente comunale di assistenza e in seguito diviene scrivano-dattilografo nell’ufficio tecnico del comune di Cefalù. Per diversi anni fa parte attivamente del Comitato festeggiamenti del SS. Salvatore, organizzando insieme ad altri benemeriti concittadini feste memorabili. Vincenzo e Pina hanno due figli, Giorgio e Anna Maria. Purtroppo, l’amato Vincenzo, scompare prematuramente il 3 dicembre 1966 a soli 58 anni.
Nella sua vita Pina Bianca Maggio riceve molti premi e riconoscimenti. Un primo premio nel 1945 al concorso S.a.c.s con la novella “Arraggiatu” ispirata a Pracitu figura paesana caratteristica del passato. Nel ‘48 al primo Convegno di musicisti poeti e scrittori delle Madonie che si tiene a Cefalù nella Sala delle Capriate si aggiudica il primo premio per la migliore poesia in italiano “Alla finestra” e per la migliore prosa “I nostri buoni e rurali”. Sempre nel ‘48 un altro premio con la novella “Fuffi, Giulietta e Cocò”. Un’altra vittoria al concorso per i festeggiamenti in onore del Santissimo Salvatore nel 1975 con la poesia “Tramuntu”. Infine nel 1992 la targa commemorativa del poeta-zappatore Carmine Papa assegnatale dalla Fondazione Mandralisca dell’assessorato regionale beni culturali.
La produzione di Pina Bianca Maggio, nei suoi 96 anni di vita, comprende oltre 400 poesie in lingua italiana e 80 in dialetto. La maggior parte delle poesie sono liriche ispirate alle emozioni che gli spettacoli della natura e le meraviglie artistiche le suscitavano. Si ispirano ai più svariati sentimenti personali con l’amore, il dolore, lo sconforto e la speranza, l’amarezza e il perdono, la sofferenza e la gioia, la solitudine e la vecchiaia, la morte e la vita, i rimpianti e le fantasie. Motivo dominante è la Fede, che genera voglia di luce di rinascita e di elevazione. Per cui tutti i versi sulla tristezza si risolvono in un Inno alla vita ed a Dio. I luoghi cari e le bellezze di Cefalù risaltano da immagini briose e leggiadre ad immagini malinconiche. Fra gli scritti di Pina Bianca Maggio non mancano le poesie augurali indirizzate a parenti ed amici. Ci sono quelle riguardanti l’attualità, le satire di costume, le filastrocche, le favolette, gli indovinelli che riproducono rime e metri danteschi. Fra le poesie in dialetto siciliano molte si ispirano, alle piccole cose quotidiane, all’amore per gli animali, in particolare i gatti, ed alle bellezze naturali e artistiche di Cefalù. La maggior parte di esse, però, è costituita da satire generate da qualunque evento cittadino di pubblico interesse piacevole o spiacevole che fosse. Non vi sono temi della vita paesana di cui Pina Bianca Maggio non si sia occupata con autentica passione civica con l’entusiasmo di chi vorrebbe raddrizzare le storture, interpretare l’opinione popolare dando voce al cittadino comune.
La sua satira diventa di volta in volta graffiante ironia o amaro sarcasmo o critica burlesca. Emergono i problemi annosi di Cefalù: la mancanza di acqua potabile, la pulizia delle strade, l’edilizia, i restauri, la circolazione, il carovita, le frequenti crisi comunali, le polemiche sterili, i lavori incompiuti, la destinazione della Rocca, le novità non sempre ben accette. A tutto ciò si aggiungono i vivaci quadretti paesani stilizzati realizzati da Pina con capacità ritrattistica e caricaturale relativi agli eventi più importanti, alle tradizioni popolari e alle figure caratteristiche del passato di cui contribuiscono a perpetuare il ricordo venendo a costituire una sorta di memoria storica
La produzione in prosa di Pina Bianca Maggio comprende scritti pregevoli come pagine autobiografiche, articoli, preghiere, bozzetti paesani, racconti brevi su emozionanti esperienze vissute personalmente, sulle antiche tradizioni cefaludesi o sui lontani ricordi del passato ed i personaggi caratteristici del luogo, infine novelle dai temi drammatici od umoristici. Nonostante le sue eccellenti doti letterarie, l’apprezzamento e l’incoraggiamento degli intenditori e degli stimatori, Pina Bianca Maggio non cura mai una raccolta editoriale dei suoi numerosi scritti. Quando sente l’ispirazione scrive sul primo pezzo di carta disponibile: un foglio di giornale, una ricetta medica, i sacchetti del pane, gli elenchi , i conti della spesa. Solo negli ultimi anni della sua vita nei piccoli block notes. Avrebbe voluto un titolo per le sue opere: Ali di carta. Proprio come ali i suoi scritti le avevano consentito di librarsi in alto al di sopra delle sofferenze, dei problemi e della quotidianità. L’attività letteraria di Pina Bianca Maggio comprende anche una traduzione in dialetto siciliano del dramma teatrale di Giovanni Verga la Cavalleria rusticana approvata d’allora docente di filologia siciliana alla Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo professor Pietro Mazzamuto e rappresentata dalla filodrammatica locale il Gruppo. La stessa operazione riguarda la commedia napoletana Non ti pago in cui alcuni componenti della filodrammatica hanno l’onore di conferire telefonicamente con l’autore, il grande maestro Eduardo De Filippo che da il suo nulla- osta alla messa in scena in dialetto siciliano dell’opera. Cosa che ha fatto anni dopo la compagnia teatrale locale l’Armonia.
L’altro grande amore di Pina Bianca Maggio è la musica. Come si usava allora per le signorine di buona famiglia, Pina studia il pianoforte con ottimi maestri da cui apprende una tecnica perfetta. Nessun insegnante avrebbe potuto darle quello che in lei era innato: il tocco inconfondibile e il talento interpretativo che superano la freddezza della perfezione tecnica e sanno raggiungere le corde più profonde dell’anima. Ne diede spesso prova affrontando pezzi di estrema difficoltà nell’ambito delle attività artistiche organizzate dalla S.a.c.s.
Versatile anche nel campo della musica per qualche tempo Pina suona anche il violino. Si dedica con passione all’insegnamento del piano e diversi sono stati i suoi allievi. Fra questi quelli che segue temporaneamente da supplente nella scuola di avviamento professionale ma anche i privatisti a cui fornisce solide basi per il proseguimento degli Studi musicali e con cui instaura un duraturo legame affettivo.
Se la poesia e la musica sono stati i due grandi amori di Pina Maggio, certamente la sua priorità è stata la famiglia. Da quella dei suoi genitori che assiste con abnegazione, a quella creata col marito. Segue con amore la crescita dei figli educandoli e istruendoli. Amatissimi sono stati, poi, i quattro nipoti, Daniela, Diana, Salvatore e Vincenzo e l’unico pronipote che fece in tempo a conoscere, Flavio.
Pina Maggio è nata dall’amore di Nunzio Maggio e Marianna Bianca. Nunzio Maggio era nato il 7 giugno 1879. Si laurea in Medicina il 25 luglio 1907 presso l’Università degli Studi di Palermo. Si specializza sulla tubercolosi, nella profilassi e cura del tracoma congiuntivale, in ostetricia e ginecologia, in chirurgia e terapia tecnica chirurgica. Ufficiale sanitario e stimato medico chirurgo conosciuto a Cefalù come “u dutturi Maggiu nicu” per distinguerlo dal dottore Maggio più anziano. Il dottore Maggio considera il suo lavoro come una missione e con grande umanità rifiuta il dovuto compenso dagli ammalati meno abbienti. Cura i pazienti con passione e proprio durante l’esercizio della sua professione contrae una grave infermità che lo rende claudicante. In occasione del terremoto di Messina del 1908, come componente della commissione formatasi a Cefalù per portare aiuti necessari, fa parte di una delle due squadre che raggiungono in treno la città colpita dal sisma, portando viveri, indumenti e una somma di denaro raccolta dai cittadini cefaludesi. Quando numerosi feriti e sfollati vengono accolte in alcune strutture del nostro paese insieme ad altri medici si adopera per curarli ed ha l’onore di fregiarsi della medaglia commemorativa del terremoto calabro-siculo recante l’effigie di Vittorio Emanuele III re d’Italia. Nel 1910 nella Borgata di Sant’Ambrogio in qualità di medico condotto riceve un encomio per il servizio prestato con zelo. Nello stesso anno viene nominato dal prefetto della provincia di Palermo medico di Porto nello Scalo Marittimo di Cefalù inoltre aiuta l’ufficiale sanitario, presso la stazione di Cefalù per la profilassi colerica, con il controllo dei passeggeri malati o infetti provenienti da luoghi infetti e riceve l’encomio dalla giunta comunale per il servizio prestato disinteressatamente. E’ stato anche medico delle Ferrovie dello Stato. Nel 1911 scoppia l’epidemia del colera ed “u dutturi Maggiu nicu” presta servizio al lazzaretto, nei locali di isolamento, in città e nelle campagne ed ha un encomio dal sindaco dell’epoca per lo zelo e le competenze dimostrate. Il 27 febbraio 1912 viene nominato medico primario dell’ospedale civico di Cefalù. Nunzio Maggio sposa Marianna Bianca consanguinea dell’eroe martire cefaludese Salvatore Spinuzza. Dal loro matrimonio nasce il 25 maggio 1911 l’unica loro figlia Pina Bianca Maggio.
Pina Bianca Maggio muore a Cefalù l’11 marzo 2007 all’età di 95 anni. Il 21 maggio 2011, in occasione del centenario della nascita al Circolo Unione si svolge la manifestazione ” Ali di carta – Pina Bianca Maggio tra musica e poesia” organizzata dai figli con la collaborazione dei familiari e l’aiuto dell’Associazione Mariposa. La commemorazione della poetessa scrittrice e pianista cefaludese arricchita dalla proiezione di documenti fotografici vede anche la partecipazione attiva di parenti, amici ed ex allievi impegnati nella lettura delle sue opere e nell’esecuzione al pianoforte, di brani classici che avevano fatto parte del suo repertorio. Al termine dell’incontro tutti gli intervenuti ricevono in omaggio la pergamena recante la poesia che ha dato il titolo dell’evento: Ali di carta
- Ali di carta
Ali di carta cadute nell’acqua
riflettono un cielo che non è più tuo.
Taci
Il silenzio di lacrime è flagello
di speranza morente.
Così verso la fine,
fantasma d’amore
che non fa più ombra…