Il GAL Hassin partecipa ad una nuova ricerca: i detriti spaziali, sempre più numerosi attorno al nostro pianeta e che rappresentano un pericolo reale. Non solo per i satelliti in funzione ma anche per la sicurezza della vita sulla Terra.
Non solo asteroidi, comete e pianeti extrasolari:
il GAL Hassin ha recentemente iniziato a sorvegliare il “traffico” di satelliti artificiali e detriti spaziali che stanno affollando lo spazio intorno alla Terra. Questo tipo di osservazioni è sempre più necessario per evitare le collisioni e il danneggiamento di satelliti funzionanti e, in particolar modo, garantire la sopravvivenza di esseri umani, se consideriamo gli astronauti che costantemente abitano la Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
Tra luglio e dicembre 2022 abbiamo condotto delle osservazioni di oggetti spaziali artificiali con il telescopio robotico Galhassin Robotic Telescope (GRT). Impegnati dal 2019 nella caratterizzazione dei veloci asteroidi denominati “Near Earth” (che presentano orbite particolarmente vicine a quella della Terra), recentemente abbiamo puntato il nostro strumento verso un nuovo tipo di oggetti, questa volta di origine terrestre, con dimensioni a partire da circa 10 cm e altezze che possono arrivare fino a qualche centinaio di chilometri.
Quelli più bassi sono molto difficili da essere osservati e inseguiti perché velocissimi: a circa 400 km di altezza, satelliti e detriti spaziali viaggiano a circa 28.000 km/h, che corrisponde a 10 volte la velocità di un proiettile sulla Terra.
Con il telescopio GRT abbiamo misurato la variazione di luminosità nel tempo dovuta alla rotazione di alcuni pezzi di razzi ottenendo le cosiddette curve di luce.
Tali resti sono rimasti in orbita attorno alla Terra una volta portato il loro carico fuori atmosfera. È il caso dei secondi stadi dei vettori Falcon 9 di SpaceX, grandi cilindri di dimensioni pari a circa 8 x 3,5 m, che abbiamo inseguito per alcune decine di minuti. Dalle curve di luce si è misurato il periodo di rotazione e si è stimata la geometria della rotazione attorno ai loro assi. La raccolta di questo tipo di dati sarà utile per un intervento attivo di rimozione di questi oggetti vecchi e abbandonati nello spazio da tempo, già in programma dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e da quella americana (NASA) e che sono state definite missioni Active Debris Removal.
Infine, si è passati alla misurazione della posizione nello spazio e nel tempo (la cosiddetta astrometria) dei detriti spaziali in rientro sulla Terra per prevedere con precisione l’orbita di caduta (il cosiddetto “corridoio di rientro”).
In questo modo è possibile stimare le zone sulla Terra a maggior rischio di impatto con questi corpi, eventi divenuti piuttosto frequenti negli ultimi anni visto il grande numero di spazzatura presente e oramai fuori controllo. L’accuratezza delle misure oggi è possibile grazie a dispositivi GPS, uno dei quali montati sul telescopio GRT, che garantiscono la costante e precisa sincronizzazione temporale del computer di controllo del telescopio. Lo stesso dispositivo GPS è stato utilizzato sul GRT in questi anni per la precisa misurazione degli asteroidi Near-Earth più veloci, ed è stato acquistato grazie ai fondi che il GAL Hassin ha vinto con il bando della Planetary Society americana Shoemaker NEO Grant 2019.
I nostri risultati sui detriti spaziali hanno suscitato parecchio interesse durante la “2nd NEOs and Space Debris detection Conference” alla quale sono stati presentati, congresso svoltosi nella sede ESA/ESOC di Darmstadt, in Germania, tra il 24 e 26 gennaio 2023, e al quale hanno preso parte circa 300 ricercatori e professionisti di varie aziende, istituti e università di tutto il mondo impegnati attivamente nella sorveglianza spaziale. Con le nuove collaborazioni avviate, il GAL Hassin si impegna a rendere non solo lo spazio attorno alla Terra ma la Terra stessa un luogo più sicuro.
Testo di Alessandro Nastasi