Omelia del Vescovo di Cefalù a conclusione della Processione del SS. Salvatore. Rassegnazione e burocrazia coprono il viso delle nostre comunità

Omelia del Vescovo di Cefalù a conclusione della Processione del SS. Salvatore
Carissime sorelle e fratelli,
anche quest’anno ci troviamo raccolti di fronte alla nostra Basilica Cattedrale; a conclusione della solennità della Trasfigurazione del Signore. Ed è al Cristo Pantocratore che vorrei presentare alcune delle rughe che coprono il viso delle nostre vite, della nostra Cefalù, delle comunità della nostra diocesi.
La prima ruga che i miei occhi hanno visto, appena arrivato nella nostra amata Chiesa di Cefalù, è stata quella della rassegnazione. Ruga che in questi 5 anni di servizio episcopale in mezzo a voi, si è fatta sempre più profonda sul volto di molti. Ho ascoltato voci stanche e ho incrociato sguardi spenti. Rassegnazione, in modo particolare, davanti allo spopolamento delle aree interne.
Conosco bene il lessico della rassegnazione, fortemente buio; profondamente lontano dalla luce che riveste tutta la Parola del Signore e il Volto del Cristo Trasfigurato.
L’ho sentito in tante nostre conversazioni. Un lessico che ritorna, come fossero i titoli di coda di un film: “Si è sempre fatto così”. “Cambiare il vecchio per il nuovo porta solo guai”. E in quel “tanto ormai” che diventa il punto finale di ogni pagina che non si vuole girare.
O Cristo Salvatore, conducici come hai fatto con Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor. Quel monte dove loro hanno visto la luce della speranza, restandone abbagliati, perché hanno fatto esperienza dell’ascolto vero della Tua Parola. Fa che il nostro cammino di discepolato non conosca e non si fermi al solo passo della rassegnazione.
La seconda ruga è quella della lentezza; della burocrazia incartocciata dai formalismi. Abita tra le carte di prestigiose scrivanie. Costruisce le sue tende ai piedi delle poltrone dei potenti: la incontriamo nelle lunghe file degli uffici; nei tanti silenzi che non danno più risposte alle attese legate a progetti, cantieri, ristrutturazioni, visite mediche e ospedalizzazioni; diventa compagna di viaggio nelle procedure dei finanziamenti, pubblicati con scadenze ravvicinate ed erogati a singhiozzi o al termine di estenuanti sollecitazioni e ricorsi.
Nella nostra Sicilia, in special modo nella parte occidentale, è la cifra che segue ogni passo che riguarda le opere di pubblica utilità, i servizi verso gli ultimi; spesso anche i diritti primari dei cittadini, come il diritto alla salute.
O Cristo Salvatore, che hai chiesto a Pietro, Giacomo e Giovanni, di alzarsi e di scendere da quel monte perché quanto contemplato prendesse forma e divenisse spinta nell’agire. Fa’ che al sopore e al torpore anestetizzante delle lunghe attese, sappiamo sostituire quello della partecipazione attiva alla vita della cosa pubblica. Concedici di animare con il lievito evangelico le nostre realtà sociali, perché non sprofondino, a tempo indefinito, in uno stato comatoso, nei reparti di terapia intensiva che spesso ritroviamo tra le mura delle nostre comunità.
A Cristo Salvatore stasera vogliamo presentare e affidare anche i tanti germogli che crescono, alcuni silenziosamente, nelle coscienze e nei cuori dei ragazzi e giovani di Cefalù, di ogni comunità della nostra diocesi, a iniziare da quelli delle aree interne.
Vanno ammirati ogni volta che trovano la forza di reagire difronte ai diversi disagi del nostro territorio. Tanti dei loro sogni sono dei germogli da coltivare.
Chiediamo al Pantocratore quella sapienza che ci è necessaria per non lasciarli soli. Devono essere supportati dalle parrocchie, dal mondo della politica, dalle istituzioni tutte.
Al Pantocratore affidiamo gli oratori, che si moltiplicano di anno in anno, delle nostre parrocchie, l’entusiasmo dei giovani che ne sono gli educatori. Che diventino semenzai di speranza; luoghi dove fare gustare ai ragazzi la passione per il nostro territorio, incrementandone il desiderio di restarvi; fucine dove si rafforzi la necessità di reagire contro la cultura mafiosa e la criminalità organizzata.
Un altro germoglio ci è dato dalla chiesa che dovrà sorgere a Campofelice di Roccella su un bene confiscato alla mafia, dedicata ai Beati Pino Puglisi e Rosario Angelo Livatino.
Chiediamo stasera a Cristo Salvatore che rappresenti oltre a un bel servizio pastorale; un centro di educazione alla legalità e alla giustizia.
Vorrei mettere tra le mani del Pantocratore anche un seme, un progetto che mi sta tanto a cuore, per la città di Cefalù e tutta la nostra diocesi. Un seme che spero diventi presto un bel germoglio; un progetto che spero si trasformi in “cantiere della speranza”.
A Cefalù potrebbe sorgere una facoltà di medicina collegata con la Fondazione Istituto “Giuseppe Giglio”. Ci accorgiamo come, a livello locale, regionale e nazionale manchino infermieri e medici. Siamo di fronte a una vera e propria emergenza.
Fratelli e sorelle, la creazione e la realizzazione di una facoltà di medicina a Cefalù inizia a muovere i suoi primi passi. Anche nei nostri politici a livello regionale, pare che ci sia tutta la buona volontà di andare avanti. Chiediamo a Cristo Salvatore che non ci si fermi alle parole, ma che ci sia dato di vedere una nuova primavera scientifica, culturale, sanitaria ed economica.
Infine, l’ultimo germoglio collega Cefalù alla terra d’Africa; tra la nostra diocesi e quella di Obala in Camerun.
Stiamo lavorando a un progetto per creare una scuola dei mestieri per l’addestramento professionale dei giovani di Obala.
Si sente spesso quell’espressione menzognera “aiutiamoli a casa loro” che nasconde una forma di sfruttamento e di neo-colonialismo.
La Chiesa è l’unica istituzione che, da secoli, aiuta e sostiene i popoli nelle proprie terre con la dignità di soggetti liberi e non di colonizzatori.
Al Cuore di Cristo Salvatore, al Pantocratore, affido la nostra Cefalù con tutti i suoi germogli e le sue gemme. Che la nostra città per i tanti turisti che la raggiungono, sia sempre più il luogo del ristoro, della pace e del sano divertimento. Sia anche la terra, baciata dal mare e dall’arte, dove il visitatore sperimenti cosa significhi incontrare un popolo, una storia e una cultura. Che si incrementi la pianificazione di proposte turistiche di qualità che non siano legate solo alla logica del mero tornaconto economico. Possano, il cittadino cefaludese e il turista, sperimentare la bellezza della cultura dell’incontro, i cui tesori non staranno solo nelle nostre chiese e nei musei, ma nei cuori di entrambi. Di noi tutti.
Chiedo, infine, che il Cristo Pantocratore faccia risplendere il Suo volto su tutti noi.

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