Un anno fa, il 28 luglio 2023, ci lasciava il pittore Giuseppe Collara, un poliedrico artista che ha sviluppato il suo percorso tra la natia Cefalù e la Francia, che aveva scelto come paese in cui vivere. Collara, nato a Cefalù nel 1948, ha frequentato il locale Istituto d’Arte e successivamente l’Accademia di Belle Arti a Palermo e a Roma. A Cefalù è presente una sua opera del periodo giovanile (19 anni), l’affresco “Apocalisse e Love” sul boccascena del cinema Astro, rappresentante diverse fasi ed emozioni della vita umana. Conclusi gli studi, lasciò Cefalù e, nel periodo tra il 1970 e il 1990, insegnò educazione artistica a Padova; quindi, negli anni novanta, si trasferì in Francia, dove trascorse gran parte della sua vita e dove continuò a dedicarsi all’insegnamento, realizzando nel contempo numerose mostre personali in Borgogna, a Parigi e in Costa Azzurra.
Il maestro Collara era solito recarsi quasi annualmente a Cefalù, dove risiedevano i genitori e la famiglia di origine, e si può dire che abbia vissuto in profonda sinergia con gli ambienti del luogo, in particolare con le suggestioni marine, da cui traeva continua ispirazione artistica, coltivando un profondo legame che non si è mai spezzato. A Cefalù ha partecipato a diverse mostre, tra cui si ricordano le collettive d’arte della via Mandralisca, che lo vedevano confrontarsi con altri artisti locali ed esteri. Il suo stile è caratterizzato dall’ardita ricerca delle sagome e da un uso intenso e creativo del colore (si ricordano, fra i tanti lavori, le cattedrali di Cefalù in diverse tonalità).
Ha collaborato come illustratore con Jean Yves Dehousse (“Poèmes sans frontières”, il cui ricavato è stato devoluto a Pharmaciens sans Frontières) e con la scrittrice Angela Diana Di Francesca per il libro di poesie “Le ragioni della notte” (1999), illustrato con acquerelli nei toni cromatici del blu e del viola. Collara ha realizzato in Francia anche alcune opere alquanto imponenti per dimensioni; il suo è stato uno stile in continua evoluzione, sempre pronto ad accogliere le sfide creative: dopo le esperienze post-cubiste ed espressioniste, si allontanò dal percorso figurativo per dare spazio a una dimensione maggiormente astratta della pittura. Negli ultimi anni si è dedicato all’uso di materiali naturali, con cui ha sempre mantenuto un viscerale rapporto di interdipendenza. La sua vena creativa e la sua forte personalità lo hanno reso un artista aperto all’internazionalità, ma sempre legato al suo territorio, coniugando le esperienze più alternative con il più intenso sentimento di autentica “cefalutanità”. (Tania Atroshenko)