Oggi, Cefalù celebra uno dei suoi patroni secondari, San Gaetano da Thiene, noto come il Santo della Provvidenza. Insieme a San Rocco e san Sebastiano è uno dei tre protettori secondari di Cefalù.
San Gaetano nasce a Vicenza nell’ottobre del 1480, da una famiglia nobile. Dopo aver perso il padre in giovane età, la sua educazione è curata dalla madre. Studiando diritto all’Università di Padova, Gaetano ottiene la laurea nel 1504, ma sceglie di non esercitare la professione di avvocato, preferendo la vita religiosa. Riceve la tonsura dal vescovo di Vicenza e nel 1507 si stabilisce a Roma, dove inizia un periodo di intensa attività ecclesiastica.
A Roma, Gaetano si unisce all’Oratorio del Divino Amore e riceve gli ordini minori e il diaconato nel 1516. Diventa sacerdote nel 1517 e dedica la sua vita alla riforma del clero e alla fondazione di ospedali per gli incurabili. Nel 1524, insieme a Gian Pietro Carafa e altri compagni, fonda l’Ordine dei Chierici Regolari Teatini, con l’obiettivo di vivere secondo una regola apostolica primitiva.
Gaetano e i suoi compagni subiscono la prigionia durante il sacco di Roma del 1527, ma riescono a fuggire e si stabiliscono a Venezia. Nel 1533, Gaetano si reca a Napoli, dove fonda una casa dell’ordine e continua la sua opera di carità e riforma. Muore a Napoli il 7 agosto 1547.
San Gaetano da Thiene viene proclamato santo da papa Clemente X nel 1671 e la sua festa è fissata al 7 agosto. È venerato come il Santo della Provvidenza e patrono di varie congregazioni religiose. Il suo culto si estende anche a Cefalù, dove è uno dei tre patroni secondari della città. La sua figura è solitamente raffigurata con il bambino Gesù tra le braccia, ispirata a un episodio mistico che lo vede testimone del parto della Vergine Maria.
Oggi a Cefalù non è molto diffusa la devozione verso San Gaetano. Lo era nel passato quando in occasione della sua festa i fedeli si riunivano in chiesa per affidarsi alla Divina Provvidenza. S. Gaetano da Thiene, infatti, è sempre stato il santo grande della Divina Provvidenza poiché si abbandonava tranquillamente nelle sue mani. Sul suo esempio i cefaludesi nel passato si dicevano “i Figli della Divina Provvidenza”.