Cefalù: numerosi gatti randagi sono stati trovati senza vita, vittime molto probabilmente di incidenti stradali o avvelenamenti. Di fronte a questa emergenza, è fondamentale ribadire l’importanza del rispetto per la vita di ogni creatura e le severe conseguenze penali previste dalla legge per chi compie simili atti di crudeltà.
L’articolo 544 bis del Codice Penale è chiaro: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”. Ciò significa che chi uccide un gatto (o un cane) randagio, sia in flagranza che a seguito di indagini, rischia una condanna penale.
Oltre alla crudeltà intrinseca di questi gesti, l’utilizzo di esche o bocconi avvelenati rappresenta una grave minaccia per l’intera comunità. L’ordinanza del Ministero della Salute del 10 febbraio 2012 ne vieta esplicitamente la detenzione e l’utilizzo, stabilendo pene severe per i trasgressori: fino a tre anni di reclusione e una multa fino a € 22.500 (art.544/Ter del Codice Penale).
È inaccettabile che innocenti animali paghino così caro l’indifferenza o la crudeltà umana. Ogni gatto randagio merita rispetto e tutela.
Chiediamo a tutti i cittadini di Cefalù di:
Segnalare immediatamente alle autorità competenti qualsiasi sospetto avvelenamento o atto di crudeltà verso gli animali.
Diffondere questo messaggio per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere una cultura del rispetto per tutti gli esseri viventi.
Sostenere le associazioni animaliste locali che si impegnano quotidianamente per il benessere degli animali abbandonati.