Rosario Ilardo: il sindaco di Cefalù che ha sognato la sua città

Rosario Ilardo è una delle figure più significative nella storia di Cefalù nel corso del XX secolo. Nato a Cefalù trascorse la sua infanzia in un periodo di grande instabilità, non solo a livello nazionale, ma anche a livello personale e familiare. La sua famiglia, proveniente da umili origini, dovette affrontare numerose difficoltà, ma fu proprio questo background che plasmò il suo carattere e la sua visione della vita. Figlio di Lorenzo Ilardo e Salvatrice Liberto, Rosario crebbe in una famiglia che aveva sperimentato l’emigrazione, un fenomeno che segnò profondamente la sua formazione umana e culturale. Sua madre e suo padre rappresentavano la tradizione contadina siciliana, ma anche la forza di chi aveva dovuto emigrare, adattarsi e cercare nuove opportunità all’estero.

Il padre, infatti, partì nel 1904 per gli Stati Uniti, come molti siciliani del tempo, alla ricerca di una vita migliore, e visse in un contesto difficile, segnato da umiliazioni e sfruttamento. La sua esperienza americana influenzò fortemente Rosario, che, pur non avendo vissuto direttamente le difficoltà dell’emigrazione, percepì profondamente la necessità di lottare per un cambiamento positivo. Crescendo, Rosario sviluppò un forte senso di giustizia sociale, di solidarietà e di volontà di rendere Cefalù una città migliore per tutti. La sua passione per la politica e per il miglioramento delle condizioni sociali lo portò, negli anni, a impegnarsi in una lunga carriera amministrativa che lo vide ricoprire incarichi sempre più rilevanti a livello cittadino. La sua esperienza di vita e il suo impegno a servizio della comunità fecero di lui una figura simbolo di Cefalù, capace di rispondere ai bisogni dei suoi concittadini con progetti concreti e innovativi. La sua morte, avvenuta il 28 giugno 2019, a 91 anni, ha segnato la fine di una lunga e fruttuosa carriera, ma l’eredità che ha lasciato continua a essere una guida per la città. La sua visione di una Cefalù prospera e solidale, basata su un’amministrazione efficiente e su un impegno sociale senza riserve, resta ancora viva oggi, nel ricordo di chi ha vissuto e lavorato al suo fianco.

Le origini e la famiglia

Rosario Ilardo nacque il 18 febbraio 1928, come l’ultimo di sei figli, in una famiglia che viveva a Cefalù, una cittadina siciliana che si trovava, nel periodo della sua infanzia, in una situazione di profonda difficoltà economica e sociale. La famiglia Ilardo, pur vivendo in condizioni modeste, coltivava valori solidi e forti, che sarebbero stati la base della formazione di Rosario. Suo padre, Lorenzo, emigrò negli Stati Uniti nel 1904, quando aveva circa 14 anni, e questo viaggio segnò profondamente la storia della famiglia. Lorenzo si imbarcò nel porto di Palermo alla volta della Louisiana, un’area degli Stati Uniti che, per quei tempi, era un luogo di speranze, ma anche di sofferenza e sfruttamento. La Louisiana, all’inizio del XX secolo, era un’area segnata dalla povertà e dalla forte discriminazione razziale.

La sua esperienza di emigrazione fu caratterizzata da un inizio difficile, contrassegnato dallo sfruttamento del lavoro e dalle umiliazioni quotidiane legate al razzismo che i meridionali subivano. Nonostante le difficoltà, Lorenzo Ilardo riuscì a superare numerosi ostacoli e, grazie al suo instancabile lavoro, che gli permise di avviare un piccolo emporio, riuscì a guadagnarsi una certa stabilità economica. Dopo anni di fatica, rientrò in Sicilia con risparmi che gli permisero di dare ai suoi figli un avvenire migliore. Con il suo esempio, instillò nei figli il rispetto per il lavoro, la dignità e la solidarietà verso gli altri. Rosario, cresciuto con queste solidissime basi morali, si sentì sempre in dovere di lavorare per il benessere della sua città e per migliorare le condizioni di vita dei meno fortunati. La sua infanzia e giovinezza furono fortemente influenzate dalla figura del padre, e dal sacrificio che lui aveva fatto per migliorare le condizioni della propria famiglia. Le difficoltà economiche e le sfide della vita familiare forgiarono in Rosario una determinazione che sarebbe stata fondamentale per il suo impegno nella politica.

Il padre e l’occasione della politica

Nel 1946, Lorenzo Ilardo, visse una breve esperienza nella politica di Cefalù, venendo eletto consigliere comunale alle elezioni del 17 maggio 1946. Questo fu un momento cruciale per l’Italia, che stava cercando di ricostruirsi dopo la Seconda Guerra Mondiale, e la Sicilia stava vivendo un periodo di grandi sfide, sociali ed economiche. Rosario, ancora un giovane studente liceale, era già molto interessato agli eventi politici che stavano accadendo nella sua città. La politica locale, con il suo carico di responsabilità e decisioni cruciali per il futuro della città, sembrava un mondo lontano, ma Rosario aveva già capito che il cambiamento partiva dal basso, dalla capacità di influire concretamente sulla vita quotidiana della gente. Il padre Lorenzo, pur avendo ricoperto un incarico pubblico per un periodo relativamente breve, influenzò profondamente la sua visione della politica, insegnandogli che la politica doveva essere un servizio, non una ricerca di potere.

Fu proprio grazie a questa visione che Lorenzo portò il giovane Rosario a un incontro decisivo con il sindaco Giuseppe Giardina, che sarebbe diventato il suo principale mentore. Giardina, che era capolista nella lista della Democrazia Cristiana alle elezioni del 1946, fu una figura chiave nell’insegnare a Rosario come la politica potesse essere uno strumento di cambiamento sociale, ma anche come essa dovesse essere radicata nella comunità e nei valori umani e cristiani. La sua influenza fu determinante nel percorso politico di Rosario, che ben presto iniziò a comprendere che il ruolo del politico era quello di servire e rispondere ai bisogni concreti dei cittadini. Questo incontro con Giardina segnò l’inizio di una lunga carriera che avrebbe visto Rosario impegnato nelle amministrazioni pubbliche a Cefalù, dove portò avanti i valori di giustizia sociale e partecipazione che avevano segnato la sua formazione. L’elezione di suo padre e l’incoraggiamento di Giardina non furono solo eventi che segnarono il passaggio di Rosario nella politica, ma rappresentarono anche il momento in cui il giovane Ilardo cominciò a vedere la politica come una vera e propria vocazione al servizio della sua comunità.

Lo scautismo e le scelte giovanili

Lo scautismo fu per Rosario Ilardo una vera e propria “palestra di vita”. Negli anni Quaranta e Cinquanta, il movimento scout rappresentava una delle principali scuole di formazione per i giovani italiani, inculcando in loro principi fondamentali come l’amicizia, la solidarietà, il rispetto per gli altri e per l’ambiente, e la necessità di essere sempre pronti a servire il prossimo. Rosario entrò a far parte dell’Associazione Scout Cattolici Italiani (ASCI) da giovanissimo, e il movimento scout ebbe un impatto profondo sulla sua visione della vita e sulla sua visione della politica. Lo scautismo gli insegnò a considerare la comunità come la base di ogni progetto, e la sua esperienza come educatore scout fu determinante nel forgiare il suo carattere. In quel periodo, lo scautismo non solo si concentrava sull’educazione fisica e morale, ma incoraggiava anche un forte impegno civico. Rosario, come molti altri ragazzi della sua generazione, imparò a diventare un cittadino attivo e consapevole, pronto a impegnarsi per il benessere della sua città e dei suoi concittadini.

Durante gli anni dell’adolescenza fu anche capogruppo di numerosi giovani esploratori cefaludesi, insegnando loro, tra le altre cose, l’importanza di essere uomini e donne di valore, di agire per il bene comune, e di affrontare le difficoltà con dignità e coraggio. Attraverso lo scautismo maturò una profonda consapevolezza del suo ruolo come cittadino e come futuro amministratore. Fu proprio nell’ambito dello scautismo che nacque in lui la visione di una società più giusta, più inclusiva, e in cui ogni persona avesse il diritto di vivere una vita dignitosa. Questi valori, che apprese durante il periodo dell’adolescenza, lo accompagnarono per tutta la vita e divennero i pilastri su cui fondò la sua carriera politica. Lo scautismo, infatti, fu per Rosario molto di più di un semplice movimento giovanile; fu un’esperienza formativa che gli fornì la forza e la motivazione per affrontare le sfide che lo attendevano nella sua futura carriera politica.

Gli studi e la laurea

Rosario Ilardo frequentò il Liceo Classico “Mandralisca” di Cefalù, uno degli istituti più prestigiosi della città, dove si distinse per il suo interesse per le materie umanistiche, in particolare per la filosofia e la storia, che diventarono i suoi ambiti di studio preferiti. Durante gli anni del liceo, cominciò a farsi conoscere per il suo spirito critico, per la sua curiosità intellettuale e per la sua capacità di analizzare le questioni politiche e sociali. Dopo il liceo decise di proseguire gli studi universitari e si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Palermo. Fu in questo periodo che sviluppò una profonda passione per il diritto pubblico e amministrativo, settori che avrebbero avuto un ruolo fondamentale nella sua futura carriera politica. La sua passione per la politica e per il miglioramento delle condizioni sociali di Cefalù lo spinse a orientarsi verso il diritto amministrativo, in particolare verso la riforma della pubblica amministrazione e la gestione delle risorse pubbliche.

Durante gli anni universitari non si limitò a studiare, ma partecipò attivamente alla vita politica dell’ateneo e si interessò anche ad argomenti di diritto amministrativo, che lo avrebbero aiutato a comprendere meglio i meccanismi burocratici della politica e a rispondere con maggiore efficacia alle necessità della sua città. Si laureò con un indirizzo di studi che lo portò a interessarsi alla pubblica amministrazione, un campo che avrebbe influenzato la sua carriera. Dopo la laurea, si dedicò al perfezionamento delle sue conoscenze, frequentando corsi di specializzazione presso il FORMEZ di Napoli e la Scuola di Direzione Aziendale Bocconi di Milano. L’acquisizione di competenze tecniche e amministrative lo posizionò come un esperto nella gestione degli enti locali, preparandolo per l’incarico di Segretario Comunale in diversi comuni italiani e siciliani. Rosario, con il suo approccio rigoroso e scientifico alla gestione pubblica, divenne uno dei dirigenti amministrativi più apprezzati e rispettati della Sicilia, tanto diventare Segretario Generale della Provincia di Palermo, uno degli incarichi più prestigiosi nell’amministrazione pubblica italiana.

L’ingresso in politica del 1952

Nel 1952, Rosario Ilardo, nonostante fosse ancora un giovane studente universitario al secondo anno di Giurisprudenza, decise di entrare ufficialmente nella vita politica di Cefalù. Il sindaco Giuseppe Giardina, che rappresentava la Democrazia Cristiana e aveva un’importante posizione di leadership nella città, vide in lui un giovane promettente e lo spronò a entrare nella politica cittadina. Giardina, uno degli esponenti più influenti della politica siciliana, si offrì di guidarlo nella sua carriera politica, riconoscendo il potenziale di Rosario e il suo impegno civico. Rosario accettò l’invito di Giardina e si candidò alle elezioni comunali del 1952. Nonostante fosse ancora un giovane universitario, fu eletto consigliere comunale con 164 preferenze, un risultato significativo che dimostrò la fiducia che i cittadini riponevano in lui.

Una volta eletto, assunse l’incarico di assessore al patrimonio e ai servizi idroelettrici, una posizione che gli consentì di mettere in pratica le sue conoscenze giuridiche e amministrative, affrontando problematiche concrete legate alla gestione delle risorse pubbliche e alla modernizzazione delle infrastrutture. In questa fase della sua carriera, non si limitò a ricoprire un ruolo amministrativo, ma divenne un punto di riferimento per i cittadini, portando avanti iniziative che miravano a migliorare la qualità della vita della popolazione. Già da allora, la sua politica si distingueva per un approccio pragmatico, che cercava di risolvere i problemi concreti della città, e per una visione orientata al miglioramento delle condizioni di vita dei più deboli. Questa prima esperienza politica fu solo l’inizio di una lunga carriera che lo avrebbe visto impegnato nel governo della città di Cefalù per decenni.

L’impegno politico e gli incarichi nel comune di Cefalù

Rosario Ilardo intraprese un lungo e fruttuoso percorso politico a Cefalù, dove la sua carriera crebbe in parallelo con le sfide sociali e economiche che la città e la Sicilia stavano affrontando. La sua ascesa politica fu accompagnata dalla crescente esigenza di modernizzare e rinnovare le infrastrutture della città, e di rispondere alle esigenze di una popolazione che stava cercando di riprendersi dalle difficoltà del dopoguerra. Nel 1970 fu eletto sindaco di Cefalù, un ruolo che avrebbe ricoperto fino al 1972. Nonostante il periodo relativamente breve del suo mandato, fu un periodo straordinariamente prolifico per la città. Portò avanti una serie di progetti fondamentali che cambiarono il volto della città, rendendola più moderna, accessibile e in grado di affrontare le sfide del futuro.

Fu in questo periodo che Cefalù cominciò a sviluppare una pianificazione urbana più razionale e a valorizzare il suo potenziale turistico, che stava diventando sempre più importante per l’economia locale. Una delle sue prime iniziative fu la promozione di un piano di edilizia popolare, che prevedeva la costruzione di nuove abitazioni per le famiglie che vivevano in condizioni precarie. Questo piano rispose a una necessità urgente di migliorare le condizioni di vita di molti cittadini, offrendo loro case più dignitose e moderne. Rosario si concentrò anche sulla promozione dell’educazione e della formazione professionale, creando nuove scuole e promuovendo l’istituzione di una Scuola Alberghiera, che sarebbe diventata un punto di riferimento per la formazione dei giovani cefaludesi nel settore del turismo. Con la sua capacità di coniugare la gestione amministrativa con la visione a lungo termine, creò le basi per un futuro prospero per Cefalù. La sua amministrazione, sebbene durata poco, lasciò un segno indelebile nella città. Anche dopo la sua dimissione da sindaco nel 1973, per motivi di salute, continuò a influenzare la politica cittadina, rimanendo un punto di riferimento per la comunità e continuando a lavorare su progetti a beneficio della città.

La “filosofia politica” di Ilardo

La filosofia politica di Rosario Ilardo si basava su un principio fondamentale: la politica doveva essere al servizio della comunità, non come strumento di potere personale, ma come un mezzo per risolvere i problemi concreti dei cittadini. Per lui, il fine ultimo della politica era quello di migliorare la qualità della vita delle persone, rendere la città più giusta, più equa e più solidale. La sua visione si fondava su un forte senso della giustizia sociale, un valore che permeava ogni sua azione politica. Credeva che la politica dovesse rispondere prima di tutto ai bisogni delle fasce sociali più vulnerabili: i poveri, i disoccupati, gli anziani e i giovani.

La sua concezione della politica come servizio e come strumento di miglioramento sociale lo spinse a impegnarsi per l’edilizia popolare, la sanità, l’educazione e i servizi sociali. Per lui, la politica non doveva mai essere un’occasione per accumulare potere, ma piuttosto per rispondere alle esigenze della gente. La sua celebre affermazione, «In politica non si sale, ma si scende», rappresentava il suo credo: il politico doveva essere un servitore della comunità, un uomo che si metteva al servizio della collettività, sacrificando i propri interessi personali. La sua filosofia politica era anche profondamente ispirata ai principi cristiani, che considerava la base per un impegno politico autentico e sincero. Non era solo un politico che cercava di risolvere i problemi pratici della città, ma anche un uomo che cercava di promuovere un cambiamento morale, creando una comunità più equa e più umana. In questo senso, la sua politica era una politica del cuore, incentrata sull’ascolto, sul dialogo e sulla partecipazione. Era convinto che la politica dovesse essere inclusiva, che doveva dare voce a tutti i cittadini e che la partecipazione popolare fosse il pilastro fondamentale di un buon governo. Ilardo si impegnò anche per un’amministrazione trasparente e accessibile, cercando di rendere il governo cittadino un luogo di dialogo tra cittadini e istituzioni.

I due piani della politica di Ilardo

Nel periodo in cui Rosario Ilardo fu sindaco di Cefalù, la città affrontava una serie di sfide economiche e sociali, che richiedevano un impegno concreto e un rinnovamento delle politiche pubbliche. Rosario Ilardo rispose a queste sfide con due progetti ambiziosi e di grande impatto: il Piano della Casa e il Piano della Scuola. Il Piano della Casa fu un’iniziativa fondamentale che mirava a risolvere la carenza di abitazioni adeguate per le famiglie più povere e a migliorare le condizioni di vita di molti cittadini. La città di Cefalù, come molte altre città siciliane, soffriva di una grave mancanza di abitazioni dignitose, con molte persone costrette a vivere in alloggi fatiscenti e sovraffollati. Il piano proposto da Ilardo prevedeva la costruzione di nuovi edifici residenziali destinati alle famiglie a basso reddito. Questo piano fu un successo, che migliorò significativamente la qualità della vita di molti cefaludesi, consentendo loro di vivere in case più confortevoli e sicure.

Il Piano della Scuola, invece, era un’iniziativa volta a rispondere alla crescente necessità di una formazione professionale di qualità per i giovani della città. Cefalù stava attraversando un periodo di trasformazione economica, in cui il settore turistico stava guadagnando sempre più importanza. Ilardo capì l’importanza di formare una nuova generazione di giovani che potesse rispondere alle esigenze del mercato del lavoro, e promosse la creazione di una Scuola Alberghiera. La Scuola Alberghiera non solo forniva ai giovani le competenze necessarie per lavorare nell’industria turistica, ma rappresentava anche un’opportunità per accedere a lavori qualificati e ben retribuiti. Il Piano della Scuola fu quindi un passo importante per migliorare le opportunità professionali dei giovani cefaludesi, offrendo loro una solida formazione che li avrebbe preparati per il futuro. Entrambi questi piani erano esempi concreti di come Rosario Ilardo concepiva la politica: come un mezzo per risolvere le problematiche sociali, migliorare la vita dei cittadini e creare un futuro migliore per la città. Con questi piani, Ilardo non solo rispose a bisogni urgenti, ma cercò anche di costruire le fondamenta per un futuro più prospero per Cefalù.

“In politica non si sale, ma si scende”

Cosa è stata la politica per Ilardo? Una delle sue affermazioni più celebri e significative è «In politica non si sale, ma si scende», un’espressione che riassume il suo approccio alla politica come servizio alla comunità. Secondo Ilardo, il politico non deve mai considerare la politica come un’opportunità di avanzamento personale, ma come una vocazione a servire gli altri, a rispondere alle esigenze della collettività. Per lui, la politica era un’arte di servizio, non di potere, e doveva essere guidata da valori come la giustizia, la solidarietà e l’impegno civile.

Un’altra delle sue affermazioni più significative riguardava il concetto di «programmazione». «Non c’è programmazione se non c’è conoscenza del territorio e delle sue dinamiche», diceva Ilardo, sottolineando l’importanza di conoscere bene le esigenze concrete della città prima di intraprendere qualsiasi azione politica. La sua visione della politica era quindi pragmatica e radicata nella realtà, con un approccio che poneva al centro l’ascolto delle persone e la risoluzione dei loro problemi. In molte delle sue dichiarazioni, Ilardo ribadiva anche l’importanza della trasparenza e della partecipazione. Era convinto che per fare una politica efficace, che rispondesse davvero ai bisogni della gente, fosse necessario un continuo dialogo tra le istituzioni e i cittadini.

La sua politica si contraddistingueva per la volontà di includere tutti e per l’impegno costante a favorire la partecipazione popolare. «La politica è il servizio agli altri, non l’affermazione di se stessi», era un altro dei suoi principi fondamentali, e con questa visione, Rosario Ilardo ha costruito la sua carriera politica, sempre orientata verso il bene comune e il miglioramento della qualità della vita dei suoi concittadini. Queste parole, che restano come un vero e proprio manifesto della sua carriera, sono oggi una guida per chiunque desideri fare politica con lo stesso spirito di servizio e dedizione alla comunità.

L’impegno ecclesiale

L’impegno di Rosario Ilardo nella Chiesa locale fu una parte fondamentale della sua vita, e rifletteva l’integrazione tra la sua fede e il suo impegno politico. Fin da giovane, Rosario nutriva una profonda devozione religiosa, che lo portò a impegnarsi attivamente nelle attività della Chiesa. Oltre a essere un fedele praticante, Rosario ricoprì numerosi incarichi di responsabilità all’interno della comunità ecclesiastica di Cefalù. Fu componente dell’Opera del Duomo di Cefalù, che si occupava della tutela e del restauro del patrimonio artistico e religioso della città, contribuendo con la sua esperienza nella gestione delle risorse e nella pianificazione di progetti di recupero. Inoltre, fu membro e direttore del Consiglio dei Lavori della Chiesa diocesana, dove lavorò per il restauro e la valorizzazione dei luoghi di culto, come il convento di San Domenico, che grazie alla lungimiranza della sua politica, divenne un centro culturale e spirituale di grande importanza.

Nel corso degli anni, Rosario si dedicò anche al Santuario di Gibilmanna, dove promosse, insieme alla Fraternità cappuccina del tempo, il progetto “Progetto Pace per Gibilmanna”, un’iniziativa che mirava a rilanciare il santuario sotto il profilo religioso, culturale e sociale. Questo progetto contribuì a rendere Gibilmanna uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti della Sicilia. L’impegno di Rosario con la Chiesa andava oltre la gestione materiale delle risorse; cercava di creare un punto di incontro tra fede e civiltà, tra spiritualità e servizio alla comunità. La sua azione si ispirava ai principi cristiani di giustizia, solidarietà e pace, che cercava di trasferire anche nel suo lavoro politico, rendendo la politica un’ulteriore forma di servizio a Dio e alla sua comunità. Il lavoro che Rosario svolse per la Chiesa cefaludese, sia a livello gestionale che spirituale, ha lasciato una traccia duratura nella città e continua a essere un esempio per tutti coloro che operano nell’ambito del sociale e della cultura.

Uomo di pace

La pace fu un tema fondamentale per Rosario Ilardo, che non la intendeva semplicemente come l’assenza di conflitto, ma come la costruzione di una società più giusta, più equa e più solidale. Durante gli anni della sua carriera politica, Rosario si trovò a fronteggiare le difficoltà di un’Italia e di una Sicilia segnate da forti disuguaglianze sociali e da un crescente malcontento popolare. In questo contesto, la sua visione di pace si tradusse in politiche concrete per ridurre le disuguaglianze, promuovere l’istruzione e l’occupazione, e garantire a ogni cittadino una vita dignitosa. La pace per Ilardo significava anche garantire a tutti l’accesso ai servizi sociali essenziali, come la sanità, l’istruzione e l’alloggio. Il suo impegno per la giustizia sociale e l’uguaglianza lo spinse a intraprendere politiche che favorissero l’integrazione delle diverse classi sociali, in particolare delle fasce più deboli. Il suo famoso Piano della Casa e il Piano della Scuola furono parte di questa visione della pace, che cercava di risolvere i conflitti sociali creando una città più equa e più aperta a tutte le sue componenti. La politica di Rosario Ilardo non si limitava alla semplice amministrazione della città, ma puntava a costruire una comunità più giusta, in cui ogni cittadino fosse rispettato e avesse l’opportunità di vivere una vita dignitosa. Il suo approccio alla pace era quindi pratico, sociale e politico, orientato a risolvere le disparità economiche e sociali e a promuovere la solidarietà tra i cittadini.

L’impegno nello scautismo

Anche in età adulta, Rosario Ilardo continuò a dimostrare una forte dedizione al servizio della sua comunità e dei giovani, rimanendo attivo nel movimento scout. Dopo aver ricoperto incarichi politici e amministrativi, nel 2002, a 74 anni, divenne Magister della Comunità degli Adulti Scout (Masci) di Cefalù, un ruolo che gli permise di formare nuove generazioni di giovani e adulti impegnati nel servizio civico e sociale. Ilardo non smise mai di trasmettere i valori dello scautismo, che erano per lui il fondamento di ogni impegno civico e politico. Durante il suo incarico, il Masci di Cefalù divenne una delle associazioni cittadine più attive e creative, impegnandosi in numerosi progetti di rilevanza sociale, culturale e storica. Un esempio tangibile del suo impegno fu la celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, quando Rosario e il Masci organizzarono una mostra storica che raccontava la storia di Cefalù e del Risorgimento. Questa mostra fu un importante momento di riflessione per tutta la città, che riuscì a riscoprire la propria identità storica e civica. Il progetto fu apprezzato anche dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che inviò un messaggio di congratulazioni. Il lavoro di Rosario all’interno dello scautismo dimostrò come anche in età avanzata fosse in grado di infondere nuova energia e di promuovere la crescita sociale e culturale della sua città. Il suo impegno per i giovani e la sua volontà di trasmettere loro i valori di servizio, solidarietà e impegno civico continuò a essere una parte fondamentale della sua vita, anche quando la sua carriera politica era ormai conclusa.

Gli studi e la pubblicazione sulla Rocca

Nel corso degli anni successivi alla sua attività politica, Rosario Ilardo si dedicò con rinnovato fervore alla ricerca storica e alla valorizzazione del patrimonio culturale di Cefalù. Da sempre appassionato di archeologia e storia, Ilardo dedicò molti anni alla studio della Rocca di Cefalù, uno dei luoghi simbolici della città. Nel 2013, a 85 anni, pubblicò L’Eccelsa Rupe: Studi, ricerche e nuove prospettive storiche sulla Rocca di Cefalù, un libro che rappresenta il frutto di oltre un decennio di ricerche e di scoperte. In questo lavoro, Ilardo esplorò la storia della Rocca sotto nuove prospettive, proponendo nuove interpretazioni sulla sua origine e sul suo ruolo nel contesto storico e archeologico di Cefalù.

La sua passione per la storia locale lo portò a riscoprire e documentare numerosi aspetti del patrimonio culturale della città, contribuendo a ridare lustro a un luogo che per lui era simbolo di identità e di continuità storica. Il suo lavoro sulla Rocca è oggi considerato una delle opere più importanti sulla storia di Cefalù, e rappresenta un punto di riferimento fondamentale per gli studiosi della città. La sua ricerca non si limitò alla mera raccolta di dati storici, ma cercò di collegare la storia della Rocca alla vita della città, riscoprendo legami profondi tra il passato e il presente. Il lavoro di Ilardo sulla Rocca di Cefalù è solo uno degli aspetti della sua vasta produzione intellettuale, che lo ha visto anche impegnato nella scrittura di saggi e articoli su temi storici e culturali legati alla sua città natale.

Dopo la sua morte

La morte di Rosario Ilardo nel 2019 non ha segnato la fine della sua eredità culturale e intellettuale. Anzi, la sua memoria è rimasta viva attraverso le sue opere, che continuano a influenzare gli studi sulla storia e sulla cultura di Cefalù. Nel 2019, poco dopo la sua morte, fu pubblicato un altro dei suoi lavori, L’antica cappella di San Biagio nell’agro cephaleditano, un’opera che documenta la storia di un luogo fondamentale per la storia religiosa della città. Il libro, che si distingue per la meticolosità e l’accuratezza delle ricerche, ha restituito un’importante documentazione storica su uno dei luoghi di culto più significativi della zona. La pubblicazione di quest’opera postuma ha permesso a Rosario Ilardo di lasciare un ultimo segno del suo impegno per la conservazione della memoria storica della sua città. I proventi della vendita di questa e altre sue opere furono destinati a scopi benefici, come egli stesso aveva sempre voluto. La sua continua attenzione verso le necessità della sua città e il suo spirito di solidarietà si riflettono anche in quest’ultima iniziativa, che contribuiva a sostenere le opere di carità a favore delle persone più bisognose di Cefalù. Anche dopo la sua morte, il suo lavoro continuò a contribuire alla crescita culturale della città, mantenendo viva la memoria storica e sociale che Rosario Ilardo aveva sempre cercato di promuovere.

I lavori che stava portando avanti

Prima della sua morte, Rosario Ilardo stava lavorando su una serie di progetti storici che avrebbero continuato a contribuire alla comprensione del passato di Cefalù. Tra questi, il suo interesse si concentrava sulle antiche porte della città, uno studio che avrebbe offerto nuove chiavi di lettura per comprendere meglio la struttura storica di Cefalù e la sua evoluzione nel tempo. Inoltre, stava preparando un’indagine sui sarcofagi medievali di Ruggero II, un lavoro che si proponeva di approfondire il legame della città con la storia della dinastia normanna. Ilardo era anche impegnato in una riflessione sulla giustizia sociale nell’antichità, un tema che rifletteva il suo interesse per le questioni sociali e il suo impegno costante a promuovere la giustizia e l’uguaglianza tra i cittadini. Purtroppo, la sua morte prematura interruppe questi progetti, ma gli appunti e gli studi lasciati da Ilardo sono oggi un patrimonio prezioso per gli studiosi della città. La sua dedizione alla ricerca storica e al recupero della memoria culturale della città di Cefalù continua ad ispirare molti ricercatori e appassionati della storia locale.

Il lascito alla città di Cefalù

La scomparsa di Rosario Ilardo ha rappresentato un momento doloroso per Cefalù, una città che ha perso una delle sue figure più importanti, ma che ha anche ereditato un patrimonio straordinario di idee, progetti e valori. La sua morte ha lasciato un vuoto, ma ha anche spinto la città a riflettere sull’importanza del suo impegno per la comunità. Ilardo ha dedicato tutta la sua vita al miglioramento della città, dalla politica all’impegno culturale e sociale, cercando sempre di rispondere ai bisogni dei più deboli e di costruire una città più giusta e più equa. La sua eredità è oggi ancora viva nei numerosi progetti che ha avviato e che continuano a beneficiare i cittadini di Cefalù. La sua visione della politica, come un mezzo per migliorare la vita della comunità, continua a essere un punto di riferimento per chiunque desideri impegnarsi per il bene comune. Cefalù non ha solo perso un grande politico e un grande amministratore, ma ha anche perso una persona che ha rappresentato il cuore pulsante della città, con il suo spirito di servizio, la sua passione per la storia e la cultura, e la sua dedizione verso la comunità.


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