Giuseppe Giardina nasce il 24 aprile 1899 a Cefalù, una città che, pur essendo immersa nella bellezza dei suoi paesaggi naturali, è anche segnata da una realtà economica e sociale difficile. La Sicilia dell’epoca viveva un periodo di grande turbolenza, con la povertà che affliggeva gran parte della popolazione, mentre il fenomeno dell’emigrazione all’estero rappresentava una via di fuga per molte famiglie in cerca di fortuna. La città di Cefalù, come molte altre in Sicilia, si trova a fare i conti con una condizione di miseria diffusa, che colpisce in modo particolare le famiglie più numerose e vulnerabili. Giardina cresce in questo ambiente, ma nonostante le difficoltà, la sua infanzia è segnata anche da una grande speranza. La figura di sua madre, Maria Domina Maggiore, gioca un ruolo fondamentale nella sua educazione. La madre, rimasta vedova a causa della morte prematura del marito Giovanni, emigrato negli Stati Uniti alla ricerca di un futuro migliore, trasmette al giovane Giuseppe valori di amore, fede e sacrificio che diventeranno il pilastro su cui si baserà tutta la sua vita. Questo forte legame con la fede cristiana e il servizio verso gli altri sarà determinante per il percorso che Giardina intraprenderà, sia nella sua carriera professionale che nel suo impegno civile e politico.
La vocazione religiosa interrotta dalla guerra
Giuseppe Giardina, inizialmente destinato a una carriera ecclesiastica, inizia gli studi al Seminario di Cefalù, dove riceve una formazione religiosa e teologica sotto la guida di Anselmo Evangelista Sansoni, vescovo della Diocesi. La sua giovinezza è segnata da una profonda spiritualità, che lo porta a dedicarsi alla religione con fervore, ma un evento decisivo cambierà il corso della sua vita. Con l’inizio della Prima Guerra Mondiale, come molti altri giovani siciliani, è chiamato alle armi. La guerra, con la sua violenza e il suo impatto devastante, segna un punto di rottura nel percorso religioso del giovane Giuseppe. Dopo aver completato gli studi liceali, ottiene il grado di sottotenente, e l’esperienza bellica lo segna profondamente, spingendolo a riflettere sul vero significato del servizio verso la comunità e sull’importanza di affrontare la sofferenza umana. La guerra lo cambia, facendogli capire che la sua vocazione non risiedeva più nella carriera ecclesiastica, ma in un impegno concreto nella società. Comincia a comprendere che la sua missione sarebbe stata quella di servire la comunità, non solo attraverso la fede, ma anche tramite un’azione sociale e politica finalizzata al miglioramento della vita delle persone più vulnerabili. Questo cambiamento segnerà il suo successivo percorso, spingendolo a un impegno che va ben oltre il campo religioso, abbracciando anche la politica e la professione medica.
La fondazione di L’Idea e l’impegno politico per la giustizia sociale
Nel 1919, durante gli anni immediatamente successivi alla guerra, Giardina fonda, insieme ad altri giovani cattolici, il giornale L’Idea a Cefalù. Il primo numero viene pubblicato il 15 agosto 1920, e fin da subito il giornale si distingue per la sua militanza politica, non limitandosi a trattare temi locali, ma affrontando questioni nazionali di grande rilevanza, come la riforma agraria, il diritto di voto alle donne e la lotta contro le ingiustizie sociali. L’Idea diventa così un punto di riferimento per chi, come Giardina, credeva che il cambiamento dell’ordine sociale dovesse essere ispirato dai principi cristiani di giustizia sociale e uguaglianza. La fondazione del giornale segna l’ingresso di Giardina nel mondo politico, dove si distingue per il suo coraggio e la sua visione di una società più equa. Questo impegno, però, lo porta a scontrarsi con il regime fascista, che cerca di reprimere le sue iniziative. Tuttavia, nonostante la censura e le difficoltà imposte dal regime, Giardina continua a lottare per i suoi ideali di giustizia sociale, mettendo sempre al centro il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione più povera. La sua convinzione che la politica debba servire il bene comune e non gli interessi personali lo rende una figura di riferimento per molti, capace di immaginare una società migliore, in cui i principi cristiani di amore per il prossimo venissero applicati anche nel mondo della politica.
Medico, marito e padre: la vita tra professione e famiglia
Nel 1924, Giardina si laurea in Medicina e, per perfezionare la sua carriera, si trasferisce a Milano, dove entra in contatto con alcuni dei migliori professionisti medici del tempo. È in questo periodo che conosce Malvina Millman, una compagna di studi con cui si sposa nel 1927. Malvina diventa non solo una partner affettuosa nella sua vita privata, ma anche un sostegno fondamentale nel suo impegno politico e sociale. Nonostante l’iniziale entusiasmo per Milano, le difficoltà economiche e familiari lo costringono a fare ritorno a Cefalù, dove inizia a lavorare come medico presso l’ospedale civico. La sua carriera prende piede con il suo ingresso nell’ospedale, dapprima come assistente volontario, e successivamente come assistente al reparto chirurgico, ruolo che ricopre per dieci anni. In questo periodo, egli non solo si afferma come medico, ma continua a lottare per migliorare le condizioni di vita della sua città. Nonostante il regime fascista e le difficoltà politiche, egli non si lascia sopraffare dalla censura e dalla repressione, mantenendo il suo impegno professionale e civile, e dimostrando una dedizione unica alla medicina e al benessere degli altri.
La Seconda Guerra Mondiale: la continua dedizione alla sua città
Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale, la città di Cefalù, come molte altre in Italia, è travolta dalle difficoltà causate dal conflitto. L’ospedale di Cefalù diventa il centro di accoglienza per molti rifugiati e soldati feriti, e Giardina continua a lavorare incessantemente, diventando un simbolo di speranza per la comunità. Nonostante la scarsità di risorse e la mancanza di attrezzature adeguate, il medico cefaludese non si arrende e continua a prendersi cura dei malati con grande dedizione. La sua figura emerge non solo per la sua competenza medica, ma anche per il suo spirito di sacrificio, che lo porta a curare i corpi ma anche a guarire le ferite sociali di un paese dilaniato dalla guerra. La sua dedizione non si limita alla medicina, ma si estende al sociale, con una particolare attenzione alle famiglie più povere e a coloro che soffrono maggiormente le conseguenze del conflitto. Questo periodo di guerra rafforza la sua convinzione che la sua missione fosse quella di servire la comunità, senza mai fermarsi, nonostante le difficoltà.
Il Sindaco Giardina: una visione di rinnovamento per Cefalù
Nel 1946, dopo la fine della guerra, Giuseppe Giardina viene eletto sindaco di Cefalù, una città che si trova in un momento di grande difficoltà. La guerra ha lasciato segni indelebili, ma Giardina vede in questo momento storico l’opportunità di trasformare Cefalù. Durante il suo mandato, che durerà fino al 1965, Giardina avvia una serie di interventi infrastrutturali che cambiano il volto della città: la costruzione del lungomare, la creazione di un porto e la realizzazione di altre importanti opere turistiche e culturali. Ma il suo impegno non si limita alla sola parte edilizia; la sua attenzione si rivolge anche ai più bisognosi, ai poveri e agli emarginati. Promuove la costruzione dello stadio Santa Barbara e la realizzazione dell’Istituto Artigianelli, una scuola che diventa un punto di riferimento per la formazione dei giovani e per l’inserimento lavorativo. La sua amministrazione si distingue per un impegno straordinario nel migliorare le condizioni sociali e per un’attenzione costante al miglioramento delle opportunità per i più vulnerabili. Giardina diventa così una figura di riferimento, un “sindaco santo” che non cerca il potere, ma si dedica anima e corpo al servizio della sua città.
Il Sindaco Giardina: carità, umiltà e servizio
La figura di Giuseppe Giardina è quella di un uomo di grande carità, che vive la sua fede in modo concreto e quotidiano. Durante il suo mandato, la sua attenzione si concentra soprattutto sui più deboli, sui malati, sugli emarginati e sui poveri. La sua vita è un continuo atto di servizio verso il prossimo, senza mai cercare il riconoscimento personale o il potere. La sua carità non è mai una semplice parola, ma si traduce in azioni concrete, come la promozione di politiche a favore delle classi più povere, la creazione di opportunità di lavoro e la garanzia di un miglioramento delle condizioni sociali. Giardina incarna perfettamente i principi cristiani di giustizia sociale e amore per il prossimo. La sua figura non è solo quella di un medico e di un politico, ma anche di un uomo che ha vissuto la sua vita come una testimonianza di fede e di dedizione al bene comune.
I funerali di Giardina: la città lo saluta come un santo
Il 6 maggio 1965, Giardina muore, ma lascia dietro di sé una traccia indelebile nella città di Cefalù. I suoi funerali, celebrati il 8 maggio dello stesso anno, sono un evento straordinario che coinvolge l’intera comunità. La piazza Duomo è gremita di persone, uomini e donne di tutte le età e condizioni sociali, che si radunano per dare l’ultimo saluto a un sindaco che ha rappresentato un simbolo di speranza e giustizia. Quando le campane suonano a morto, l’intera città si ferma, e la lunga processione che segue il corteo funebre testimonia il grande affetto che la popolazione nutriva per lui. La sua morte in povertà, come aveva vissuto, è un’ulteriore testimonianza della sua dedizione totale alla città. Giardina, in vita, ha incarnato i principi cristiani di carità, giustizia sociale e amore per il prossimo, e la sua morte segna la fine di un’era per Cefalù, ma il suo esempio continua a vivere nei cuori di chi lo ha conosciuto.