Cefalù in una parola: i 4 significati della «luce» nella canzone di Mario Macaluso

Tra le parole che impreziosiscono la canzone che Mario Macaluso ha dedicato a Cefalù, una brilla più di tutte: “luce”. Nel testo compare più volte e ogni volta assume un significato diverso, racchiudendo in sé la bellezza e l’anima della città normanna. Non è un caso che siano 4 i significati: come i punti cardinali, le stagioni, gli elementi fondamentali della vita, anche qui il numero diventa simbolo di stabilità e completezza.

Il primo significato è quello della vita. Cefalù viene descritta come “respiro di luce”, immagine potente che lega il sorgere del sole sul mare alla forza vitale che rigenera e accompagna chi abita e chi visita questo luogo unico.

Il secondo significato è quello della memoria. La città è “la luce che resta”, simbolo di un ricordo che non svanisce, di una presenza che dura nel tempo. È la traccia luminosa che Cefalù lascia nel cuore di chi l’ha vista, anche quando lo sguardo non può più abbracciarla.

Il terzo significato è quello spirituale. La luce qui è quella del Cristo Pantocratore nel Duomo, bagliore eterno che va oltre l’oro dei mosaici, diventando promessa di fede e speranza per i credenti.

Infine, il quarto significato è quello della quotidianità poetica. È la luce che si riflette nei piccoli gesti e nei profumi del borgo: il pane, le strade, il mare che accoglie e accompagna. Una luce semplice e straordinaria allo stesso tempo, che abita la vita di ogni giorno.

Quattro sfumature, quattro immagini, un’unica parola che diventa chiave di lettura per comprendere quanto Cefalù sia molto più di un luogo: è un’esperienza luminosa che resta impressa per sempre.

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