Quando le siccità venivano scongiurate dal miracoloso Crocifisso Nero di Termini Imerese

L’antico Crocifisso posto attualmente nella Cappella di S. Gaetano (la seconda della navata destra) del Duomo di Termini Imerese era anticamente collocato in un apposito altare ubicato nella chiesa dell’Annunziata nella medesima Città.

La pregevolissima scultura lignea a grandezza naturale, con perizoma rivestito da foglia d’oro è databile al XV sec. Secondo lo storico termitano Vincenzo Solito nella sua opera “Termini Himerese città della Sicilia posta etc” e nello specifico nel tomo II (edito a Messina nel 1671) pag. 92, fu donata alla città di Termini Imerese da Alfonso il Magnanimo (1396 – 1458).

Così scrisse il Solito:

[…] vi si conserva ab antico nella chiesa dell’Annunziata un Santo Crocifisso grande di rilievo della statura di un huomo: il quale alcuni giudicano essere opera antichissima, ma in realtà non si sa da chi fosse stato scolpito: Si è però compiaciuta Sua Divina Maestà (Re Alfonso dei Regi di Castiglia) darlo alla Città di Termini per rimedio in tutte le affizioni e tribolazioni di essa. Nel mancamento della pioggia è rimedio unico, et efficace l’uscire in processione con detto Crocifisso, poiché subito si ha la gratia di essa, così successe alli 20 di ottobre del 1618. Alli 3 d’aprile del 1625. Alli 4 di novembre del 1630, fu per la medesima causa portato nella maggior Chiesa della città, dove dimorò molti giorni: in una notte però mentre dimorava il santo Crocifisso in quella Chiesa, fu veduto da alcuni giovani, che stavano a guardia del detto simulacro, una gran processione per tutta la Chiesa, che ardeva di lume smisurato intorno; nella quale processione si conduceva la detta immagine; e per conferma di questo in quel medesimo tempo li PP. Francescani della Scarpa, che stavano vicino alla detta Madre Chiesa, viddero tanto di lume e splendore in essa, che pensarono si bruggiasse: il medesimo viddero il Sacerdote D. Andrea Miroldo, et il Dottor Matteo Bertolo Dottor in Medicina; onde li Signori Giurati la mattina seguente, fabbricando un palco di tavole in mezzo la detta Chiesa, collocarono la santa imagine sopra di esso, e con festa solennissima di tutto il popolo e Religiosi vi si trattenne altri giorni tre con concorso straordinario, a fine delli quali fu portata alla sua Chiesa. Né di questa sola volta comparve la Chiesa così luminosa, ma altre volte si è veduta la Chiesa della Nunziata tutta piena di lume, non vi essendo nemmeno la lampada accesa […]

L’opera si presenta in discrete condizioni di conservazione e meriterebbe uno studio approfondito dal punto di vista stilistico in modo da poter effettuare utili correlazioni con la coeva produzione spagnola. Una ricerca d’archivio da condurre sia in Sicilia che in Spagna potrebbe confermare l’antica tradizione orale tramandataci dal Solito, togliendo finalmente l’aura di mistero che avvolge sinora questa interessantissima scultura.

Giuseppe Longo

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