La dicitura è presa in prestito dalla natura ed in particolare dal nido degli uccelli che si svuota quando i piccoli raggiungono la capacità di spiccare il volo, lasciandolo vuoto. Proprio come la coppia di uccellini-genitori sa che prima o poi i piccoli voleranno via per cercare un compagno/a e costruire il loro nido, allo stesso modo il padre e la madre vivranno questo delicato passaggio che appartiene al naturale corso dell’esistenza. Infatti, quando i figli lasciano la casa per motivi lavorativi, di studio o sentimentali, la coppia genitoriale vive emozioni di malinconia, tristezza e vuoto, sintomi che rientrano in quella che viene denominata sindrome del nido vuoto. Mentre può essere sano sentire la tristezza specie nel primo periodo, non lo è più qualora tali sentimenti perdurano nel tempo e si configurano in depressione. Tale condizione psicologica solitamente si supera col trascorrere del tempo poiché la coppia coniugale si reinventa trovando nuovi equilibri e costruendo nuove relazioni, ma non per tutti è così, specie se le famiglie sono invischiate, conflittuali o particolarmente problematiche. In tali situazioni, la fuoriuscita dei figli può a volte servire da detonatore e spingere la coppia, che stava insieme solo per “il bene dei figli”, verso la separazione, o al contrario il ritrovarsi di nuovo soli, ossia nella medesima condizione prima del loro arrivo, consente loro di scoprirsi con nuove passioni e nuova intimità.
Il superamento della condizione è ancor più complessa quando i genitori contavano sui figli per realizzare i desideri da loro non avverati, in questa situazione può davvero essere difficile attraversare il vuoto che lasciano e facilmente emergono sindromi depressive dalle quali non è facile uscire se non con un supporto psicoterapeutico adeguato. Rinegoziare la relazione coniugale, ritrovarsi nuovamente moglie/marito e soprattutto trovare la giusta distanza dal figlio/a, ossia andare in cerca di un nuovo modo d’essere madre/padre, sono bivi che appartengono al ciclo di vita della famiglia e non possono essere evitati. Infatti, capita che alcuni genitori tendono a trattenere con se i figli più a lungo possibile e allo stesso tempo non sono mollati dai figli che mantengono le stesse abitudini anche quando vanno via fisicamente da casa. Per concludere, costruire pazientemente il nido o la casa richiede sacrifici e tanto lavoro, ma solo se si lascia loro spiccare veramente il volo si può dire di averli amati veramente, se così non è e si evita loro di andare via e diventare autonomi, si è soltanto andati alla ricerca di un bene di tipo egoistico che porterà ad un solo risultato: non sentire il dolore della separazione.