Droni contro gli incendi: la NASA sperimenta una nuova frontiera nella lotta ai roghi boschivi notturni

Con l’intensificarsi degli incendi boschivi a causa dei cambiamenti climatici, cresce anche l’urgenza di trovare soluzioni tecnologiche in grado di proteggere vite umane e ambienti naturali. In questo contesto, la NASA sta lavorando a una rivoluzione silenziosa, ma decisiva, che prende il volo con un nome evocativo: ACERO, acronimo di Advanced Capabilities for Emergency Response Operations.

L’obiettivo? Usare droni intelligenti e sistemi portatili di gestione dello spazio aereo per supportare, e in certi casi sostituire, i mezzi con piloti umani nelle fasi più pericolose e delicate della lotta agli incendi.

Una squadra nel cielo

A parlarne è Patrick Hill, ingegnere di sistema e responsabile dell’addestramento dei droni presso il Langley Research Center della NASA. Durante la recente dimostrazione di volo in California, Hill ha guidato un drone molto particolare: si chiama SuperVolo, un velivolo ibrido (benzina-elettrico) capace di decollare verticalmente e poi volare come un piccolo aereo, rimanendo in aria per ore anche in condizioni difficili.

«I droni non vogliono sostituire gli aerei con equipaggio», spiega Hill, «ma possono fare le cose più noiose, sporche o rischiose, come restare ore ferme su una montagna per fungere da ponte radio o sorvegliare un’area di notte».

Combattere il fuoco anche al buio

Ed è proprio la notte il terreno di conquista dei droni. Mentre gli aerei con equipaggio restano a terra per motivi di sicurezza, i droni possono continuare a operare: monitorano il fronte del fuoco, comunicano dati meteorologici, trasmettono immagini in tempo reale e, presto, potranno anche trasportare piccole attrezzature alle squadre sul campo.

Grazie a strumenti come le radiosonde (che raccolgono dati atmosferici) e telecamere termiche, gli UAS (Uncrewed Aircraft Systems) sono diventati veri e propri occhi e orecchie elettronici, capaci di fornire informazioni vitali ai coordinatori delle operazioni.

PAMS: il cervello della missione

Ma la vera novità è un sistema dal nome poco noto ma dal potenziale enorme: PAMS, ovvero Portable Airspace Management System. Si tratta di una piattaforma mobile che consente di creare e monitorare in tempo reale un’area di spazio aereo riservata ai droni, evitando collisioni con altri velivoli e permettendo una gestione ordinata delle operazioni.

Durante la dimostrazione, PAMS ha permesso agli operatori di vedere in tempo reale tutti i droni in volo, ricevere avvisi se un velivolo usciva dalla sua area assegnata e coordinarsi con CAL FIRE, l’ente californiano per la protezione antincendio.

«È come avere una torre di controllo portatile», racconta Hill, «una specie di torre di controllo del traffico aereo sul campo».

Una tecnologia promossa dai soccorritori

Le prime prove sul campo hanno ricevuto ottimi riscontri da parte dei vigili del fuoco. Il sistema ha dimostrato di migliorare la sicurezza, la coordinazione e l’efficienza delle missioni aeree. E in futuro, spiega Hill, si punta a una collaborazione ancora più stretta: droni in volo alto che fungono da “ponte radio”, altri a bassa quota che guidano i Canadair verso il bersaglio, e piccoli UAS che consegnano strumenti ai pompieri in aree isolate.

Il futuro è già in volo

ACERO non è solo un progetto NASA, è un esperimento collettivo che coinvolge sviluppatori, ingegneri, operatori, piloti e protezione civile. Il suo cuore non è solo tecnologico, ma anche umano: condividere i dati, migliorare le procedure, salvare vite.

«Alla NASA, la condivisione delle conoscenze è parte della nostra missione», dice Hill. «Le tecnologie che sviluppiamo devono arrivare anche ai pompieri e alle squadre che ogni giorno combattono il fuoco».

In un’epoca in cui gli incendi diventano sempre più devastanti, la tecnologia non è più solo un supporto, ma un alleato indispensabile. E i droni, con il loro ronzio discreto, stanno già disegnando un nuovo modo di proteggere il pianeta.

Cambia impostazioni privacy