Gli articolisti di Gratteri si incontrano dopo 35 anni. Un appello per la dignità del lavoro

Da Gratteri un appello forte alla politica: riconoscere il valore di una generazione dimenticata.

Gratteri – Era il 16 luglio del 1990 quando venti giovani gratteresi, accompagnati da un tutor, muovevano i primi passi in un progetto che doveva durare appena un anno. Li chiamavano “Articolisti”, in virtù del celebre articolo 23 che ne disciplinava l’assunzione. Un nome tecnico, burocratico. Ma dietro quella parola c’era l’inizio di un percorso umano e professionale che, per molti, avrebbe segnato un’intera vita.

Trentacinque anni dopo, esattamente il 16 luglio del 2025, quegli stessi protagonisti si sono ritrovati. Lo hanno fatto in un incontro elegante e ricco di emozioni, nella cornice del Gratteri Resort. Un ritrovo che non è stato solo celebrazione, ma anche memoria viva e appello accorato a una giustizia ancora negata.

Tra sorrisi, abbracci e ricordi, il pensiero è andato anche a chi non c’è più: colleghi scomparsi, ma presenti nel cuore di tutti, eternamente giovani in quella stagione irripetibile della vita che fu l’inizio di tutto.

Quella degli Articolisti è una storia tutta siciliana. Una storia di lavoro e precarietà, di professionalità e invisibilità. Nati come soluzione provvisoria a esigenze strutturali della pubblica amministrazione, quegli impieghi “a tempo” si sono trascinati per decenni, tra proroghe, attese e nuove normative. In molti sono rimasti al servizio degli enti locali, diventando figure chiave nei settori dell’istruzione, dell’ambiente, dei servizi sociali. Eppure, quegli anni, fondamentali per il funzionamento della macchina pubblica, sono rimasti fuori dai conti dello Stato. Nessun contributo pensionistico. Nessun riconoscimento ufficiale.

Altri hanno preso strade diverse: vincendo concorsi, indossando divise, entrando nel corpo forestale, nella scuola, in nuovi ruoli stabili. Ma nessuno ha dimenticato quei primi anni vissuti nel limbo della provvisorietà, quando ogni giorno si dava il massimo pur sapendo di essere considerati “temporanei”.

Proprio da Gratteri, oggi, si leva una voce corale. Un appello forte alla politica regionale e nazionale: riconoscere il valore di quel tempo di servizio, colmare quel vuoto normativo e restituire dignità a una generazione che ha lavorato in silenzio, con sacrificio e dedizione, spesso senza tutele né certezze.

Per alcuni, il traguardo della pensione è già arrivato. Ma è una pensione mutilata, ingiustamente privata degli anni che più di tutti hanno pesato sulle spalle e sul cuore. Tra questi, persino gli ex tutor che hanno coordinato per anni i progetti LSU in tutta la Sicilia.

«Non è solo una questione economica», hanno ribadito i partecipanti all’incontro. «È una questione di giustizia sociale, di verità, di rispetto per il lavoro svolto. Una questione di memoria collettiva che non può più essere ignorata».

Il 16 luglio del 1990 non fu solo l’inizio di un impiego. Fu l’apertura di un tempo nuovo, fatto di responsabilità e passione. Trentacinque anni dopo, quel giorno torna a parlare. E lo fa con la forza del ricordo, ma anche con la dignità di chi sa che la memoria deve farsi azione.

E così, da Gratteri, piccolo paese ma cuore pulsante di storia e di coscienza civile, si leva un messaggio chiaro: ascoltateci.
Non si tratta solo di un fatto economico, ma di dignità. Di verità. Di giustizia sociale.

L’incontro a Gratteri è stato anche un’occasione per guardare avanti, perché il tempo del fine lavoro si avvicina per molti, e con esso la necessità di “far quadrare i conti”. Ma farli quadrare davvero significa anche colmare quel vuoto normativo e umano lasciato da anni di impieghi precari mai ufficialmente riconosciuti.

Per questo, oggi più che mai, la memoria diventa impegno. E il ricordo di quel 16 luglio 1990 si trasforma in voce collettiva. Una voce che chiede ascolto, rispetto e giustizia.

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