Allo stadio “Giovanni Zini” di Cremona, la Coppa Italia ha offerto uno di quei capitoli che la memoria sportiva custodirà a lungo. Il Palermo guidato da Filippo Inzaghi, con piglio tenace e spirito di squadra, ha scritto la propria pagina di gloria superando la Cremonese ai calci di rigore dopo uno 0-0 intriso di tattica, resistenza e occasioni calibrate.
Il verdetto si è compiuto nella più crudele delle lotterie, quella dal dischetto, in cui la freddezza diviene arte e la concentrazione si eleva a virtù. Qui è stato Bardi a salire sul proscenio: il portiere rosanero, immobile nella sua calma, ha ipnotizzato Johnsen sul quinto rigore grigiorosso, sancendo così la qualificazione dei siciliani. Prima di quell’istante decisivo, il Palermo non aveva sbagliato nulla: Brunori, Palumbo, Corona, Augello e Ceccaroni hanno trasformato con precisione chirurgica, scandendo una marcia inesorabile verso la vittoria.
La Cremonese, condotta da Davide Nicola, non era stata da meno fino al colpo di scena finale. Bondo, Vázquez, Mussolini e Terracciano avevano risposto colpo su colpo, alimentando una tensione degna dei più nobili scenari della competizione. Ma il fato, come spesso accade nel calcio, ha deciso di premiare la squadra che ha mostrato maggior lucidità nei momenti topici.
Sul piano tattico, la sfida ha visto due schieramenti speculari, entrambi in assetto a tre dietro, segno di una modernità strategica che affonda le radici nel controllo degli spazi e nell’elasticità delle ripartenze. La Cremonese ha puntato sul dinamismo degli esterni Zerbin e Vandeputte e sull’esperienza di Bonazzoli e De Luca in avanti. Il Palermo, invece, ha costruito attorno alla solidità difensiva di Ceccaroni e Bani, affidando a Segre e Ranocchia la regia del centrocampo, e trovando in Pohjanpalo il riferimento offensivo capace di reggere il peso dell’intera manovra.
Inzaghi, uomo di coppe per vocazione e temperamento, ha così aggiunto un altro tassello alla sua carriera in rosanero, confermando la mentalità di un gruppo che sembra aver compreso il valore dell’equilibrio tra sacrificio e talento. La vittoria di Cremona non è soltanto un passaggio di turno, ma un messaggio: il Palermo, oggi, è una squadra che sa soffrire, sa attendere e sa colpire al momento giusto.
In fondo, il calcio insegna ancora che non basta il gioco, né soltanto la tattica: serve anche cuore, e i rosanero ne hanno dimostrato in abbondanza sotto il cielo lombardo.
Tabellino
CREMONESE (3-5-2): 1 Audero; 24 Terracciano, 6 Baschirotto, 15 Bianchetti (Cap.); 7 Zerbin, 18 Collocolo, 33 Grassi, 27 Vandeputte, 3 Pezzella; 90 Bonazzoli 9 De Luca.
In panchina: 16 Silvestri, 69 Nava, 8 Valoti, 11 Johnsen, 13 Afena-Gyan, 17 Sernicola, 19 Castagnetti, 20 Vazquez, 22 Floriani Mussolini, 23 Ceccherini, 38 Bondo, 48 Lordkipanidze, 55 Folino, 77 Okereke. Allenatore: Nicola.
PALERMO (3-4-2-1): 22 Bardi; 29 Peda, 13 Bani, 32 Ceccaroni; 27 Pierozzi, 8 Segre (Cap.), 10 Ranocchia, 3 Augello; 21 Le Douaron, 11 Gyasi; 20 Pohjanpalo. In panchina: 63 Cutrona, 77 Di Bartolo, 5 Palumbo, 9 Brunori, 15 Nicolosi, 18 Avena, 23 Diakité, 28 Blin, 31 Corona, 80 Squillacioti, 86 Brutto. All. Inzaghi.