Cannabis e fertilità: lo studio su Nature rivela 5 gravi rischi per le donne

Un nuovo studio pubblicato su Nature Communications lancia un allarme forte e chiaro: il consumo di cannabis può compromettere seriamente la fertilità femminile, aumentare il rischio di aborto spontaneo e incidere negativamente sulla salute dei nascituri. La ricerca, condotta in Canada su oltre un migliaio di campioni di liquido ovarico, mette in luce come il tetraidrocannabinolo (THC), la sostanza psicoattiva responsabile dello “sballo”, alteri i meccanismi chiave della maturazione degli ovociti.

Lo studio canadese

Gli scienziati hanno osservato che gli ovociti esposti al THC maturano troppo velocemente, un’apparente buona notizia che però nasconde un pericolo: anomalie cromosomiche potenzialmente gravi. Persino gli ovociti immaturi trattati in laboratorio con THC hanno mostrato irregolarità nei processi di divisione cellulare, compromettendo lo sviluppo embrionale.

I rischi concreti

Secondo Jamie Lo, esperto di ostetricia e ginecologia dell’Oregon Health & Science University, i risultati «sono preoccupanti e sottolineano l’importanza di un approccio cauto nell’uso della cannabis quando si pianifica una gravidanza». Nonostante questo, l’uso di marijuana in gravidanza è in crescita, soprattutto in Nord America: dal 2002 al 2020, le donne incinte che dichiarano di consumarla sono più che triplicate, convinte che possa aiutare a ridurre nausea e disturbi legati alla gestazione.

Conseguenze sui nascituri

La letteratura scientifica non lascia dubbi: cannabis e gravidanza non vanno d’accordo. Studi precedenti hanno già collegato l’uso della marijuana a basso peso alla nascita, parto prematuro, autismo e nei casi più gravi morte fetale. Le nuove evidenze di Nature aggiungono un tassello ancora più allarmante, perché riguardano la fertilità stessa e la capacità delle cellule riproduttive di svilupparsi correttamente.

Una sostanza sempre più potente

A preoccupare gli esperti è anche l’aumento della concentrazione di THC nei prodotti in commercio. Dal 1995 al 2022 la potenza della cannabis è quadruplicata, con conseguenze che vanno oltre la fertilità: danni neurologici, disturbi comportamentali e alterazioni cerebrali irreversibili negli adolescenti. La cosiddetta “droga leggera”, dicono i ricercatori, non è mai esistita.

Un messaggio chiaro alle donne

Il verdetto degli studiosi è netto: chi si trova in età fertile, e ancor più chi pianifica una gravidanza, deve essere consapevole dei rischi. Ridurre o eliminare il consumo di cannabis in questa fase della vita può fare la differenza tra una gestazione serena e complicazioni potenzialmente gravi. Un messaggio che risuona con forza anche in Europa e in Italia, dove cresce l’attenzione verso i rischi legati alla sostanza.

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