Disturbo psicosomatico: malattia immaginaria?

Cefalea tensiva o mal di testa, torcicollo, dolori muscolari e articolari, gastrite, ipertensione arteriosa, asma, fame d’aria, dermatiti, allergie, orticaria, iperidrosi o sudorazione eccessiva, capogiri, acufeni ovvero fischi e ronzii uditivi, stanchezza cronica, etc. sono alcuni dei numerosi disagi fisici inseriti nella categoria dei disturbi psicosomatici.

Non mi fa piacere introdurre l’odierno articolo con un’elencazione che sembra un “bollettino medico”, tuttavia credo di avvicinarmi a esperienze condivisibili; infatti chi non ha provato qualche volta uno di questi fastidi? Chi poi, recandosi da un medico per capire meglio di cosa si tratti, ha magari appreso che alla base di tali malesseri o dolori non c’è una causa organica?

In molti casi immagino, si sarà fatto riferimento allo stress e all’ansia. In altri termini, ciò vuol dire che le emozioni hanno effetti sull’assetto biologico dell’organismo, in base alla risonanza psicologica che alcuni eventi o esperienze di vita suscitano nell’individuo.

Quando viviamo situazioni ansiogene, preoccupanti o di “urgenza”, nel nostro corpo si attiva il “sistema nervoso autonomo” così chiamato perché le sue funzioni sono indipendenti dal nostro controllo e dalla nostra volontà. Esso produce in caso di stress, ormoni come l’adrenalina e il cortisolo i quali di norma garantiscono le risorse organiche che ci servono per fronteggiare una situazione problematica o di tensione.

Quando però, questo “stato di allerta” psicologica si protrae troppo a lungo nel tempo, le strutture biologiche restano permanentemente attive e i suddetti ormoni cominciano a distruggere le proteine, rendono vulnerabili le nostre difese immunitarie e indeboliscono alcuni organi “sensibili”.

Occorre chiarire che oltre ai “disturbi organici”, in cui è presente la lesione di specifiche parti del corpo, esistono anche i “disturbi funzionali”, nei quali invece si riscontra l’alterazione di una funzionalità corporea senza che vi siano danni o lesioni agli organi corrispondenti. Questi casi hanno un’eziologia (causa) complessa e dubbia, eppure sono reali per chi li sperimenta e non si tratta di malattie immaginarie.

In passato si riteneva poco concreto un sintomo fisico, che non avesse cause biologiche o peggio lo si attribuiva alla fragilità/debolezza interiore della persona; attualmente e in una visione della “complessità”, l’eziologia psicosomatica coglie nessi più articolati tra fattori biologici, psicologici, interpersonali, sociali e ambientali superando i limiti della linearità causa-effetto.

Scopo di tale disciplina, tanto eterogenea quanto affascinante, è ricomporre l’originaria visione dualistica che separava la mente dal corpo, non sottovalutando il ruolo dei fattori biologici nella malattia, né sovrastimando quelli psicologici. Ancor più la sua forza è poter “guardare” e curare l’individuo che soffre, nella sua interezza psiche-soma, guarendo l’organo o la patologia senza “perdere di vista” la persona.

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