Massima trasparenza nella tassa di soggiorno: il sindaco replica al Meetup

Arriva la risposta del sindaco a quanto dichiarato dal Meetup Cefalù sulla tassa di soggiorno. Si può leggere sulla pagina facebook del primo cittadino. Vi sostiene che la competenza nella modifica del regolamento è del consiglio comunale. Ribadisce che il Comune di Cefalù è stato tra i primi ad adeguare il proprio Regolamento ai nuovi orientamenti del Giudice Amministrativo e che il Consiglio Comunale, nell’ambito delle modifiche apportate nel 2013, non si è occupato solo del problema relativo alla riscossione ma anche di tutti gli aspetti dettati dai nuovi pronunciamenti giuridico – amministrativi. «Al di là del fatto che nel Regolamento sia presente o meno la previsione esplicita della possibilità di introdurre un modulo di rifiuto del pagamento dell’imposta – scrive il sindaco – nulla cambia ai fini concreti della riscossione, in quanto tale dato emerge dal comportamento tenuto dal turista al momento del mancato pagamento dell’imposta». Per il primo cittadino «chi non ha pagato l’imposta è perché si è rifiutato di farlo. In verità già, da alcuni anni, in uno spirito di collaborazione nella documentazione trasmessa dal Comune alle strutture alberghiere è stato allegato anche un modulo per coloro che si rifiutano di pagare ma è di tutta evidenza che non può essere imposto al cliente di sottoscriverlo». Il sindaco aggiunge che nella destinazione delle somme «è stata da sempre applicata la massima trasparenza, sia attraverso la pubblicazione obbligatoria degli atti sull’albo on – line dell’Ente, sia assicurando tutte le forme di pubblicità previste dalla normativa vigente. Pertanto si rimanda agli atti pubblici che sono nella disponibilità di tutti coloro che vogliano prenderne visione».

Testo completo della replica del sindaco: In relazione al contenuto del documento pubblicato dal Meetup di Cefalù, preliminarmente preme sottolineare che il Regolamento di disciplina dell’imposta di soggiorno del Comune di Cefalù è conforme a quanto previsto dall’art.4 del D.lgs. 23/2011. Occorre ricordare,inoltre, che il Comune di Cefalù è stato tra i primi ad adeguare il proprio Regolamento ai nuovi orientamenti del Giudice Amministrativo e che il Consiglio Comunale, nell’ambito delle modifiche apportate nel 2013, non si è occupato solo del problema relativo alla riscossione ma anche di tutti gli aspetti dettati dai nuovi pronunciamenti giuridico – amministrativi. Al di là del fatto che nel Regolamento sia presente o meno la previsione esplicita della possibilità di introdurre un modulo di rifiuto del pagamento dell’imposta, nulla cambia ai fini concreti della riscossione, in quanto tale dato emerge dal comportamento tenuto dal turista al momento del mancato pagamento dell’imposta. Va da sé, infatti, che chi non ha pagato l’imposta è perché si è rifiutato di farlo. In verità già, da alcuni anni, in uno spirito di collaborazione nella documentazione trasmessa dal Comune alle strutture alberghiere è stato allegato anche un modulo per coloro che si rifiutano di pagare ma è di tutta evidenza che non può essere imposto al cliente di sottoscriverlo.

Quanto premesso, comunque, non è in contrasto con la possibilità di migliorare ulteriormente il Regolamento, la cui competenza rimane in capo al consiglio Comunale. L’Amministrazione attiva si è fatta promotrice di diversi incontri con associazioni di categoria, dei quali è stata fornita ampia pubblicità, al fine di delineare le linee guida per migliorare il vigente Regolamento (prevedendo anche una “cabina di regia” con rappresentanti di categoria e la destinazione di parte del gettito alle stesse strutture ricettive per interventi di riqualificazione). Tuttavia, con rammarico, è stata verificata l’indisponibilità a proseguire nella discussione di merito. Per quanto riguarda la destinazione delle somme per le finalità previste dalla legge e dal Regolamento, è stata da sempre applicata la massima trasparenza, sia attraverso la pubblicazione obbligatoria degli atti sull’albo on – line dell’Ente, sia assicurando tutte le forme di pubblicità previste dalla normativa vigente. Pertanto si rimanda agli atti pubblici che sono nella disponibilità di tutti coloro che vogliano prenderne visione.

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