Proponeva che nella nuova fondazione che avrebbe dovuto guidare l’ospedale Giglio vi facessero parte tutti i comuni del distretto sanitario cefaludese e non solo il comune di Cefalù. Non condivideva che in questa fondazione vi facessero parte gli ospedali pubblici più importanti del capoluogo palermitano. Per questo ha convocato un incontro fra i sindaci delle Madonie. Si è tenuto il 28 febbraio del 2015 presso il Municipio di Collesano. Lui, Giovanni Battista Meli, allora era il primo cittadino di quella comunità. A quell’incontro hanno declinato l’invito alcuni sindaci. Erano presenti, invece, diversi primi cittadini del comprensorio. A far toccare con mano, quella sera, i tanti problemi che si vivevano all’interno del nosocomio cefaludese è stato il cardiologo Antonino Di Paola: «I sindaci hanno il dovere di vigilare su quanto accade con l’ospedale di Cefalù. Occorre mettere mano al regolamento che disciplinerà il nuovo assetto del Giglio perchè l’ospedale è a Cefalù ma non appartiene ai soli cefaludesi. È del territorio. Ai cittadini poco importa la formula, chiedono una struttura che assicuri la sanità». Il suo intervento, quella sera, ha ricevuto tanti applausi dai presenti. E lui, Di Paola, non ha esitato a rincarare la dose: «Il rischio è che si continuino a prendere le decisioni nelle stanze palermitane». A diciotto mesi da quell’incontro, quanto si prevedeva quella sera è diventato realtà. Per questo abbiamo intervistato l’ex sindaco di Collesano Giovanni Meli.
Vogliono chiudere l’ospedale di Cefalù. Si può fare qualcosa oggi per impedirlo?
Si. Serve però non una semplice protesta e nemmeno pacifica. Serve una vera rivoluzione. Questa gente quando si parla della sofferenza, delle malattie e della vita o della morte di tutti noi non ha il diritto di decidere nulla. Inoltre hanno dimostrato di non avere nemmeno le qualità morali per farlo.
Da sindaco di Collesano, prima che si arrivasse alla fondazione Giglio, il 28 febbraio del 2015 ha organizzato un incontro con tutti i sindaci delle Madonie per chiedere delle garanzie. Sono state chieste allora queste garanzie?
Ricordo quell’incontro. Mi sono battuto con tutte le mie forze ma l’incontro è stato da molti Sindaci disatteso, con grande superficialità. Ricordo in quella occasione il grandissimo intervento del dottore Nino Di Paola, grandissimo uomo, innamorato del suo lavoro considerato missione. Grande spirito di servizio il suo e poi tanta passione messa in campo a salvaguardia dei diritti indispensabili e primari di una società che possa ancora definirsi societá civile.
Lei chiedeva che a far parte della Fondazione Giglio fossero tutti i comuni e non solo quello di Cefalù. Perchè?
Perchè prevedevo che in momenti come questi, la forza dei rappresentanti ”eletti” dal popolo avrebbe prevalso sulla politica dei nominati, gentaglia senza scrupoli, servi del potere politico di bassissimo livello regionale e nazionale.
La fondazione Giglio formata da enti pubblici porta avanti un ospedale con regole privatistiche. Lei allora vedeva una contraddizione nel fatto che a gestire privatisticamente l’ospedale di Cefalù fossero gli ospedali pubblici più importanti del capoluogo palermitano. Alla luce di quanto sta accadendo cosa può dirci oggi?
Anche questa contraddizione evidente è stata con grande forza evidenziata ma i poteri forti avevano giá deciso tutto. L’assenza dei Sindaci ha permesso loro di decidere indisturbati. Gli stessi rappresentanti del popolo, assenti in quella occasione, posso assicurarvi che non si tiravano mai indietro in occasione delle sfilate e passerelle. Anche i cittadini hanno le loro colpe. Si grida tanto e poi dopo un pò finisce tutto. Questa gentaglia fa questo perchè sa che dopo un pò chineremo tutti la testa.
L’ospedale Giglio dice di non ricevere fondi dalla Regione perchè si autofinanzia grazie alle sue prestazioni. Che senso ha chiudere dei reparti che funzionano a livello privato se vengono portati avanti senza fondi pubblici?
Personalmente non ho alcun interesse a conoscere nei dettagli la specificità economico finanziaria interna all’ospedale. Voglio al contrario portare tutti voi a fare una riflessione seria. La Sicilia in questi mesi estivi è stata distrutta da incendi dolosi… nonostante la presenza di 27.000 forestali in servizio attivo che dovrebbero far diventare la nostra terra un giardino. Questi fantocci che decidono di far morire tanta gente che soffre parlando di razionalizzazione della sanità mostrino gli attributi avendo il coraggio di razionalizzare aziende e gestioni interne fallimentari, che impegnano più di un terzo delle risorse disponibili del bilancio regione Sicilia. Non hanno il coraggio, perderebbero le elezioni del mandato politico successivo. Proprio per questa incapacità questo egoismo e questa cattiveria conseguente è portata avanti con disinvoltura sulla pelle della povera gente che soffre. Credo che non abbiano alcun diritto di fare quello che stanno facendo. Pagheranno davanti a Dio… se riusciranno a farlo. Ma questa volta la gente non sarà disposta ancora a subire le ambizioni di politicanti termitani inquisiti, questa volta per loro potrebbe veramente finire male. Per la prima volta credo seriamente che i politici devono aver paura non della mafia ma di qualche padre di famiglia che non potrà curare il figlio, la moglie, un fratello. Teniamo lontani gli onorevoli e tutta la gentaglia che proverà a sfruttare questa occasione di visibilità politica e vedrete che questa volta sarà il popolo che rimanderà al mittente questa vergogna che mortifica la società civile. E dire che hanno gridato per decenni che quando sarebbero arrivati loro al potere, avrebbero protetto i più deboli, gli umili. Siete soltanto degli assassini in giacca e cravatta.