Abbiamo ricevuto e pubblichiamo una lettera che ci ha inviato Piergiorgio Pomi che dal 2009 al 2012 è stato direttore generale dell’ospedale Giglio San Raffaele.
Le notizie relative al ridimensionamento dell’Ospedale Giglio di Cefalù non consentono, data la gravità del momento, polemiche o considerazioni sul passato, tuttavia mi permetto di chiarire alcuni punti che possono dare un contributo per affrontare i futuri incontri.
La Regione Siciliana, l’ASP di Palermo, il Comune di Cefalù e il San Raffaele in qualità di gestore hanno costituito nel 2003 la Fondazione non profit sulle “ceneri” dell’Ospedale Giglio. Lo Statuto e il progetto di Sperimentazione Gestionale non era certo quello di realizzare un Ospedale di Base, ma un ospedale multidiscipinare che si avvalesse di tecnologie diagnostiche innovative per rispondere alle esigenze sanitarie del territorio. Le nuove specialità e gli investimenti venivano autorizzate dalla Regione sulla base di un piano strategico pluriennale e i rimborsi, come per gli Ospedali Pubblici, venivano erogati in funzione delle prestazioni effettuate, mentre l’ASP provvedeva ai controlli tecnico-amministrativi e sanitari. Gli acquisti erano regolati con gare di appalto secondo la normativa del Pubblico. L’attività privata di cui si parla era ridotta all’attivita’ ambulatoriale intra-moenia ,attività svolta da tutti gli Ospedali, pari a circa il 2% del totale e alla applicazione del contratto privato per il personale dipendente.
La forte e “ sorprendente” crescita avvenuta in pochi anni, grazie alla efficienza e alla qualità delle prestazioni, rese necessaria la proposta di ampliamento degli ambulatori e dell’aumento dei posti letto da 250 a 350 per far fronte alle richieste dei pazienti e per avvicinarsi al Modello Standard di 400 posti letto ottimale per realizzare una economia di scala a beneficio del risultato economico dell’Ospedale.
Il “ piano di rientro “imposto alla Regione Siciliana nel 2009 determinò per l’Ospedale di Cefalù il blocco di ogni iniziativa e del Budget con effetti disastrosi per il mancato utilizzo della potenzialità della struttura ed il conseguente incremento delle liste di attesa a 30.000 pazienti . Casualmente in quel periodo ebbe inizio un’attività vessatoria di controllo delle cartelle cliniche e delle prestazioni ambulatoriali da parte dell’ASP che determinò un mancato rimborso per prestazioni effettuate ai pazienti Siciliani per circa 40 milioni di Euro che restarono nella disponibilità della Regione e nelle perdite di Bilancio della Fondazione.
Altro che gestione privatistica e fallita sperimentazione … i detrattori che poi riconoscono l’eccellenza dell’Ospedale si documentino e sono pregati di leggere la mia lettera pubblicata da Cefalunews il 12 febbraio del 2015.
Sulla base di questa breve cronistoria posso affermare con certezza che l’Ospedale di Cefalù non è mai stato favorito né con finanziamenti straordinari né con ripianamento di eventuali perdite mentre ho la sensazione che, nonostante il patrimonio di competenze ed esperienze e la forte attrattiva che esercita verso l’utenza, costituisca un “disturbo” per le Istituzioni perché è troppo importante e non sanno dove collocarlo nella rete degli Ospedali se non come Ospedale di Base come da Decreto Ministeriale.
Il documento del Comitato “sostenitori del Giglio” appena pubblicato definisce chiaramente con dati aggiornati le conseguenze disastrose a seguito di un ridimensionamento dell’Ospedale, voglio solo aggiungere che è una grossa responsabilità dissipare il valore dell’Azienda Ospedaliera di Cefalù facente parte del patrimonio sanitario della Regione Siciliana.
Piergiorgio Pomi, Ex Direttore Generale Ospedale San Raffaele Giglio
————————
Ecco la lettera che ci è stata inviata l’11 febbraio del 2015 da Piergiorgio Pomi da noi pubblicata il 12 febbraio.
Egregio Direttore, sono un assiduo e attento lettore del suo giornale. Sono stato Direttore Generale presente all’Ospedale San Raffaele Giglio dal Maggio 2009 al Gennaio 2012. Mi rendo conto che i problemi attuali riguardanti il futuro dell’Ospedale sono prioritari, tuttavia, in nome di chi ha dedicato impegno, professionalità ed esperienza per mantenere e migliorare il livello di eccellenza di questo Ospedale, mi corre l’obbligo di fare alcune osservazioni in merito alle affermazione contenute nella premessa della lettera del Segretario Aziendale ANAAO ASSOMED concernente il periodo della sperimentazione San Raffaele- Ospedale Giglio.
Affermazione “Ingenti investimenti di capitali da parte della Regione Siciliana”. La Fondazione costituita nel 2003 non ha avuto alcuna dotazione finanziaria. La Regione tramite l’ASP di Palermo ha finanziato il completamento dell’Ospedale e le attrezzature di base per il funzionamento dello stesso. Nel corso degli anni gli incrementi tecnologici e i miglioramenti strutturali sono stati finanziati mediante l’ autofinanziamento e l’indebitamento bancario. Tutti i beni mobili ed immobili della Fondazione sono patrimonio della Regione Siciliana così come il plus- valore aziendale acquisito dall’Ospedale alla fine della sperimentazione rispetto all’Ospedale Giglio di Cefalù del 2003. Il finanziamento della gestione avveniva, come per tutti gli Ospedali pubblici e privati, sulla base delle tariffe Regionali . La Regione non ha effettuato finanziamenti straordinari a favore dell’Ospedale San Raffaele Giglio né tanto meno ha ripianato eventuali perdite di Esercizio come si è verificato, invece, per gli Ospedali Pubblici.
Affermazione “ Dissennata gestione amministrativa.”I parametri di produttività, efficienza, qualità delle prestazioni e redditività sono stati valutati da Società di revisione esterna fra i migliori della Regione, lo stesso personale citato nella lettera rappresentava meno di tre unità per posto letto nonostante la complessità di alcuni reparti, l’occupazionalità dei posti letto superiore al 90% e i rilevanti volumi di attività ambulatoriale e diagnostica. La gestione economica ha riportato negli anni il pareggio di Bilancio. Forse il troppo successo dell’Ospedale ha determinato un “ inspiegabile” conflittualità che ha contribuito a creare le successive difficoltà.
Affermazione “Voragine dei conti di circa 80 milioni” In realtà la cifra era di circa 40 mil costituita non da debiti prodotti da mala-gestione ma per crediti non riscossi dalla Regione, come di seguito specificato, per prestazioni eseguite di cui la Fondazione ha sostenuto i relativi costi. Mancato rimborso delle prestazioni di ricovero e ambulatoriali effettuate oltre il Budget assegnato dalla Regione negli anni 2009/10/11 . A seguito del Piano di Rientro imposto alla Regione Siciliana il nostro Budget annuale era stato ridotto e successivamente rimasto invariato nonostante la continua crescita della domanda che aveva generato una lista di attesa di circa 30.000 pazienti. Avremmo dovuto sospendere a fine Ottobre le prestazioni all’utenza e annullare ogni piano di sviluppo e di efficienza produttiva. Mancato rimborso della Regione per prestazioni effettuate dal 2003 al 2011 in quanto i funzionari dell’ASP hanno rilevato nelle cartelle cliniche errori formali o assegnazione di D.R.G. (tariffazione dei casi clinici) con diversa interpretazione da quelli indicati dai responsabili delle Unità Operative dell’Ospedale. Giusto i rigorosi controlli secondo la normativa! Ma non mi risulta che in altre Regioni e tanto meno in Sicilia siano state applicate modalità vessatorie e punitive in strutture pubbliche o private così come all’Ospedale di Cefalù attraverso la verifica del 100% delle prestazioni ambulatoriali e fino al 70% delle cartelle cliniche per pazienti ricoverati.
Tutto quanto sopra esposto risulta negli atti della Fondazione e nelle relazioni del C.d.A. ed in buona parte sono state state evidenziate nel 2011 nella mia relazione al Consiglio Comunale di Cefalù.