E’ stato sindaco di Castelbuono per dieci anni dal 2002 al 2012. Quando nel 2015 sull’ospedale Giglio si progettava una nuova fondazione per amministrarlo ha preso posizione perchè non accettava che del consiglio di amministrazione della nuova fondazione vi facessero parte i più grandi ospedali di Palermo. E così quando il 28 febbraio del 2015, l’allora sindaco di Collesano Giovanni Meli, ha convocato una riunione nel suo Comune per discutere delle problematiche ospedaliere del Giglio, Mario Cicero ha lanciato una forte denuncia: «Perché è stata costituita questa fondazione con alcuni ospedali palermitani? Che interesse possono avere i medici di questi ospedali a lavorare per portare delle eccellenze sanitarie a Cefalù. Non è logico che se eccellenze devono portare le portano a Palermo? Vogliamo avere la bozza del regolamento». Da quell’incontro del 28 febbraio del 2015 sono trascorsi appena duecento giorni. Le parole di Cicero che quella sera erano solo una denuncia oggi sono diventati realtà. Abbiamo intervistato l’ex sindaco di Castelbuono.
Quali sono le responsabilità politiche che stanno portando alla chiusura del Giglio?
A mio avviso, la responsabilità è da addebitare ai rappresentanti politici regionali, nazionali e ai sindaci del territorio. Infatti, chi ha memoria storica ed onestà intellettuale sa e ricorda quanti incontri ed iniziative si sono fatte con gli assessori regionali e i dirigenti della Fondazione Giglio San Raffaele per avviarne l’attività. Vi sono stati momenti di accesi confronti, di contrapposizioni tra alcuni sindaci di quella stagione politica e i vertici della Fondazione ma, alla fine si è sempre riusciti a fare sintesi e ad avviare processi di consolidamento della missione della stessa Fondazione. Ricordo che si sono tenuti diversi incontri tra i sindaci, nell’ambito dei consigli comunali, e tra le forze politiche e sociali del territorio. Tutto ciò, dal 2012, è stato vanificato.
Nel Febbraio del 2015, nel corso di un incontro che si è tenuto al municipio di Collesano si chiedeva perché era stata costituita una fondazione con alcuni ospedali di Palermo. Oggi cosa ne pensa?
Questa domanda che lei mi pone, mi permette di chiarire quella riflessione che ho fatto a Collesano. Ancora oggi qualcuno, e principalmente i referenti politici del territorio sia nazionali che regionali e l’attuale sindaco di Cefalù, ci dovrebbero spiegare perché sono state accettate passivamente quelle impostazioni. Come ho evidenziato allora, e oggi ne abbiamo avuto la dimostrazione, era prevedibile che finisse così. Infatti, un Cda formato da personalità che operano in ospedali di Palermo era normale che lavorassero per depotenziare l’ospedale di Cefalù o quantomeno per non difenderne le prerogative dello stesso. Quanto è successo, può accadere soltanto in Sicilia. Immagini il Cda della Ferrari dove siedono i manager della MacLaren, della Mercedes e della Lotus…!
Sempre in quella riunione chiedeva pubblicamente la bozza del regolamento della Fondazione. Ha avuto mai modo in questi venti mesi di esaminarla?
No! I consiglieri non hanno un rapporto diretto con le strutture sovracomunale, infatti, diverse volte i gruppi di opposizione del consiglio comunale di Castelbuono hanno chiesto al Sindaco di invitare il Presidente e il Direttore sanitario della Fondazione Giglio, ma tutto ciò non è mai avvenuto.
Come giudica oggi la scelta del comune di Cefalù, nel 2012, di entrare a far parte della Fondazione Giglio da solo e non insieme ad altri comuni del Circondario?
La storia si ripete: il Sindaco Vicari, nella fase in cui si organizzò la Fondazione Giglio-San Raffaele, ha ritenuto opportuno ignorare la concertazione con gli altri colleghi e si è organizzata in autonomia la presenza nel Cda con un rappresentante del comune di Cefalù, che come tutti ricordiamo era l’avvocato Punzi. Allora questa scelta è stata criticata pesantemente dal sottoscritto in pubbliche assemblee e con un’articolata lettera che inviai anche ai vertici della Fondazione. A quella critica, con argomenti più specifici ed espressioni molto pesanti, si aggiunsero gli attacchi di consiglieri comunali di Cefalù, di alcuni Sindaci e forze politiche e sociali del territorio madonita. Ricordo il “processo” che subii durante un incontro a Cefalù da parte dell’allora consigliere comunale, attuale sindaco della cittadina, e del fratello, allora consigliere provinciale. Possiamo dire che i livelli di democrazia e di confronto, all’interno del territorio, sono stati totalmente cancellati. Il sindaco Vicari e il sindaco Lapunzina non hanno compreso che la loro presenza nel Cda ha permesso loro di gestire qualche “favore”, ma li ha indeboliti non avendo avuto la volontà di diventare interlocutori del territorio e rappresentanti dello stesso dentro il Cda.
Lunedi si incontrano sindaci e consiglieri comunali. Da ex Sindaco di Castelbuono ha una proposta da lanciare loro per una battaglia politica che impedisca la chiusura dell’ospedale?
Io purtroppo non ci sarò in quanto sono fuori e rientro martedì. La proposta che mi sento di fare è quella di avere un incontro con i vertici della sanità regionale e capire qual è la “missione” che possiamo dare alla struttura ospedaliera alla luce delle direttive emanate dal Ministro Lorenzin. Bisogna capire pure perché il rappresentante del Sindaco Lapunzina che siede nel Cda non ha sentito l’esigenza di informare il territorio e i suoi rappresentanti del graduale smantellamento del nosocomio. Infatti in questi anni sono stati allontanati bravi medici, ottimi chirurghi e professionalità che permettevano all’ospedale di avere una proiezione extra-territoriale. Bisogna capire pure che fine ha fatto il progetto di centro di sperimentazione oncologica (Lato) che si doveva realizzare a Cefalù, con un investimento di oltre 50 milioni di euro. Oggi di tutto ciò non si fa più menzione.
Per concludere cosa possiamo dire…
Attualmente viviamo una stagione nella quale alcuni sindaci concentrano tutto nelle proprie personali scelte senza coinvolgere le forze politiche di riferimento, i consigli comunali. Tutto ciò sta indebolendo il territorio madonita favorendo la personalizzazione della politica e il consequenziale rafforzamento delle correnti politiche e delle lobby.