Tra i calzolai più conosciuti di Cefalù c’è Angelo Battaglia che fin dall’età di sedici anni ha avuto il suo negozio in piazza Duomo. Era chiamato affettuosamente dai cifalutani “Ancilu trentasei”. U scarparu, come è chiamato in lingua dialettale, è un artigiano che realizza e ripara scarpe ma anche borse, cinture ed abbigliamento in pelle. Il suo lavoro è in massima parte concentrato nella riparazione: dalla sostituzione del soprattacco fino alla risuolatura completa in cuoio. Tra i materiali che utilizzano di più vi sono il cuoio, la gomma e la pelle.
Angelo era figlio di Arancio Nazarena e Giuseppe Battaglia. I due dopo aver concepito e dato alla luce dieci figli pensarono che l’undicesimo sarebbe stato il bastone della loro vecchiaia. E così nacque Angelo il 10 dicembre del 1927. Il padre contadino lo accompagnò, fin da giovane, presso il “mastro” calzolaio per avviarlo a questo mestiere che gli avrebbe dato l’opportunità di vivere in paese a contatto con una svariata gamma di persone. Presto conobbe Cristina Papa che sarebbe diventata sua moglie. Anche lei, infatti, si dedicava all’artigianato apprendendo da una sarta l’arte del taglio e cucito. Dovendo applicare fibbie o far apporre anelletti e bottoni rapidi ai vestiti dei clienti si recava spesso presso la calzoleria di Angelo. Fra i due scoppiò l’amore e si sposarono il 28 ottobre 1950. Dal loro amore nacquero Giuseppe e Mariella.
Angelo e Cristina misero subito insieme le loro competenze e crearono così modelli, cucendo le tomaie, rifinendo scarponi da lavoro, cartucciere per cacciatori, borse portattrezzi per muratori, solette, sandali su misura per uomo e donna in cuoio con decorazioni personalizzate. Presto l’attività artigianale di Angelo si trasformò in commerciale. Accanto al suo lavoro Angelo curava il suo hobby che era la musica. Suonava la fisarmonica e faceva parte di un’orchestra che portava il nome di “Blue Moon”. Insieme allietavano serenate, matrimoni, feste e si esibivano anche in teatro. Quanti spartiti ha copiato la moglie, quante camicie bianche ha lavato e stirato accuratamente, per far emergere l’estro del marito che guadagnava onestamente e sanamente, portando avanti con dignità la famiglia. La malattia del diabete frenò il suo pollice verde, infatti amava raggiungere la campagna in motorino. Si racconta che una volta gli fiorì persino il bastone che avrebbe dovuto reggere una pianta. Fu per questo scherzosamente accostato alla figura di San Giuseppe.
Angelo è stato anche un bravo collezionista. In particolare la sua attenzione è andata su orologi a pendolo, da polso , “cipolle” da panciotto e sveglie. Riusciva a rimetterli in funzione con pazienza certosina. Si istruiva tanto. Leggeva e approfondiva la sua conoscenza. Era particolarmente attento a conoscere i popoli e lo faceva attraverso l’uso delle monete estere che collezionava. Angelo è stato anche un artista. Dovendo rimanere seduto per parecchie ore, scoprì varie tecniche decorative quali il mosaico, la il scultura, rame a sbalzo, la pittura. Ha prodotto migliaia di quadri anche perché il suo carattere rigoroso, solitario e tenebroso gli permetteva di esprimere la sua vena artistica in diverse discipline. Ha lasciato ampia traccia del suo operato ai nipoti Benedetto ed Angelo. Ad 86 anni in una calda giornata d’agosto, ha dovuto rinunciare alla realizzazione di tutti i suoi progetti. La famiglia lo ha accontentato fino al suo ultimo respiro avvenuto il 3 agosto 2014.