In Sicilia ci sarebbe un vero e proprio mercato nero della carne. Una macellazione abusiva e dei finti furti di bestiame stanno prendendo sempre più piede con numeri impressionanti. Nell’Isola dal 2011 ai primi mesi del 2016 sono stati denunciati furti di 500mila capi di bestiame, tra bovini e caprini. Una cifra enorme, se paragonata a quanto avviene nel resto del Paese, dove in un anno in media scompaiono circa 150mila capi. Significa che, come racconta Repubblica Palermo oggi in edicola, più della metà dei furti avvengono in Sicilia. Che cosa arriva sulle tavole dei siciliani?
All’indomani dell’attentato dal presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, il governatore Rosario Crocetta ha nominato una commissione di verifica sulla filiera della macellazione e dei controlli sulla carne. A capo di quella commissione ha indicato un dirigente dell’Istituto zooprofilattico, Vincenzo Di Marco, che nei giorni scorsi ha consegnato una prima bozza della relazione di lavoro. E le cifre lasciano poco spazio ai dubbi: secondo i calcoli di Di Marco, “Queste strane denunce alimentano un mercato parallelo della macellazione e distribuzione di carne che sfugge a qualsiasi controllo – dice Di Marco – Il sistema in chiaro, per così dire, possiamo dire che funziona e i controlli ci sono. È il nero che sfugge ed è pericoloso per la salute dei cittadini”. Non è un caso che anche sul fronte delle malattie qualcosa non torni: “Nel 2015 in Italia si sono registrati circa 430 focolai di tubercolosi bovina – continua Di Marco – di questi 330 erano in Sicilia, 100 soltanto nel comune di Caronia, nel Messinese “. Ma c’è un ulteriore dato che è a dir poco allarmante: “Nel 2016 in provincia di Messina ci sono state 133 persone affette da brucellosi”, dice Di Marco. Insomma, mercato fuori controllo e aumento delle malattie stanno forse alzando il velo su un settore pericoloso.