“Vorrei rendermi presente ovunque in questa famiglia che il Signore mi ha dato, particolarmente di quelli segnati dalla sofferenza di ogni tipo. Il Natale è la pienezza della felicità ed io la voglio condividere con tutti”. È il cuore del messaggio di Natale che l’Arcivescovo ha voluto inviare all’Arcidiocesi per questo secondo Natale che vive a Palermo.
“Vi giunga il mio saluto ed è un saluto che ci vede coinvolti ancora una volta nella memoria del Natale. A Natale accogliamo la Parola di Dio che si fa carne, il Verbo di Dio che si fa carne. E in fondo per noi cristiani il mistero del Natale ci dice il mondo con gli occhi di Dio, ce lo racconta il mondo con gli occhi di Dio. Perché il Verbo di Dio si fece carne. E quindi Dio stesso entra nella storia degli uomini, rivela il suo nome, Dio con noi, lo rivela anche nel Bambino di Betlemme che sarà chiamato Gesù, che significa Dio salva. Lo rivela anche attraverso il nome di colui che deve preparare e ha preparato in questo Avvento, la via al Signore, la via al Messia, che è Giovanni, il cui nome significa Dio usa misericordia. Dio dunque si ricorda, si ricorda del suo popolo. Se questo è vero, allora capiamo che a Natale Dio vede il mondo con occhi che partono dal basso, anzi lui stesso viene, scende.
E mi piacerebbe, da questo punto di vista, condividere con voi un testo di sant’Agostino che penso ci possa realmente aiutare, ci aggancia anche alla grande tradizione della testimonianza cristiana. Agostino scriveva: “Poteva esserci verso di noi infelici, misericordia maggiore di questa: quella che indusse il Signore del mondo a rivestirsi di una carne mortale, della natura di servo di modo che pur essendo pane avesse fame, pur essendo la sazietà piena avesse sete, pur essendo la potenza divenisse debole, pur essendo la salvezza divenisse ferito, pur essendo vita potesse morire, e tutto questo per saziare la nostra fame, alleviare la nostra arsura, rafforzare la nostra debolezza, cancellare la nostra iniquità, accendere la nostra carità. Ci poteva essere misericordia maggiore di questa?”.
Si direi che questo è il messaggio che ci arriva a Natale, di un Dio che è capace di tutto questo, di un Dio che assume la nostra condizione umana, in tutto, in tutto, se ne fa carico.
E direi ancora, d’altra parte con le parole di san Bernardo di Chiaravalle: “Voi che giacete nella polvere, svegliatevi e lodate. Il Redentore, per coloro che sono in schiavitù, la via per coloro che si erano perduti, la vita per i morti. Perché viene colui che getterà nel profondo del mare tutti i nostri peccati, che risanerà tutte le nostre malattie, che sulle sue spalle ci porterà all’origine della nostra dignità. Grande è questa potenza, ma ancora più mirabile è la misericordia, poiché così volle venire Colui che si poteva accontentare di aiutarci”.
E non solo ci aiuta ma lui ci salva, e nello stesso tempo ci coinvolge in questo suo movimento, assumere altri, fare strada come fa lui con altri. Il mondo che viene visitato da Dio è un mondo che Dio ama, ed è un mondo che i cristiani, dunque, devono amare.
Penserei così, ed è questo l’augurio che io voglio fare alla mia Chiesa. Abbiamo accolto la Parola di Dio che si fa carne, l’accogliamo ancora, e se l’accogliamo, è chiaro che noi potremo anche aiutare ancora il sogno di Dio. Potremo aiutare a realizzare questo mondo così come lo vede Dio e il mondo che Dio vuole è un mondo che deve essere riscattato dal male. Secondo questo movimento: assumere la fatica di altri, assumere la sofferenza di altri, condividere la gioia perché il mondo sia sempre di più una casa secondo gli occhi di Dio.
Ed è l’augurio che io faccio, l’augurio per questo Natale, alla mia Chiesa. La Parola di Dio sia accolta, porti gioia, ma soprattutto immetta questo movimento nei nostri cuori di far si che altri prendano parte al mondo secondo il progetto di Dio. Voglio darvi la benedizione del Signore fonte di serenità e di pace per tutte le famiglie e comunità e per tutti gli uomini che sperano cose. Buon Natale a tutti e tanta pace e tanta serenità”.