Cefalù: la rinascita partirà grazie alle forze dell’ordine

In una Cefalù avvolta ormai da anni da un silenzio assordante la rinascita della città non riesce più a partire dai cittadini. Sono lontani gli anni ’90 quando un gruppo di cefaludesi si associava, in quella che allora prendeva il nome di «Pro Cefalù», per dare vita ad un processo di rivolta democratica che di fatto ha risvegliato politicamente ed economicamente la città. Un processo sociale, quello di quegli anni, che ha visto camminare insieme società civile e associazionismo, imprenditori e cittadini, professionisti e operai, istituzioni sociali e mondo della scuola. Un processo sociale, quello degli anni ’90, che ha spostato nelle piazze il confronto politico e sociale.

La Cefalù di oggi è una città addormentata dal narcotico del clientelismo politico. Una città dove anche le istituzioni sociali, che nel passato hanno gridato forte all’illegalità, dormono sotto la promessa di ricevere qualcosa in cambio del silenzio. Cefalù oggi è diventata una strana città. Dorme all’ombra di un motto assai noto: «Fingere di cambiare tutto, per non cambiare nulla e lasciare tutto al suo posto». Sembrano non appartenere a questa comunità le pagine di storia scritte dai tanti cefaludesi che nel passato hanno dato la vita per la libertà.

Tanti giovani, che oggi potrebbero fare la differenza sociale, hanno paura di impegnarsi perché temono per il loro futuro. Molti professionisti che potrebbero dettare il cambiamento preferiscono non impegnarsi pur di non perdere il proprio lavoro. In questa situazione si fa strada un vero e proprio ricatto sociale, visto da tutti, che ha addormentato ogni speranza di cambiamento. In una situazione del genere, con molta probabilità, solo le forze dell’ordine potranno far partire la rinascita di Cefalù.

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