«Vogliamo più sbirri» hanno scandito in coro quanti sono arrivati a Trapani per la giornata della memoria delle vittime innocenti della mafia. «Le scritte sui muri di Locri sono messaggi vili che denotano certamente un forte disagio, ma ai quali bisogna rispondere continuando a lavorare e garantendo i diritti», dice Gregorio Porcaro, coordinatore regionale di Libera in Sicilia. Tantissimi i giovani arrivati da tutta l’Isola. ll corteo è partito da piazza Iolanda, ha attraversato corso Vittorio Emanuele, facendo rotta su piazza Vittorio Veneto. Altre iniziative sono state organizzate a Bagheria e a Corleone. Don Luigi Ciotti intervenendo a Locri ha salutato la piazza di Trapani. «Siamo i primi, da sempre, a dire che il lavoro è necessario, anzi che è il primo antidoto alle mafie. Anche da Trapani – prosegue Porcaro, che e’ stato stretto collaboratore a Brancaccio di padre Pino Puglisi – arriva una risposta straordinaria, una grande voglia di riscatto e di cambiamento. Risposta che diamo ogni giorno sul campo dimostrando quanta forza hanno i nostri volontari e coloro che sposano il percorso di legalità compiuto da sempre da Libera». A rappresentare quelle che vengono definite le “vittime invisibili” la madre di Claudio Domino, ucciso nel 1986 a 11 anni con un colpo di pistola in fronte, figlio di un gestore del servizio di pulizia dell’aula bunker del maxiprocesso di Palermo. A far parte del progetto anche Giovanna Raiti, sorella del carabiniere Salvatore Raiti assassinato il 16 giugno del 1982 a 19 anni, durante la strage della circonvallazione di Palermo. Presente, tra i tanti familiari, anche il fratello di Giammatteo Sole torturato e poi bruciato all’interno dell’automobile a Villagrazia di Carini il 22 marzo del 1995.