L‘articolo di questo mese esplora i 5 sensi secondo un’ottica psicologica e intende stimolare una riflessione sull’importanza che oggi hanno alcuni sensi rispetto ad altri nel modo di percepire la realtà che ci circonda. Infatti, attraverso i sensi si entra in contatto con l’ambiente e l’uomo può sperimentare la realtà percepita.
In questi giorni risuona spesso nella mia mente la domanda: se dovessi rinunciare ad uno dei 5 sensi, a quale rinuncerei? Di quale invece non potrei assolutamente fare a meno?
La risposta non è semplice. È interessante notare quanto, col passare del tempo, l’uomo usi sempre meno uno dei sensi che in passato era fondamentale nel regno animale, ossia l’olfatto. Attraverso questo senso l’animale aveva la possibilità di orientarsi nell’ambiente e, in generale, fiutare la preda garantendo la sopravvivenza della specie. L’olfatto oggi è uno dei sensi ai quali si attribuisce meno importanza rispetto agli altri; infatti, sin dalla nascita, il neonato si orienta quasi esclusivamente utilizzando l’olfatto, individuando la presenza della madre attraverso il suo odore. Crescendo, seppur stimolato, l’olfatto va sullo sfondo e, altri sensi, quali vista e udito, prevalgono nel riconoscimento dell’ambiente fornendo elementi per la discriminazione di un elemento rispetto ad un altro. Nonostante la costante e continua stimolazione di tutti i 5 sensi, l’attenzione sceglie a quale stimolo dare prevalenza e maggiore importanza filtrando l’esperienza percettiva che si ha del mondo. Per fare un esempio, una madre che si concede una pausa può trovarsi immersa in un’esperienza del genere: mette la teiera sul fuoco e, mangiando un biscotto ascolta la tv, nell’attesa che la teiera fischi mette in braccio il suo bambino e, accarezzandolo, ne sente il suo odore. Mentre la madre compie tutti questi atti, la sua attenzione filtra lo stimolo prevalente in quel momento, scegliendo di dare prevalenza alla tv in un istante e alla teiera che fischia nell’istante successivo, piuttosto che al figlio che la guarda. Questo esempio, permette di capire quanto l’esperienza percettiva di un istante è solo un tipo di esperienza che si fa del mondo, non certamente completa ne unica, poiché la funzionalità di ciascun senso è funzione del mondo conosciuto, non certamente del potenziale sommerso. In altre parole, l’esperienza percettiva, che ciascuno di noi fa del mondo, potrebbe spingersi oltre i limiti di ciò che comunemente conosciamo, verso le infinite potenzialità e risorse che i sensi possiedono.