I chirurghi donna spesso hanno risultati migliori degli uomini

Uno studio pubblicato sul British Medical Journal dice che le donne in sala operatoria se la cavano meglio dei colleghi maschi: ecco perché. Non esistono statistiche ufficiali ma sembra che i chirurghi donna in Italia non rappresentino più di un terzo del totale degli operatori. Le donne in sala operatoria pare se la cavino meglio dei colleghi uomini. Il dato emerge da uno studio pubblicato sul «British Medical Journal», relativo al contesto canadese.

Nel primo mese che segue un intervento, i pazienti operati da donne specializzate in chirurgia presentano tassi di mortalità lievemente inferiori rispetto a quelli registrati nel campione utilizzato come controllo: di cui facevano parte pazienti operati da uomini. Spiegare quanto osservato, come affermato dagli stessi ricercatori, non è possibile. Da qui «l’inutilità della scelta di uno specialista sulla base del sesso». Gli scienziati ipotizzano che le donne in camice tengono a creare un dialogo maggiore con il paziente.

Lo studio è stato condotto su un campione di oltre centoquattromila persone in maniera retrospettiva: analizzando cioè i dati relativi al volume di interventi effettuati tra il 2007 e il 2015 da poco meno di quattromila specialisti. Venticinque le procedure prese in esame. L’esame dei risultati è stato effettuato tenendo conto anche dei diversi indicatori che possono condizionare l’esito di un intervento chirurgico: come l’età e il sesso del paziente, quelli del chirurgo, l’ospedale in cui è stata effettuata l’operazione, l’eventuale presenza di altre malattie.  La valutazione finale è avvenuta osservando tre parametri: i numeri dei decessi, di riammissioni in ospedale e di complicanze riscontrate nei primi trenta giorni successivi alla procedura in questione.

Se nelle procedure di emergenza non sono emerse variazioni negli «outcome», dal momento che in questi casi il paziente non ha quasi mai modo di scegliere il chirurgo, in altre situazioni risultati migliori sono stati associati alla presenza di una donna alla guida del team chirurgico. Vero che trattasi di uno studio osservazionale, che dunque nulla dice in merito alle possibili cause di quanto osservato, «ma i risultati hanno importanti implicazioni nel sostegno alla parità tra i generi in una professione tradizionalmente dominata dagli uomini», hanno messo nero su bianco i ricercatori.

In Italia i primari di chirurgia «in rosa» fanno ancora notizia. Una delle cause principali risiede nella difficoltà di coniugare la carriera in ambito ospedaliero e la vita famigliare. Ma più in generale le dottoresse che optano per la specializzazione in una branca chirurgica sono in aumento e dall’anno scorso hanno deciso di riunirsi in un’associazione: «Women in Surgery Italia».

 

 

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