Nato a Siracusa il 4 settembre del 1975, Giovanni Stracquadanio attualmente è in servizio presso la Delegazione di Spiaggia – Guardia Costiera di Avola con l’incarico di Comandante in seconda. Arruolato in Marina Militare il 18 maggio del 1995 è stato assegnato al Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera con la categoria Nocchiere di Porto. Dopo i corsi propedeutici per la propria categoria/specializzazione svolti presso le Scuole Sottufficiali di La Maddalena venivo destinato presso la Delegazione di Spiaggia – Guardia Costiera di Santa Teresa di Gallura in provincia di sassari. Successivamente arriva presso l’Ufficio Locale Marittimo – Guardia Costiera di Cefalù sino al settembre del 1998.
Il 3 dicembre 1997, responsabile del servizio di guardia presso L’Ufficio Locale Marittimo – Guardia Costiera di Cefalù, arriva telefonicamente alle ore 21.00 circa, una chiamata di soccorso che segnalava la presenza di tre bambini in mare, in balia delle onde in zona bastione di Cefalù.
«Appreso i dettagli della segnalazione prelevavo un salvagente anulare con 20 metri di cavo e mi precipitavo a mezzo della radiomobile di servizio sul posto e precisamente in via Ortolani di Bordonaro in prossimità del ristorante denominato “Il Porticciolo” zona Vecchia Marina. Giunto sul posto constatavo la grossa affluenza di residenti e curiosi già riversati nella zona della segnalazione. Le prime squadre dei soccorsi approntavano sugli scogli del bastione dei fari a lunga gettata. Con il mio collega Massimo Casale ci dirigevamo nel belvedere di piazza Francesco Crispi per capire le attuali condizioni meteo-marine. Purtroppo si presentava un forte mare in burrasca 4/5 in aumento con una forte risacca che avvolgeva tutti gli scogli del bastione. Durante il controllo percepiamo a distanza una persona urlare che invocava aiuto. L’oscurità però non ci aiutava a capire la posizione esatta da dove provenissero quelle urla. Così incuranti di quel mare, scese le scale del belvedere ci avviamo in quella presumibile direzione».
Il percorso del Bastione risulta subito impercorribile data la natura del mare e dell’oscurità che copriva gli enormi fori e anfratti. «Durante il percorso le urla incessanti di aiuto diventavano sempre piu’ forti e questo ci spingeva a proseguire la ricerca. Arrivati sotto il ristorante “Il Porticciolo” cominciamo a scorgere le prime luci dei proiettori dei soccorsi che illuminavano la zona sottostante. Da lì a poco seguendo le grida della persona avvistiamo un bambino attaccato ad un pilastro che sorreggeva una pensilina sugli scogli. Riuscendo ad arrivare a lui ormai incollato lo incoraggiamo a staccarsi perché ormai salvo lo avremmo portato da mamma e papà. Nei momenti in cui la risacca arretrava riusciamo ad agguantarlo e a condurlo verso la zona illuminata quando sorpresi avvertiamo un nuovo grido di aiuto proveniente dall’oscurità. Facciamo in tempo a voltarci verso il mare che avvistiamo due braccia alzate di un bambino che annaspava in quel mare in burrasca urlando aiuto. Il bambino appena soccorso ci dice subito che si trattava di uno dei suoi amici che fino a poco prima era in sua compagnia. Tranquillizzandolo che avremmo salvato pure lui cerchiamo di portarci sotto i balconi dei soccorsi. Tramite una cima lanciata ci dall’alto riusciamo a imbracare il bambino e a farlo sollevare. Trovatomi per ultimo improvvisamente vengo travolto da un’onda che mi trascina in mare. In acqua capì subito che se il mare mi avesse trascinato fuori, le possibilità di sopravvivenza erano quasi nulle. In quel frangente l’unico istinto era quello di nuotare con tutte le mie forze per riportarmi il più vicino a riva quando un’altra grossa onda mi schiaccia sugli scogli, riuscendo però stavolta a rimanere attaccato agli stessi. Molto dolorante con grande difficoltà riesco a rimettermi in piedi e mi porto il più vicino nel balcone dei soccorritori, tra cui il mio grande amico Maurizio Catanese che dopo avermi lanciato una cima, riesco a imbracarmi e con il loro aiuto a risalire. Da su cerco subito di dare le prime indicazioni dove rivolgere i fari verso quel punto in mare dove avvistammo l’altro bambino. Sfortunatamente non si riuscì più a scorgere. In seguito vengo trasportato in ospedale dove vengo ricoverato per ferite sparse e grossi traumi su tutto il corpo. Rientrato in caserma apprendo che purtroppo i bambini dispersi risultavano essere in due Luigi Cangelosi e Francesco Culotta mentre il bambino tratto in salvo era Luigi Pernice. La macchina dei soccorsi si mise subito in moto e rimase incessante fino al ritrovamento di Luigi dopo circa una settimana a Santo Stefano di Camastra e quello di Francesco dopo 22 giorni in mare».
Il ricordo di Giovanni Stracquadanio è ancora vivo. «A distanza di 20 anni oggi quel ricordo è sempre vivo e indelebile che mi sprona però a dare sempre il massimo quando mi trovo in mare per dare assistenza alle persone che si trovano in difficoltà in quanto fiero di essere un Sottufficiale della Guardia Costiera».
Giovanni Stracquadanio per questo eroico salvataggio è stato insignito con una medaglia di Bronzo al Valor Civile consegnata nell’Ottobre del 1999 dal Prefetto di Palermo. Un Attestato di Pubblica Benemerenza al Valor Civile gli è stato consegnato nel 1999 dal Ministero dell’Interno.
Chi vuole raccontare la propria storia di un salvataggio nel mare di Cefalù può scrivere a [email protected]
Articolo che riporta la consegna della medaglia di bronzo a Giovanni Stracquadanio per il salvataggio a Cefalù del 3 dicembre 1997