Amava il territorio madonita e ne conosceva molti suoi angoli. Ne chiedeva il rispetto e nello stesso sollecitava l’impegno della comunità a fare propria la causa del Parco delle Madonie e del mancato sviluppo del territorio madonita. Per la comunità ecclesiale sognava un piano pastorale diocesano per le montagne più belle della sua diocesi.
Don Giuseppe Scelsi ha chiuso gli occhi a questa vita. Per quarant’anni è stata una voce profetica che chiedeva di mettere al centro di ogni azione politica e religiosa il Parco e le Madonie. Per quarant’anni ha dato tutto se stesso per portare il Vangelo fra le montagne di Piano Zucchi e di Piano Battaglia. Era il 1977 quando l’allora Vescovo della diocesi di Cefalù, Salvatore Cassisa, gli affidava la cura di due parrocchie che in quegli anni erano solo sulla carta: la Parrocchia San Paolo Apostolo di Piano Zucchi e quella della Madonna delle Nevi di Piano Battaglia. Le due chiese erano state costruite qualche anno prima per servire gli appassionati della montagna che in quegli anni iniziavano a frequentare una delle zone più belle delle Madonie.
Lui, don Giuseppe Scelsi, apre le porte della chiesa ai turisti della montagna. Lo fa con molto rispetto e presto attorno alle due chiese inizia a prendere vita una comunità di persone a cui offre la semplicità del Vangelo e il ristoro del silenzio eucaristico. Il Vangelo sbarca sulle Madonie e don Giuseppe ne incarna la voce. Presto si accorge che per quella zona occorre un impegno particolare. Quando negli anni ’80 si parla di istituire il Parco delle Madonie consegna ufficialmente alla regione siciliana alcune sue osservazioni. Sono abbastanza critiche ma anche molto profetiche. Per le zone di Piano Zucchi e Piano Battaglia chiede sviluppo e rispetto. Vorrebbe infrastrutture a servizio della zona ma anche un maggiore coinvolgimento della comunità ecclesiale nella causa del Parco. Per anni la voce di Scelsi è rimasta inascoltata. Anche fra i suoi confratelli non è mancato chi pensava che fare il parroco fra quelle due montagne non fosse così importante come farlo nei grandi comuni delle Madonie. Lui non disperava. Andava avanti e nei luoghi dove si discuteva del Parco e delle Madonie era sempre presente. Ascoltava, pensava, meditava e poi interveniva per portare avanti le ragioni della gente, di quanti fra quei luoghi cercavano tranquillità, pace interiore e soprattutto lavoro dignitoso.
Negli ultimi anni soffriva nel vedere la chiusura di alcune strutture ricettive storiche che avevano fatto la fortuna di Piano Zucchi e di Piano Battaglia. Non si dava pace di come un territorio ricco di risorse fosse incapace di decollare. L’ultima volta che è salito fra i luoghi che lo hanno visto parroco piangeva nel vedere come a resistere in quelle zone erano solo i cartelli turistici, arrivati tanti anni fa, che indicavano ancora ai passanti la presenza degli alberghi.