L’idea era nata circa tre anni fa. Sfruttare una materia naturale come il letame per produrre il metano utile a fornire energia ad una cucina pubblica, che serve pasti ad un intero villaggio e a mille ragazzi che frequentano la scuola locale di Kafulama, nel distretto di Mchinji in Malawi, tra i paesi più poveri al mondo, nel sud est del continente africano. «Il progetto è finalmente pronto», ci racconta padre Abdon Gamulani, 75 anni, missionario d’Africa, l’Istituto fondato 150 anni fa nell’ottobre del 1868 dall’allora arcivescovo di Algeri, Charles Lavigerie, che comprende sacerdoti e laici consacrati, noti come “padri bianchi” dal colore della veste originale della regione, che tutt’ora indossano. P. Abdon, nativo di Kafulama, ha seguito le varie fasi della costruzione e messa in opera dell’impianto «nel pieno rispetto dell’ambiente», ci dice con orgoglio. «Alla riuscita dell’impresa hanno partecipato — spiega il sacerdote — il governo del Malawi, supportato da un finanziamento iniziale della Cina, e i padri bianchi, che hanno raccolto gli altri fondi e soprattutto la popolazione locale, che ha offerto il proprio lavoro ed entusiasmo».
Si è partiti da un principio semplice: gli escrementi degli animali, decomponendosi producono anidride carbonica, idrogeno e metano. Tutti componenti utilissimi per la piccola comunità di Kafulama, che è priva di collegamenti elettrici e di rete del gas ma può contare su una grande quantità di letame, visto che gli abitanti sono allevatori. E’ stata quindi costruita una grande stalla per gli animali e un serbatoio in cemento, dove viene raccolto il letame destinato alla produzione del gas metano, che viene poi convogliato attraverso delle condutture nell’edifico che ospita la cucina pubblica.