Segno dell’universalità della Chiesa

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Papa Francesco il 29 giugno terrà un concistoro per la nomina di quattordici nuovi cardinali. Lo ha annunciato al termine del Regina caeli del 20 maggio, domenica di Pentecoste, evidenziando come la loro provenienza esprima «l’universalità della Chiesa che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra» e sottolineando inoltre che l’inserimento dei nuovi porporati «nella diocesi di Roma manifesta l’inscindibile legame tra la sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo».

Si tratta dell’iracheno Louis Raphaël i Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei; del gesuita spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede; degli italiani Angelo De Donatis, vicario generale di Roma, e Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato e delegato speciale presso il Sovrano militare ordine di Malta; dell’elemosiniere polacco Konrad Krajewski e dei pastori di sei diocesi: il pachistano Joseph Coutts di Karachi, il portoghese António dos Santos Marto di Leiria-Fátima, il peruviano Pedro Ricardo Barreto Jimeno di Huancayo, il malgascio Désiré Tsarahazana di Toamasina, l’italiano Giuseppe Petrocchi dell’Aquila e il giapponese Thomas Aquinas Manyo Maeda di Osaka. A loro il Pontefice ha voluto unire due presuli e un religioso «che si sono distinti per il loro servizio alla Chiesa»: il messicano Sergio Obeso Rivera, arcivescovo emerito di Xalapa; il boliviano Toribio Ticona Porco, vescovo prelato emerito di Corocoro; e il missionario claretiano spagnolo Aquilino Bocos Merino. «Preghiamo per i nuovi cardinali, — ha concluso il Pontefice dopo averne elencati i nomi — affinché, confermando la loro adesione a Cristo, sommo sacerdote misericordioso e fedele, mi aiutino nel mio ministero di vescovo di Roma per il bene di tutto il santo popolo fedele di Dio».

In precedenza Francesco aveva celebrato nella basilica vaticana la messa di Pentecoste, quindi si era affacciato alla finestra dello studio del Palazzo apostolico per il consueto appuntamento mariano domenicale, e in entrambe le circostanze aveva commentato le letture della solennità. Nell’omelia della celebrazione, in particolare, aveva lanciato un nuovo appello di pace per la Terra santa, constatando con amarezza come il nome di Gaza oggi risuoni particolarmente «doloroso». Appello rilanciato dopo l’antifona mariana del tempo di Pasqua: «La Pentecoste — ha spiegato — ci porta col cuore a Gerusalemme. Ieri sera sono stato spiritualmente unito alla veglia di preghiera per la pace che ha avuto luogo in quella Città, santa per ebrei, cristiani e musulmani. E oggi continuiamo a invocare lo Spirito Santo perché susciti volontà e gesti di dialogo e di riconciliazione in tutto il Medio oriente». Quindi nel «dedicare un particolare ricordo» al Venezuela, ha chiesto «che lo Spirito Santo dia a tutto il popolo — tutto, governanti, popolo — la saggezza per incontrare la strada della pace e dell’unità». E in particolare ha elevato preghiere «per i detenuti che sono morti» durante una rivolta in carcere.

Infine, prima di salutare i vari gruppi di pellegrini presenti, il Papa ha voluto sottolineare come la Pentecoste abbia segnato «l’origine della missione universale della Chiesa». Perciò, ha spiegato, in questo giorno «viene pubblicato il messaggio per la prossima giornata missionaria mondiale». In proposito Francesco ha anche ricordato come il giorno precedente ricorressero i 175 anni dalla nascita dell’Opera dell’infanzia missionaria, «che vede i bambini protagonisti della missione, con la preghiera e i piccoli gesti quotidiani d’amore e di servizio».

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