“Il nome Lega non si tocca”. Lo ha detto Matteo Salvini, rispondendo alla domanda se il Carroccio cambierà nome nel caso in cui il Tribunale del riesame di Genova dovesse bloccare i fondi del partito. “La Lega c’è e ci sarà, coi soldi o senza, con le condanne o senza. Perché la Lega è il popolo e il popolo non lo ferma nessuno”. Poi, sulla manovra, ha spiegato: il vincolo del 3% “lo sfioreremo dolcemente, come i leghisti sanno fare, senza superarlo”.
“Quando nel governo noi e la Lega non andiamo d’accordo ce lo diciamo, abbiamo un contratto di governo e siamo convinti che qualcosa di buono da fare per l’Italia in quel contratto ci sia”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, confermando che “nel 2019 deve partire il reddito di cittadinanza. Dobbiamo mettere le coperture in legge di bilancio per consentire almeno a 5 mil ioni di persone in povertà assoluta di reinserirsi”.
Il ministro conferma quindi che “nel 2019 deve partire il reddito di cittadinanza” ma precisa che “non daremo soldi alle persone per starsene sul divano. Se fai il furbo rischi sei anni di galera, faremo come con autostrade: non aspettiamo i tempi della giustizia, togliamo le concessioni e poi la giustizia segua i suoi tempi. In questi anni si sono lasciati miliardi di euro nelle casse di lobby che poi quando le cose andavano male andavano all’estero” ha concluso il vicepremier.
“Su Tap non siamo d’accordo con Lega, ma troveremo la soluzione” – “Abbiamo sempre detto che Tap è un gasdotto non utile che rischia di danneggiare una bellezza turistica e ambientale. La Lega dice che bisogna farlo. Troveremo una soluzione. Per trovare la soluzione abbiamo innanzitutto l’analisi costi benefici. Dobbiamo verificare questo. Il ministro Toninelli ha vari dossier con esami costi benefici, su varie opere, su questo troveremo la soluzione”, sostiene Di Maio intervenuto alla Versiliana di Marina di Pietrasanta (Lucca) durante la festa del Fatto Quotidiano.
“Ponte Morandi? Benetton disumani, a buon punto per revoca concessioni” – Secondo il vicepremier, “sono passati quindici giorni dal crollo del ponte Morandi e non ho sentito ancora una parola dai Benetton. E’ una questione di umanità, a gente di questa disumanità non metterei in mano nemmeno questa sedia figuriamoci le autostrade su cui viaggiano gli italiani”. “La concessione gliela togliamo”, conferma Di Maio aggiungendo che “siamo a buon punto per revocargli le concessioni e su questo aiuta anche il fatto che il presidente del Consiglio sia un avvocato”.
“Spread? Non pensiamo di pugnalare italiani” – Sullo spread vicino ai 300 punti base “dobbiamo scegliere tra il giudizio di un’agenzia di rating o gli interessi dei cittadini – spiega -. Non possiamo pensare di stare dietro ai giudizi di un’agenzia ma poi pugnalare alle spalle gli italiani. Per ascoltare quelle agenzie negli anni si sono fatti jobs act, legge Fornero e piaceri alle banche”.
“Migranti? Soldi andati a casse partiti, rendicontare” – Di Maio espone quindi il suo punto di vista sul tema dell’immigrazione: “Da ora in poi tutto il sistema di accoglienza deve rendicontare i soldi spesi. L’emergenza è ancora l’immigrazione fuori controllo causata da chi fa business sull’immigrazione. Questo è il fallimento di un sistema fatto non per aiutare, ma per fare soldi che poi sono finiti nelle casse dei partiti”.