Punto nascite: è derby fra Cefalù e Termini per vedere quale Centro resterà in vita

Fra Cefalù e Termini Imerese si gioca un vero e proprio derby per vedere chi alla fine manterrà in vita il proprio Centro nascite. La decisione di chiudere il Centro nascite di Cefalù è scritta a chiare lettere nel documento allegato alla rete ospedaliera approvata dalla Giunta regionale e pubblicata il 14 settembre. Il ministero ha chiesto alla Regione di scegliere quale dei due reparti mantenere. E la Regione ha scelto Termini Imerese. La Regione ha chiesto la chiusura anche del reparto di Pantelleria, proponendo la deroga solo per Licata (deroga già ottenuta), Bronte, Corleone e Nicosia in quanto zone disagiate. Nulla da fare, invece, per Petralia, chiuso dal 2015: la commissione punto nascite del ministero ha già da tempo bocciato la proposta di mantenimento che era stata avanzata dal precedente assessore Baldo Gucciardi.

Il ministero ha prescritto alla Regione una valutazione comparativa tra Cefalù e Termini Imerese per chiudere uno dei due punti nascita. Secondo quanto scrive l’assessorato, l’Asp di Palermo in questi tre anni ha speso 3 milioni di euro per ristrutturare il reparto, classificato come punto nascita di primo livello “con l’obiettivo di potere gestire fino a 1000 parti annui, garantendo la presenza h 24 delle figure professionali”. In assenza di una terapia intensiva neonatale, l’Asp ha comunque dichiarato di potere gestire le emergenze attraverso l’attivazione della rete di trasporto neonatale e materna.  “Il presidio di Cefalù – recita la nota – presenta volumi di attività attestati al di sotto dei 500 parti all’anno. Si ritiene pertanto di dovere differenziare l’offerta assistenziale presso i due presidi mantenendo attivo il punto nascita di Termini Imerese”. Per Cefalù ci sono altri progetti: “In considerazione della preminente vocazione oncologica dello stesso, si ritiene di potenziare le attività relative alla ginecologia oncologica”.

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