Cgil Sicilia, è allarme per l’edilizia

Non sono positive le notizie per l’edilizia siciliana che emergono dai lavori del XII congresso regionale della Fillea Cgil Sicilia. Un comparto in forte difficoltà che vede arretrare tutti i principali indicatori della propria salute, con impatti fortemente negativi sull’occupazione.

Colpiti i posti di lavoro

La ricerca condotta dal Cerdfos, il centro studi della Cgil, infatti, evidenzia come il comparto abbia fatto registrare una perdita di 73.216 posti di lavoro tra il 2008 e il 2017. UN dato che va ad aggiungersi ad altri due, altrettanto drammatici, la perdita del valore aggiunto dell’intero settore, calato di 1,7 miliardi tra il 2008 e il 2015, e la chiusura di 5 mila imprese edili tra il 2009 e il 2017.

Infrastrutture, passa da qui la ripresa

Non solo problemi ma anche proposte e ricette. Per Franco Tarantino, segretario generale della categoria, la soluzione e la ripresa del comparto passa per le grandi infrastrutture e per i 6 miliardi disponibili per realizzarli, a oggi bloccate. Do quali interventi si parla? Del raddoppio ferroviario Palermo-Catania-Messina, della Siracusa-Gela, della Agrigento-Palermo, della Ragusa Catania e della Caltanissetta–Agrigento. Un piano di interventi precisi da finanziare anche con le risorse dell’Apq strade e i circa 3 miliardi dei Patti per lo sviluppo, finanziamenti destinati alle strade secondarie provinciali. Inoltre, è importante oggi cogliere tutte le opportunità che arrivano dall’innovazione di un settore a lungo considerato tradizionale ma che oggi dimostra di avere carte da giocare. E’ il caso della vendita on line delle migliori attrezzature per cantieri, come le passerelle pedonali, che su portali come Giffi Market sono vendute a prezzi più vantaggiosi.

La riqualificazione urbana, il jolly da non dimenticare

La crescita del comparto, per la Cgil, passa anche dalla riqualificazione urbana. Tanto che Tarantino spiega: “Serve anche un piano per la riqualificazione urbana, con particolare riguardo alle scuole considerato che almeno 3.800 di esse sono in territori ad alto rischio sismico e alla rigenerazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. La sola riqualificazione di 20 mila alloggi pubblici per i prossimi 10 anni, inserendo anche quelli confiscati alla mafia, attiverebbe lavoro per oltre 10 mila edili. L’adozione anche parziale delle misure che indichiamo farebbe ripartire il settore”.

Crescere combattendo il lavoro nero

Ma la crescita del comparto passa anche per il contrasto al lavoro nero e agli infortuni sul lavoro. La fotografia scattata dal Centro Studi del sindacato si sofferma a lungo su questo aspetto. Nel settore, infatti, il fenomeno del lavoro nero è stimato al 23,5 per cento. Tarantino commenta così: “fenomeno a cui si è accompagnata la crescita in rapporto al numero di occupati degli infortuni e anche degli incidenti mortali. La battaglia per la legalità nel lavoro è per noi prioritaria, per richiamare alla responsabilità istituzioni sorde su quest’argomento. Basti pensare che la Sicilia ha solo 130 ispettori del lavoro con province come Palermo e Catania che contano 2 o 3 ispettori operativi”.

Dalle cemeterie al marmo

Nulla è lasciato al caso nella relazione d’apertura di Tarantino che si sofferma anche sulla condizione delle cementerie e sul comparto marmo. Sul primo suggerisce “una buona riconversione usando le cave dismesse come discariche di inerti e gli impianti come centri di smaltimento amianto”. Sul secondo ricorda che “Custonaci ha 2.500 addetti e una capacità di fornire materia prima per 500 anni, sarebbe opportuno dotare l’area delle infrastrutture necessarie ad abbattere i costi”.

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