Olio siciliano, la produzione crolla del 25 per cento

Non è un momento fortunato per l’olio siciliano: oltre alle notizie di cronaca, come il caso del prodotto tunisino sbarcato a Palermo nei mesi passati, anche le previsioni sulla produzione locale non lasciano molto spazio all’ottimismo.

La tutela dell’olio di qualità. A rivelare le prime stime sulla stagione di raccolta appena conclusa è la Coldiretti, una delle associazioni di categoria maggiormente impegnate nella tutela delle produzioni di eccellenza del nostro Paese; vale la pena ricordare che esattamente un anno fa il segretario di Coldiretti Vincenzo Gesmundo è stato nominato vicepresidente di Filiera Italia, la cordata che “tutela la vera distintività e l’eccellenza della produzione agroalimentare italiana” e che vede tra i protagonisti anche importanti aziende produttrici di olio.

Raccolta 2018 in calo in Sicilia. Per quanto riguarda il presente e il futuro immediato dell’olio siciliano, però, le notizie sono come dicevamo poco rassicuranti, almeno riguardo alla quantità. Le previsioni di Coldiretti Sicilia, elaborate su dati Ismea, parlano di un calo del 25 per cento su base annua per la produzione di olio di oliva in Sicilia, con alcune zone dell’isola in cui si segnala un crollo superiore addirittura al 50 per cento, in modo particolare nella fascia che va da Palermo a Messina. Allo stesso tempo lievitano i costi per l’olio, con un rincaro medio di circa il 20 per cento per il prezzo delle produzioni d’eccellenza.

Le cause del crollo. Le spiegazioni per questa situazione critica sono molteplici, e in modo specifico l’associazione degli agricoltori cita come concause la siccità, la mosca olearia che ha devastato le coltivazioni e la pioggia verificatasi durante la fioritura, che insieme hanno ridimensionato pesantemente i raccolti. A tutto questo va aggiunto un fenomeno fisiologico, il calo dettato dall’exploit che invece si era registrato l’anno scorso: negli ultimi sei anni, la produzione siciliana nel settore oleario ha registrato alti e bassi, con un picco negativo toccato nel 2016 (appena 13 mila tonnellate) cui ha fatto seguito il boom dell’anno scorso, quando furono superate le 52 mila tonnellate.

L’olio in Sicilia. Un dato, quello dell’anno scorso, che ha portato la regione al terzo posto assoluto in Italia per produzione di olio d’oliva, dietro solo a Puglia (lontanissima con 205 mila tonnellate) e Calabria (poco più di 71 mila); l’anno per così dire di “magra” era comunque atteso, ma le previsioni su questo 2018 sembrano essere ancora più negative per tutte le regioni del Mezzogiorno. È ancora la Coldiretti a segnalare come l’andamento della raccolta siciliana, e più in generale di quella italiana, si rifletta anche sulla produzione a livello mondiale, per la quale “si prevede un forte calo dell’8 per cento dei raccolti per una stima di poco più di 3 miliardi di chili”.

Solo la Spagna si rafforza. Tendenze simili di calo sono state segnalate anche per la produzione in Grecia, che dovrebbe chiudersi con circa 240 milioni di chili (meno 31 per cento rispetto al 2017) e in Tunisia, Paese che non dovrebbe superare i 120 milioni di chili (- 57 per cento), mentre il Portogallo è praticamente stabile a 130 milioni di chili. In controtendenza si denota solo la Spagna, che si conferma leader mondiale e riesce a garantire quest’anno circa 1,5-1,6 miliardi di chili, vale a dire oltre la metà della produzione mondiale, con un aumento del 23 per cento.

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