Cefalù, il dolce di oggi: «u pupu di zuccaru» per la festa di tutti i Santi e dei morti

«U pupi di zuccaru», in italiano «il pupo di zucchero», è uno dei dolci tipici della città di Cefalù ma anche del palermitano e della Sicilia. Come si prepara. Ingredienti: 2 kg di zucchero, 250 gr glucosio, 2 cucchiai di succo di limone, mezzo litro di acqua, colori alimentari vegetali a piacere e olio di mandorle. Preparazione: Versare in un tegame lo zucchero e farlo sciogliere con l’acqua. Portare il tutto ad ebollizione mescolando continuamente. Aggiungere quindi il succo di limone e il glucosio, e continuando a mescolare, lasciare sul fuoco fino a che immergendo una stecca di legno sulla punta si vedrà formare una grossa bolla. Togliere dal fuoco e fermare la cottura immergendo in acqua fredda. Intanto con l’olio di mandorle ungere degli stampini con le forme desiderare per i pupi e versarvi quindi il composto. Fare rassodare nel forno a circa 130° e non appena saranno sodi toglierli dal forno. Farli raffreddare e decorarli a piacere con i colori vegetali.

Per la prima volta questi pupi particolari sembra siano apparsi a Venezia nel 1574, quando, in occasione della visita di Enrico III, figlio di Caterina de’ Medici, il doge della città organizzò una maestosa cena. Per l’occasione i tavoli furono decorati con il nostro zucchero di canna, di cui un tempo eravamo i principali esportatori. Furono realizzate delle elaborate sculture, come una fontana con dei piccioni, il leone di San Marco, ed una donna a cavallo, che montava alla maniera virile, e che rappresentava Caterina de’ Medici. I nuovi dolci furono molto apprezzati. I marinai siciliani che si trovavano a Venezia decidono di portarli con loro nell’Isola. Nel palermitano vennero rimodellati con le fattezze dei paladini. Con il passare degli anni, questi pupi di zucchero, divennero il dono dei parenti defunti per i più piccini proprio nella ricorrenza della festa di tutti i Santi.

Come si svolgeva questo rito? Prima di andare a dormire i bambini mettevano sotto il letto un canestrino, e aspettavano che il morto o la morta di casa, a cui avevamo scritto una letterina, come si fa oggi con Babbo Natale, portasse i regali. I dolci erano il regalo che ricevevano. Di mattina, appena svegliati, andavano alla ricerca di questo cestino. La ricerca dei regali era una cosa fantastica. Trovato il cestino si andava tutti assieme al cimitero per ringraziare il morto che aveva portato i regali. Quel cimitero il 2 novembre si animava come a festa, perchè i bambini, nei vialetti, si scambiavamo i doni, e il giorno dei morti era una festa meravigliosa. Nel 1943 arrivarono gli americani, lentamente i morti persero la strada di casa e vennero sostituiti dell’albero di Natale. Oggi il 2 novembre non si trovano più i regali, i bambini non mettono più il cestino sotto il letto. Ciò non toglie che tutte le pasticcerie siciliane, per il 2 novembre, preparino quei dolci speciali che servivano una volta per il cestino dei bambini. E’ un modo per conservare comunque la memoria delle tradizioni.

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