Francesco Seggio e la poesia ritrovata

Sculture o grafiche, o poesie intorno ai canti del mondo agreste?
E´ tutta una veicolazione di linguaggi che ci porta e ci riporta ai valori delle nostre tradizioni campestri, ai significati e ai significanti di un mondo contadino che, tra spighe e canti, sotto il sole o la pioggia, con attrezzi semplici, chiedevano alla Terra di produrre il cibo che era, soprattutto, il nutrimento dei poveri ma era anche espressione dei valori di un mondo che, agli albori degli anni Cinquanta, cominciava a seguire i drappelli delle lotte agrarie di Campofiorito e Bisacquino con un Pio La Torre in testa, con le donne che issavano le bandiere e con la forza pubblica che sparava sulla folla armata solo di attrezzi da lavoro.
Potremmo pensare a Rosa Balistreri, ai suoi canti tra campi di grano, mentre mieteva sotto il sole; ma penserei soprattutto, guardando le foto intense di Seggio, a figure mitologiche e liriche, a Cerere innanzitutto, a quella divinità dei Campi presente in mostra che porta un bouquet di spighe e veste una mantiglia di sacco (in effetti una griglia sottilissima), che potrebbe essere una sposa in tutta la sua purezza incontaminata e che, comunque, in ogni caso, è l´espressione della madre, della donna, della casa, dell´approdo, di una Nausicaa ritrovata sulla sperduta isola dei Feaci.
E qua tutto si fonde e si confonde tra figure chagalliane (il viso sormontato da un gallo); guttusiane (l´uomo con la mazza); con elementi virginei di una primordialitá incontaminata dell´amore dove il bacio tra due donne è la ricerca di se stesse come se si guardassero allo specchio più che se si toccassero. “Noli me tangere” potrebbe essere il titolo di questo quadro, ai limiti dell´assurdo, ma certamente fluttuante nella sfera del poetico. Certe liriche di Saffo potrebbero esserne il superbo commento.
E poi l´uomo con la falce. Che dire?
Siamo nel mondo mitico della nostra Terra che dobbiamo veramente ritrovare nei suoi valori di poesia e di comunicazione; che dobbiamo prendere e riprendere con le nostre mani riappropriandoci di quel gusto che delizia il nostro palato ma anche le corde del nostro animo. Dobbiamo ritrovare la coralità dell´essere e del ridare musica a un mondo del silenzio.
Grazie, Francesco Seggio, per avercelo ricordato con questa mostra esposta a Lascari, presso lo Spazio Polifunzionale di via Leonardo da Vinci, fino a giovedì 22 novembre. Grazie per averci donato emozioni che ci nobilitano e che, forse, per una certa nostra disaffezione politico – sociale dal dibattito culturale, avevamo dimenticato.
Grazie all´amministrazione comunale di Lascari nella persona del suo sindaco, Pippo Abbate, del vicesindaco Marilena Amoroso e dei consiglieri Caterina Provenza e Salvo Ilardo, fine conoscitore del mondo artistico e dei valori che esso trasmette.

Teresa Triscari

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