Lido Poseidon processato per errore il figlio del titolare, rischia la condanna

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa a firma di Giovanni Cimino dal titolo: “Lido Poseidon processato per errore il figlio del titolare, rischia la condanna”. 

Come è emerso nella corposa arringa dell’avv. Giovanni Condello nel processo per il Lido Poseidon il Commissariato di Cefalù nel giugno 2014 segnala il Cimino Giovanni per presunti lavori abusivi presso la spiaggia di Cefalù perché erroneamente ritenuto destinatario di una ordinanza del Comune. 

Qualche giorno dopo il 17 giugno 2014 accortisi dell’errore che l’ordinanza era indirizzata al padre (Cimino Giuseppe) e solo notificata al figlio (Cimino Giovanni), dal Commissariato viene inviata una nota ad integrazione e modifica da cui “risulta invero in capo alla società Poseidon sas di Cimino Giuseppe”, e non al figlio.  Alcuni mesi dopo nel 2015 viene emesso un provvedimento di sequestro e non avendo provveduto alla cancellazione dal fascicolo del Cimino Giovanni (figlio), gli si attribuisce la figura di amministratore di fatto in concorso con il padre e altri per gli asseriti abusi. Ma l’errore non si ferma viene processato e come volevasi dimostrare nessuna prova emerge nel dibattimento. 

Durante l’arringa dell’Avv. Condello, il colpo di scena viene tirata fuori la sentenza del Giudice Dott. Stuppia emessa lo scorso ottobre dallo stesso Tribunale di Termini Imerese, non prodotta dall’accusa, con cui è stato assolto per la stessa vicenda il padre Cimino Giuseppe titolare del Lido. Ma inspiegabilmente, in uno stato di diritto, durante la requisitoria l’accusa che vuole fare del processo un “pilastro” per il procedimento denominato “spiagge libere” ha chiesto la condanna oltre il massimo della pena prevista.

Sulla Dott.ssa Camilleri che si troverà ad emettere la sentenza pende un ricorso in Cassazione in merito ad un contestato pregiudizio. D’altra parte come ricordato dal difensore durante l’arringa Cimino Giovanni aveva già subito nel processo “Spiagge Libere” un provvedimento ingiusto emesso da un intero Collegio del Tribunale Termitano dichiarato illegittimo dal Tribunale del Riesame di Palermo. Ciononostante la difesa auspica l’assoluzione per il proprio assistito, che in passato è stato al centro di numerose iniziative giudiziarie che si sono risolte con assoluzione piena, ma non manca un filo di preoccupazione che questo calvario possa continuare.

La preoccupazione va a tanti cittadini innocenti, perchè con questa paradossale vicenda potrebbe essere affermato il principio secondo cui un cittadino che viene processato per errore invece di essere “assolto d’ufficio” rischia di essere condannato e proseguire chissà per quanto tempo una inutile e dannosa via crucis, per dimostrare alla fine un errore ab origine. Riponiamo, come sempre fatto, piena fiducia nella giustizia in attesa dell’udienza per il verdetto fissata per il 12 febbraio. 

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