I medici del Belgio chiedono di processare i genitori che hanno allevato i loro figli come vegani. A fare scattare la richiesta alcune morti di bimbi vegani nelle scuole, negli asili e negli ospedali. Secondo il Telegraph che riporta la notizia si stima che il 3% dei bambini belgi sia costretto a seguire una dieta rigorosa, che esclude qualsiasi prodotto animale, compresi latticini e uova. A prendere posizione anche la Royal Academy of Medicine del Belgio che giovedì ha fatto conoscere un parere legale. E’ la prima volta che un’autorità sanitaria prende posizione sul veganismo nel paese.
Alla base di tutto, per la sanità belga, c’è il fatto che non è etico sottoporre i bambini alla dieta perché non include proteine animali e aminoacidi vitali che possono aiutare la crescita e prevenire problemi di salute. «Dobbiamo spiegare ai genitori prima di costringerli – ha spiegato al Telegraph il professor Georges Casimir, che ha guidato la commissione che ha scritto il rapporto – ma non possiamo più tollerare questo pericolo». Preciso quanto scrive l’opinione legale della Royal Academy of Medicine: «Questo regime restrittivo richiede un monitoraggio continuo dei bambini per evitare carenze e ritardi di crescita spesso irreversibili. Non è adatto ai bambini non ancora nati, ai bambini, agli adolescenti e alle donne in gravidanza e in allattamento. Non è raccomandato dal punto di vista medico. E’ vietato sottoporre un bambino, specialmente durante periodi di rapida crescita, a una dieta potenzialmente destabilizzante, che richiede frequenti integrazioni e controllo».
Il parere è stato pubblicato su richiesta di Bernard Devos, un funzionario del governo regionale responsabile per i diritti e la protezione dei bambini a Bruxelles e nella regione francofona della Vallonia. Devos ha chiesto il parere dopo che alcuni bambini sono morti nelle scuole, negli asili e negli ospedali, secondo quanto riportato dal quotidiano belga Le Soir. Per lui sarebbe più facile separare il bambino dai genitori che insistono a fargli seguire la dieta restrittiva. Un regime così rigido di nutrizione si qualificherebbe, a livello legale, come «non assistenza a una persona in pericolo». Un crimine che comporta, in Belgio, una condanna fino a due anni di carcere.