Le proteine della soia sono utili per abbassare il colesterolo e, quindi, ridurre il rischio cuore? A questa conclusione è arrivata una vastissima meta-analisi di 47 trial clinici condotti sull’argomento, pubblicata sul Journal of the American Heart Association e diretta da esperti dell’Università di Toronto proprio mentre la Food and Drug Administration statunitense sta decidendo se attribuire a questi prodotti il ‘riconoscimento’ di sostanze salutari e cardioprotettive. Ma è proprio vero? Mentre alcune prove continuano a suggerire una relazione tra proteine di soia e un ridotto rischio di malattie cardiache, la totalità delle prove scientifiche attualmente disponibili mette in dubbio la certezza di questa relazione.
La soia fa bene al cuore se hai i batteri giusti
Non è detto che fare scorpacciate di latte di soia, miso e tofu ci aiuti davvero a proteggere il cuore: questi alimenti determinano effetti benefici solo nelle persone che hanno i batteri “giusti” nell’intestino, capaci cioè di digerire i micronutrienti chiamati isoflavoni trasformandoli in equolo, una molecola preziosa per la salute cardiovascolare e non solo. Lo ha dimostrato uno studio dell’Università di Pittsburgh, del 2017, pubblicato sul British Journal of Nutrition. «È stato dimostrato da tempo – spiega l’epidemiologo Akira Sekikawa – che gli isoflavoni prevengono la formazione di placche nelle arterie nelle scimmie e sono associati a una minore incidenza di malattie cardiovascolari nelle persone che vivono nei Paesi asiatici. Quello che ci ha invece sorpreso è che un ampio studio sugli isoflavoni condotto negli Stati Uniti non ha rilevato alcun effetto benefico sulle persone dei Paesi occidentali. Ora sappiamo perché questo accade». La risposta sta proprio nella molecola di equolo. La producono il 50-60% degli asiatici, mentre solo il 20-30% degli occidentali ci riesce. I ricercatori lo hanno capito analizzando il sangue di 272 uomini giapponesi tra i 40 e i 49 anni. Escludendo altri fattori di rischio come l’ipertensione, il fumo e l’obesità, è emerso che le persone in grado di produrre equolo hanno il 90% in meno di probabilità di sviluppare una calcificazione delle arterie coronarie, una condizione che apre la strada alle malattie cardiovascolari.
Soia e cuore: la dichiarazione della Food and Drug Administration
Non c’è una correlazione tra il consumo di soia e i benefici per l’attività cardiovascolare. Così, in sintesi la presa di posizione della FDA americana. La soia è un legume dei più coltivati, sia per l’alimentazione umana sia per quella animale, in particolare per quelli di allevamento. La soia è ricca di isoflavoni che si pensava potessero svolgere una attività di riduzione dei rischi cardiovascolari. Insomma, dopo anni di annunci e promozioni, sorgono dubbi sugli effetti benefici della soia per l’attività cardiovascolare che aveva indotto molti consumatori a farne uso esagerato. La Food and Drug Administration è l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici.
Il 30 novembre 2017 ha emesso ila seguente comunicato. «Per la prima volta, abbiamo ritenuto necessario proporre una norma per la revoca di un’indicazione sulla salute poiché numerosi studi pubblicati dopo che la richiesta era stata autorizzata nel 1999 hanno presentato risultati contraddittori sulla relazione tra proteine della soia e malattie cardiache. Mentre alcune prove continuano a suggerire una relazione tra proteine di soia e un ridotto rischio di malattie cardiache, la totalità delle prove scientifiche attualmente disponibili mette in dubbio la certezza di questa relazione. La nostra revisione di tali prove ci ha portato a concludere che la relazione tra proteine di soia e malattie cardiache non soddisfa il rigoroso standard per un’indicazione sulla salute autorizzata dalla FDA. L’agenzia intende consentire l’uso di un’indicazione sulla salute qualificata, purché vi siano prove sufficienti a sostegno di un legame tra consumo di proteine di soia e un ridotto rischio di malattie cardiache».