Mangiare la mela a fine pasto fa bene o male al diabete? Alcuni sostengono che mangiare la frutta subito dopo il pranzo o la cena non è una buona abitudine perché, fermentando, potrebbe causare gonfiore o rallentare la digestione. Altri sostengono, invece, che la frutta dopo i pasti è utile perché grazie al suo contenuto di sali minerali, vitamine e fibre aiuta a regolarizzare alcune funzioni del nostro organismo. Chi ha ragione? «Consumare la mela a fine pasto – dice Luca Piretta medico nutrizionista di Melarossa – è utile soprattutto alle persone che desiderano ridurre la velocità di assorbimento di zuccheri e grassi, perché questo frutto, essendo ricco di fibre e in particolare di pectina, ha il potere di stimolare alcuni enzimi che contribuiscono a regolare l’assorbimento degli zuccheri, tenendo sotto controllo la glicemia: una virtù che rende la mela amica di chi soffre di diabete». Una mela al giorno, infatti, abbassa la glicemia e il colesterolo. Lo conferma una recente revisione, pubblicata su Food and Function. Il consumo di mele e pere riduce il rischio di diabete di tipo 2 e per ogni porzione in più di mele consumata alla settimana il rischio si riduce del 3%.
Perché mangiare la mela con la buccia? Nella buccia delle mele sono contenute le vitamine ma anche la quercetina, una sostanza antiossidante che protegge la memoria ed entra in gioco per alleviare eventuali problemi respiratori. L’acido ursolico, contenuto proprio nelle bucce delle mele, secondo una ricerca statunitense, aumenterebbe la massa muscolare. Questo stesso acido aiuterebbe a bruciare le calorie in eccesso, favorendo il dimagrimento e riducendo il rischio di obesità. Nella buccia delle mele sono contenute delle sostanze considerate antitumorali. Si tratta dei triterpenoidi. Secondo uno studio condotto dalla Cornell University inibiscono o uccidono le cellule tumorali in colture di laboratorio soprattutto quelle che si sviluppano in fegato, colon e seno. In altre parole mangiare una mela al giorno toglie il medico di torno. Il consiglio comunque è di lavare la mela ad evitare brutte sorprese.
Quale frutta può mangiare il diabetico? Il consiglio arriva dal sito www.angolodeldibatico.it. Le fragole contengono soltanto 5 grammi di zuccheri per 100 grammi di prodotto e supportano il miglioramento della sensibilità dell’organismo all’insulina. Arance e limoni sono i “reali” della tavola del diabetico, specialmente per chi ha il tipo Mellito 2. I mirtilli hanno un basso contenuto di zuccheri e il loro consumo regolare supporta la regolazione dei livelli di zucchero nel sangue. Le ciliegie contengono antociani che sono noti per la loro capacità di ridurre la glicemia. Le prugne nere sono di supporto nel controllo del livello di zucchero nel sangue. Il guava possiede un’alta concentrazione di fibre alimentari. utili per la gestione dei livelli di zucchero nel sangue. Il kiwi ha una correlazione tra il suo consumo ed un miglior controllo dei livelli di zucchero nel sangue. Le mele sono ricche di fibre solubili e contengono pectina che contribuisce all’eliminazione di scorie nocive per il nostro organismo e sembrerebbero in grado di ridurre il fabbisogno di insulina dei diabetici fino al 35%. L’avocado ha un elevato contenuto di fibre e grassi monoinsaturi che aiutano a stabilizzare la glicemia. Le pere sono frutti a ridotto contenuto di calorie e carboidrati e, difatti, hanno un indice glicemico di 38, considerato basso. Sono particolarmente benefiche per le persone che hanno il diabete di tipo 2 perché aiutano a migliorare la sensibilità all’insulina. Il pompelmo ha un indice glicemico inferiore a 25. Contiene naringenina che aumenta la sensibilità del corpo all’insulina e aiuta anche a mantenere un peso normale.