«L’attualità di Rosario Livatino è sorprendente, perché coglie i segni di quel che sarebbe emerso con maggiore evidenza nei decenni seguenti, non soltanto in Italia, cioè la giustificazione dello sconfinamento del giudice in ambiti non propri, soprattutto nelle materie dei cosiddetti ‘nuovi dirittì, con sentenze che sembrano preoccupate di esaudire desideri sempre nuovi, disancorati da ogni limite oggettivo». Lo ha detto papa Francesco nell’udienza in Vaticano ai membri del Centro Studi “Rosario Livatino”, in occasione del convegno nazionale sul tema “Magistratura in crisi. Percorsi per ritrovare la giustizia».
«Il tema che avete scelto per il convegno di oggi – ha sottolineato il Pontefice – si inserisce in questo solco, e chiama in causa una crisi del potere giudiziario che non è superficiale ma ha radici profonde. Anche su questo versante, Livatino ha testimoniato quanto la virtù naturale della giustizia esiga di essere esercitata con sapienza e con umiltà, avendo sempre presente la “dignità trascendente dell’uomo”, che rimanda “alla sua natura, alla sua innata capacità di distinguere il bene dal male, a quella “bussola” inscritta nei nostri cuori e che Dio ha impresso nell’universo creato».