Cade un altro falso stereotipo: i meridionali sono ‘tutti’ mafiosi, mentre il Nord è laborioso ed immune da ogni forma di criminalità organizzata. Le ultime inchieste dimostrano, invece, che il fenomeno mafioso è diffuso su tutto il territorio nazionale
Il Presidente della Regione Valle d’Aosta, Antonio Fosson, si è dimesso. La motivazione è l’avviso di garanzia ricevuto ‘per scambio elettorale politico mafioso’. L’inchiesta risale al 2018. L’ipotesi degli inquirenti è il condizionamento operato dalla ‘ndrangheta nelle elezioni regionali in Valle d’Aosta. Anche due assessori ed un consigliere, indagati per voto di scambio, hanno annunciato le dimissioni. Ferma restando la presunta estraneità degli indagati sugli illeciti a loro contestati dalla Dda, è ormai accertato il fatto che il fenomeno mafioso non è più, se mai lo è stato, una prerogativa delle Regioni del Sud. Per decenni si è ritenuto che la ‘mafiosità’ fosse un tratto caratteristico di siciliani, calabresi e campani. Invece, no. La Mafia, la Camorra e la ‘Ndrangheta sono organizzazioni criminali radicate anche nelle Regioni centro-settentrionali. Le inchieste su Roma capitale, sulle organizzazioni ‘ndranghetiste e mafiose in Lombardia e Piemonte ed in diversi altri comuni del Nord Italia, dimostrano che il fenomeno mafioso è diffuso in tutto il territorio nazionale.
Secondo alcuni questa proliferazione sarebbe la logica conseguenza del ‘soggiorno obbligato’ previsto da una legge del 1956. In realtà, ‘la criminalità organizzata cresce e si radicalizza dove c’è ricchezza e denaro, creando, in quei territori collusioni con la politica e l’economia legale’. Aver ipotizzato, pertanto, che il Centro ed il Nord del Paese ne fossero immuni era solo colpevole ignoranza. Ed oggi continuare a ripetere che la criminalità organizzata nelle Regioni settentrionali non c’è non solo è falso, ma ricorda le affermazioni mendaci fatte per decenni dai politici meridionali collusi o affiliati con la Mafia o la ‘Ndrangheta. La‘sceneggiata’ si ripete. Non si vuole vedere, sentire, parlare. Ma tutto questo, oggi come lo era allora, è fallace ed illusorio per chi lo sostiene.
Ecco cosa ha dichiarato nel novembre del 2017 a ilfattoquotidiano.it il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo, Roberto Scarpinato: ‘Milano è il posto giusto per parlare di Mafia perché le mafie di nuova generazione hanno scelto i territori del Centro-nord per dare vita a un nuovo modo di operare, quello di ridurre la minimo la violenza e cavalcare la cultura e la logica degli affari. Questo nuovo versante non è ancora stato capito in profondità e aprire un faro di riflessione è importante’.
Fonti: ilfattoquotidiano.it e rivistapaginauno.it