Il Presepe dell’Infinito si trova esposto nell’atrio vescovile di Piazza Duomo ed è stato realizzato dagli studenti del Liceo artistico guidati dal prof. Emilio Triolo. Simboleggia l’Infinito nel quale si specchia l’umanità travagliata dal dramma di chi è costretto a lasciare la propria terra e dal tensione di chi, invece, lo deve accogliere. Un dramma ed una tensione che nel Presepe dell’Infinito sono raffigurati dai due colori dominanti: il rosso della regalità e il bianco dell’innocenza.
«In questo Presepe – commenta il prof. Emilio Triolo – abbiamo voluto racchiudere la tensione che si vive oggi nel Mediterraneo dove tanta gente muore alla ricerca della libertà e molte altre persone non riescono ad aprire le loro porte a quanti vi bussano». E così nel presepe il rosso simboleggia il fuoco che porta dentro l’immigrato ma anche il sangue che è costretto a versare sulla strada della libertà e la forza d’animo con la quale lascia la propria terra alla ricerca di un futuro migliore. Il bianco, invece, simboleggia la luce verso la quale l’immigrato si dirige per trovare la libertà e vivere la gioia.
A squarciare queste due dimensioni è la nascita di Gesù che nel presepe dell’Infinito è raffigurata da una capanna assai particolare dove nasce il Dio Bambino. E’ una capanna che si erge verso il cielo che finisce per sovrastare il bianco e il rosso dell’umanità. E così di fronte alla nascita di Gesù quest’umanità travagliata dal dramma dell’immigrazione finisce per creare una sorta di coperta con la quale avvolgere la Natività. La sola realtà che da duemila anni offre la vera spiegazione alla vita dell’uomo e quelle sue dimensioni non sempre chiare.