Riceviamo e pubblichiamo un comunicato a firma del consiglieri comunali Jessica Barranco e Carmelo Greco sulla vicenda dell’ospedale Giglio che in sede di consiglio comunale ha visto i due consigliere comunali astenersi sul documenti finale. «In un momento storico così brutto e convulso come quello che stiamo vivendo, una problematica così delicata e che riguarda l’intera comunità non può essere affrontata e risolta con monologhi o con lettere ufficiali inviate a tutto il mondo. La pandemia impone delle scelte veloci e sicure, ma la velocità, secondo il nostro modo di agire, non può prescindere dal dialogo e dal confronto con tutte le Istituzioni coinvolte. Perché la conferenza dei Capigruppo non ha ritenuto necessario prevedere la presenza del Presidente della Fondazione Giglio, dott. Albano, in Consiglio Comunale? Perché il Consiglio Comunale non ha voluto ascoltarlo, sebbene questi si fosse reso disponibile? Perché al Consiglio Comunale e, quindi, all’intera cittadinanza non è stata data la possibilità di sapere cosa sta mettendo in atto la Fondazione Giglio per garantire il rispetto delle misure di sicurezza necessarie? Perché un Consiglio Comunale deve votare a priori e a prescindere?
Perché firmare un documento che, alla luce anche dei lavori d’aula, richiedeva ulteriori integrazioni e approfondimenti? Perché non è stata messa al voto la sospensione dei lavori del Consiglio, come da noi richiesto?
Non ci interessa inviare le note alla Procura della Repubblica, ci interessa che sia fatta velocemente luce sulla sicurezza o meno del nostro ospedale nel remoto caso in cui sia necessario attivare il reparto Covid. Perché non si palesa a tutti che il reparto di Cefalù verrebbe attivato solo in “terza istanza”, cioè, solo nel caso in cui nella nostra Regione l’emergenza assumesse i caratteri di pandemia? L’Ospedale di Cefalù sarebbe uno degli ultimi presidi ad essere attivati, una sorta di ultima spiaggia!
Il nostro desiderio di conoscere e di sapere ha spinto ieri uno di noi, il consigliere Barranco, a recarsi personalmente in Ospedale: con grande disponibilità da parte della Fondazione, ha potuto soddisfare i suoi dubbi, ha ottenuto risposte a tutte le sue domande, (qualcuno dice di non avere ricevuto risposte dalla Fondazione, sarebbe corretto palesare tali dinieghi). Non siamo medici, non siamo esperti in materia, ma abbiamo deciso di capire e stiamo continuando a farlo.
Se il nostro Ospedale non è sicuro, noi per primi siamo disposti a fare le barricate, se il nostro Ospedale è sicuro abbiamo il dovere di favorire la cura del malato Covid, che non è un estraneo, non è altro rispetto a noi, ma potrebbe essere chiunque di noi o il nostro affetto più grande. La nostra scelta impopolare è una scelta consapevole su un argomento delicato che non può subire speculazioni politiche. Non si può bloccare un processo senza conoscerne le peculiarità. La cura dei malati non può e non deve essere strumentalizzata da nessuno.
Difenderemo la salute pubblica in tutte le sedi e senza necessità alcuna di visibilità».